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L’Olimpia Milano riparte dalla Coppa Italia.

Ne ha messa un’altra in bacheca, in continuità con quella conquistata al Forum nel 2016; questa volta è stata Rimini, scelta per l’edizione 2017, a ospitare una Final Eight ricca di spunti e molto tirata, sino alla finalissima contro Sassari.

Che quella tra milanesi e sassaresi sia una rivalità recente è verità oggettiva; mai la Dinamo, infatti, potrà vantare storia e palmarès della società più titolata d’Italia.

Eppure, negli ultimi anni, le due avversarie sono lì, a battersi per un trofeo dopo l’altro, non senza le polemiche del caso. Da un lato, la vox populi della pallacanestro italiano rinfaccia a Milano i tanti investimenti e i pochi trofei; dall’altra il triplete domestico di Sassari del 2015 è stato sminuito per lo scarso utilizzo di giocatori italiani e per un gioco – quello dell’allora coach Meo Sacchetti – poco adatto all’occhio dell’esteta.

Ora è passata tanta acqua sotto i ponti e mancano molti dei protagonisti di quei playoff. Per esempio, né Banchi né Sacchetti guidano più Olimpia e Dinamo; Hackett e Gentile, croce e delizia delle scarpette rosse in periodi diversi, hanno portato altrove la loro pallacanestro (Olympiakos e Panathinaikos) e Sanders – uno dei Giganti biancoblu del primo storico scudetto del basket sardo – ha cambiato casacca, passando proprio al club di Giorgio Armani.
Jasmin Repeša, che in carriera ha vissuto e retto la pressione di piazze importanti e ben abituate come, tra le altre, Fortitudo, Treviso e Málaga, ha cercato di cambiare la cultura di una squadra in passato collezione di “figurine” e raramente gruppo compatto. Non sempre il gioco è riuscito eppure – pur nell’innegabile superiorità economica rispetto alla concorrenza – Milano è campione d’Italia e ha vinto per il secondo anno consecutivo la coppa nazionale.

Manca ancora, è vero, il salto europeo: ultimo posto in un’Eurolega che ormai è un campionato a parte, con 16 squadre in un girone unico. Ma anche lì: conta contro chi giochi e, spesso, si affrontano realtà più e meglio organizzate.
È da questo che l’Olimpia, carica per il successo in Coppa Italia, deve partire: ricaricare le pile per ritrovare un po’ di fiducia a livello continentale; continuare a essere la più forte del campionato, non solo a sentircisi. Tenere a bada le avversarie in campo non tanto e non solo per il vantaggio di un’eventuale bella in casa in finale scudetto, ma proprio per dire: ci siamo, siamo i più forti.

Gli schiaffi in Europa, alla lunga, gioveranno.

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