Gastaldello saluta la Sampdoria: “Uscirò a testa alta, Bologna una scelta per la famiglia”

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GENOVA – Con una lunga conferenza stampa, Daniele Gastaldello ha dato il suo addio alla Sampdoria e al mondo blucerchiato. Mondo in cui il difensore Padovano è entrato quasi 8 anni fa da semi-sconosciuto e da cui oggi si congeda da capitano. In questi giorni non si contano gli attestati di stima nei suoi confronti di tutto l’ambiente, alla persona ancor prima che al calciatore.

“È stata una scelta difficile – dichiara l’ormai ex capitano nella sala stampa di Bogliasco – ma ho dato la priorità alla mia famiglia. Ho trovato una piazza importante e un progetto ambizioso: là vogliono fare le cose in grande e soprattutto mi avvicino a casa, come desideravo. Mi spiace lasciare i miei compagni a metà anno, non sono abituato a lasciare le cose a metà, ma sono molto legato alla mia famiglia e in questo momento la priorità sono i miei bambini. Nel calcio se lasci una cosa oggi non sai se ti ricapita da qui la mia decisione di andare. Questa squadra anche senza di me farà bene”.

Poche battute per liquidare chi collega la scelta del n. 28 ai soldi (“Che me ne sono pure tolti”) o alla perdita del posto da titolare fisso in questa stagione: “Le panchine? Non c’entrano – taglia corto – Ho vissuto un anno da Champions e uno da retrocessione: si fa presto a rovinare quanto di buono, per cui non voglio certo mettere zizzania, è giusto che questa scelta non rovini quanto di buono c’è alla Samp. Non serve dire che è stata la società, il mister o cos’altro, è stata una decisione mia, come quella di tanti anni fa di venire qui e non andare al Genoa. Una scelta giusta”.

La conferenza di addio diventa l’occasione per ricordare i tanti momenti indimenticabili passati in blucerchiato:  “Come momento più bello ne metto due alla pari –  risponde ai giornalisti –  penso che la partita contro il Napoli per la Champions (stagione 2009-2010, anno in cui la Sampdoria ha raggiunto il 4° posto e la qualificazione ai preliminari di Champions League ndr)  sia stata bella, la fine di un campionato eccezionale; ma personalmente credo che la doppietta col Varese (che nella stagione 2011-2012 ha riportato la Samp in Serie A dopo un anno in B ndr) e la Serie A siano state bellissime. Una prova di squadra, di gruppo in una stagione straordinaria. Il più brutto, beh, potete immaginarlo”.

Si riferisce probabilmente alla traumatica retrocessione del 2010-2011, dalla quale però “è nato qualcosa”:  “Sono orgoglioso di questo gruppo, di averne fatto parte e di averlo costruito. Ai miei compagni ho detto che devono essere orgogliosi di farne parte e di difenderlo da chiunque possa rovinarlo. Io credo alla Samp in Europa, non so dirlo con certezza, ma questa squadra si giocherà tanto sino alla fine, perché c’è voglia di andare sino in fondo, di raggiungere l’obiettivo”.

Insomma, dopo i giorni dell’entusiasmo per l’arrivo di Eto’o, oggi in casa Sampdoria è il tempo della nostalgia per un pezzo di storia che se ne va.

Luca Lottero
Luca Lottero
Nato negli anni della grande Samp, appena un anno dopo lo scudetto targato Vialli&Mancini. Laureato in Scienze politiche all'università di Genova, ama scrivere di calcio e di politica.

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