Moratti e i pesci del Naviglio

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La prima pagina della rosea, questa mattina, conteneva un’indiscrezione da terremoto: Massimo Moratti starebbe preparando il suo ritorno all’Inter, a capo di una cordata di capitali, comprendente l’amico di sempre Marco Tronchetti Provera, l’ex presidente Ernesto Pellegrini e altri capitali provenienti da fondi ed investitori anglo-americani. Si ipotizzava anche il suggestivo ricorso all’azionariato popolare. Il tutto, naturalmente, con l’accordo della proprietà attuale. Entusiasta la reazione, sempre secondo la “Gazzetta dello Sport”, da parte dei tifosi interisti; il sondaggio on line (alle h. 16.30, mentre scriviamo queste righe) dice che il 79,5 % dei partecipanti vedrebbe di buon occhio il ritorno del “Presidente” sul ponte di comando della Beneamata. Questa l’indiscrezione giornalistica. Puntuale, secondo il copione di questi casi, la smentita dell’ex proprietario: “Sostengo Erick Thohir e spero che faccia bene, ci sono i presupposti perché questo avvenga, si sta sacrificando moltissimo“. A questa, si sono aggiunte le smentite degli altri interessati.

C’era un tempo nel quale i tifosi nerazzurri definivano i dirimpettai “gonzi“, perché pronti a credere ad ogni notizia diffusa dalla Società rossonera, amplificata ad arte dalla macchina di comunicazione targata Mediaset. Vedendo tanti voti entusiasti al sondaggio del noto giornale sportivo milanese, viene da pensare che nel Naviglio nuotino tanti altri tipi di pesci, e molti non di fede milanista. Tuttavia, siamo inquilini degli stadi (e di quello di San Siro in particolare) da un numero di lustri tale per sapere che le categorie della tifoseria sono trasversali, ed è tipico, specialmente nei momenti bui, cercare nel cambio di proprietà (con conseguente afflusso di entusiasmo e nuovi capitali) una soluzione ai mali della propria squadra del cuore. L’esperienza, prima della scienza, ci hanno insegnato che il DNA del tifoso è lo stesso, e così la passione, che affratella quando è sana, genuina e rispettosa dell’avversario e dei principi dello sport.

Nel merito, appare in invece evidente, almeno al tifoso smaliziato e più pragmatico, al netto delle smentite degli interessati, di come tale ipotesi sia fuori da ogni logica, sia sportiva che economica. La nuova proprietà non ha mai promesso che avrebbe vinto subito. Ha fatto capire (quello si, da subito) che l’Inter doveva correre con le sue gambe. L’idea è (e resta) quella di aprirsi a nuovi mercati, specialmente in Asia. I conti (secondo stime di Calcio e Finanza), dicono che nel 2014 i ricavi (al netto di plusvalenze e prestiti), sono ammontati a 159,17 milioni di euro. Nel 2015, basandosi sui prospetti dei bond della società, gli esperti ipotizzano che i ricavi potrebbero salire a 197 milioni di euro, arrivando a 189,2 nel 2016. L’attivo di bilancio del 2014 è stato di 33,186 (grazie però alle plusvalenze del riassetto societario), con un gap reale tra costi e ricavi di 100 milioni. Nel 2015 si attende un passivo di 43,9 milioni, che i vertici societari si augurano possa scendere a 33,6 nel 2016. Moratti e i suoi amici  potevano presentarsi con soldi veri? E l’azionariato popolare, mai decollato in Italia? Che garanzie concrete può dare?

Il progetto sportivo, affidato a Roberto Mancini, resta di medio periodo. Il tifoso smaliziato era consapevole che una squadra, creata da un allenatore con un sistema di gioco differente, difficilmente avrebbe iniziato una marcia trionfale. Il tifoso pragmatico a Mancini chiedeva una cosa: di farsi garante, con i giocatori di alto livello oggetto del desiderio nerazzurro, di prospettive di prim’ordine. Mancini lo ha fatto (sono arrivati giocatori di nome nella sessione invernale di mercato). L’allenatore dovrà essere supportato, quest’estate, da una campagna acquisti e rinnovi idonea (ed è nei programmi societari). Ci si aspettava qualcosa di più a livello di risultati: ma è anche vero che mancano, nella rosa, giocatori di personalità forte, che possano incarnare il tradizionale spirito societario e trasferire in campo la grinta dell’allenatore. Alcuni (Guarín, Icardi, anche altri) potrebbero diventarlo, ma per ora non lo sono (per serrare i ranghi è servito l’intervento dalla scrivania di Zanetti).

Non crediamo, francamente, che un’improbabile (nei fatti) presidenza Moratti potrebbe, nell’immediato, fare di meglio. I progetti, per essere credibili, devono essere concreti. Sennò, sono solo bricioline di pane gettate nel Naviglio, a beneficio dei pesci che ci nuotano dentro.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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