Basket, Serie A – Milano troppo lunga, una coriacea Bologna cede 87-72

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È il derby d’Italia: sfida che non vale più lo scudetto, ma oggi “solo” due punti necessari a entrambe (a Milano per restare in testa, a Bologna per scrollarsi dal fondo della classifica). Bravi i ragazzi di Valli a riaprire la partita nel terzo periodo, ma l’assenza di Ray e la panchina corta consegnano una vittoria anche troppo larga al talento di Gentile e compagni: il punteggio finale dice 87-72.

Alla consegna dei quintetti, Milano non dà sorprese: Simon sesto uomo di lusso, anche Cinciarini è in panchina (con la maschera a proteggere il setto), entrerà a partita in corso. Al quintetto milanese, Lafayette-Gentile-Cerella-Macvan-Barac, Bologna risponde con Gaddy-Williams-Fontecchio-Mazzola-Pittman: ancora priva di Ray (infortunato, ne avrà ancora per almeno un paio di settimane), dalla panchina usciranno Vitali e Odom.

La partenza della Virtus è quella di una squadra che morde in difesa, e in attacco si sente calda: conquistata la palla a due, subito 8 punti di Penny Williams (giocatore già a rischio-taglio) per il parziale di 2-9 nei primi tre minuti; Milano si aggrappa a Mačvan, autore di 4 dei primi 6 punti dell’Armani. Con la prima girandola dei cambi, Valli è presto costretto a chiamare timeout: difesa incerta e attacco confusionario, 0-8 il parziale e sorpasso milanese dopo 8 minuti, con Mačvan a punire la zona bolognese: una Milano che è stata anche a -9 chiude il primo quarto in vantaggio, 22-19.

Panchina infinita per Milano, troppo corta per Bologna: la prima metà del secondo quarto mostra potenzialità e limiti dell’una e dell’altra, con la zona emiliana che viene punita a turno da Simon, Gentile e Hummel. A niente serve il secondo timeout chiamato da Valli: tripla di Hummel, tripla di Simon, davanti ci si pesta i piedi giocando troppo vicini e Milano scappa a +13. In chiusura, c’è tempo per una tripla di Fontecchio e un centro di Cuccarolo, dall’angolo, con l’aiuto del tabellone, per il 46-37 che dice di una partita difficile, ma non ancora chiusa.

Se a metà partita Bologna aveva ricucito lo svantaggio entro i dieci punti, l’avvio del terzo periodo vede subito un 5-0 grazie a una tripla di Gentile e un canestro di Mačvan, con Milano a ristabilire subito la distanza; Bologna staziona sempre attorno ai 10 punti di distanza, ma i buoni segnàli da Gaddy in penetrazione, di Pittman come presenza sotto canestro, e di Michele Vitali in entrambe le metà campo (5 punti e 3 assist in 5 minuti) riescono a riportarla a contatto: 1-7 negli ultimi minuti, 62-57 sulla sirena.

Ultimo quarto: Cinciarini subito in campo, incredibilmente senza maschera protettiva; buona circolazione di palla per la Virtus, Gaddy e Odom ricuciono fino al -1 (64-63). Milano reagisce con McLean, finché Gentile non va fino in fondo per il 71-63, e McLean schiaccia per il +10: Bologna prova ancora con la zona, ma non c’è niente da fare. La Virtus difende fino all’ultimo, più come segnale che come reale convinzione: all’ultima sirena, Milano vince per 0-0.

Per Milano, immarcabile Krunoslav Simon (25 punti, 6/8 da tre), decisivi anche McLean (15 punti, 6 falli subiti) e Gentile (17 punti col 50% dal campo, ma sempre decisivo nel rilanciare i suoi); per Bologna, buoni segnali da parte di Vitali (12 punti, 4 rimbalzi, 3 assist) e un Pittman (16 punti e 7 falli subiti, ma anche 6 perse) che sembra recuperato; troppo poco da Fontecchio (5 punti) e un Mazzola (5) reduce dalla propria miglior prestazione in carriera.

EA7 EMPORIO ARMANI MILANO-OBIETTIVO LAVORO BOLOGNA 87-72 (22-19, 46-37, 62-57)
EA7 Emporio Armani Milano: Amato 2, Barać 2, Cerella 0, Cinciarini 2, Gentile 17, Hummel 9, Jenkins 1, Lafayette 2, Mačvan 12, Magro 0, McLean 15, Simon 25. All.: Repeša.
Obiettivo Lavoro Bologna: Cuccarolo 2, Fabiani 0, Fontecchio 5, Gaddy 9, Mazzola 5, Odom 10, Oxilia 0, Pittman 16, Vitali 12, Williams 13. All.: Valli.
Arbitri: Martolini, Sardella e Quarta.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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