1999

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Era il 1999.

Non la voglio buttare sulla nostalgia anche perché, specie in rete, ha francamente stancato. La Serie A ha vissuto e vive un calo netto di qualità e 18 anni fa c’erano le cosiddette Sette Sorelle: un’esagerazione mediatica da un certo punto di vista, però qualità e capacità di spesa infinite sul mercato.

Eccoci: 1999-2017.

18 anni son passati e Juventus-Milan – la sfida più equilibrata che io ricordi, come rivalità sul campo e non solo a livello di sfottò, striscioni e quant’altro – è diventata una sfida tra una grande e una ex grande.

Ieri sera, polemiche e moviole a parte, si è vista solo una squadra in campo: 24 tiri contro 6, 11-2 per quanto riguarda le conclusioni sullo specchio. Poco Milan, non pervenuto: pareggi che sarebbe stato stretto ai bianconeri.

Bianconeri che, a differenza di quanto si sarebbe potuto pensare, sono rimasti sempre sul pezzo: vuoi la qualificazione ai quarti di Champions in ghiaccio e l’assillo Porto praticamente inesistente, vuoi la rivalità col Milan che, complici i veleni, mai si è sopita.

Rivalità e veleni, ci siamo: non ce ne siamo fatti mancare nemmeno ieri. Zapata su Dybala: l’aggancio è netto e manca il rigore. Che arriva all’ultimo, anzi ben oltre l’ultimo minuto: rigore dubbio è un eufemismo e vi lascio immaginare il resto. Polemiche, accuse di cattiva fede: la solita minestra.

Ma torno su ciò che mi interessa, perché da questo venerdì sera di Serie A qualcosa di buono lo voglio tirar fuori: rivalità e 1999.

Abbiamo ritrovato una partita vera, giocata sino all’ultimo, come fosse una finale. E non c’era granché in palio: sì la rincorsa di Roma e Napoli (ma è vera pressione? Sesto scudetto consecutivo praticamente già cucito sul petto dei bianconeri) e sì la corsa all’Europa ma sono obiettivi che non convincono. Ieri Juventus e Milan volevano il risultato per un motivo solo: sono rivali, da sempre. Ed è qui che le applaudo: hanno riacceso un campionato altrimenti tempio della noia, con qualunque grande e pseudo tale in grado di fare goleada nelle province un tempo sabbie mobili del nostro calcio, nella stagione delle retrocessioni in ghiaccio già in febbraio e della corsa scudetto più scarsa di sempre.

Juventus e Milan si “odiano” da sempre e sempre lo faranno.

Come accadeva nel 1999, anno di grazia per i rossoneri non tanto e non solo perché Alberto Zaccheroni vi conquistava uno dei titoli più incredibili e sorprendenti della storia. Ma soprattutto perché vi nasceva Gianluigi Donnarumma.

8 in pagella sulla Gazzetta, 9 parate e parecchi miracoli: se il Milan è restato in corsa sino a quel rigore lo deve tutto a lui. Solo a lui.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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