Sydney, il giardino di casa dell’Australia

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Australia’s home ground, più o meno “il giardino di casa dell’Australia”. Così recita il motto dell’ANZ Stadium (secondo lo sponsor), o meglio, dello Stadium Australia, lo stadio principale della nazione, che ospiterà domani la finale della Coppa d’Asia 2015, fra Corea del Sud e Australia.

Saranno 16 anni a marzo prossimo dal completamento dei lavori di questa struttura, costruita per i Giochi Olimpici del 2000, che, fin da subito, aveva tracciato una nuova “visione” nella progettazione di impianti multi-funzionali. Da una nazione (continente) ricca di cultura sportiva – e di sport tanto diversi tra loro quanto radicati con le tradizioni – arrivava una svolta definitiva e un chiaro esempio da seguire per chiunque avesse voluto, in futuro, accollarsi l’organizzazione di eventi di questo tipo.

Il progetto risale al 1993 (se facciamo un parallelo con l’Europa, in quell’anno veniva progettato lo Stade de France di Parigi, unico esempio di “futuro” vero e proprio alle nostre latitudini, ma pensato solo per il calcio e il rugby – meglio invece soprassedere sulla situazione locale italiana nello stesso arco temporale) e lo Stadium Australia viene poi costruito fra il 1996 e il 1999. Inizialmente poteva accomodare circa 115.000 spettatori ma, terminati i Giochi Olimpici, venne subito dato il via alla seconda fase – già prevista – di “riconfigurazione” delle gradinate, con l’inserimento di settori mobili (proprio come allo Stade de France) che permettono di avvicinare o allontanare facilmente le prime file di tribune, a seconda che il campo di gioco utilizzato sia rettangolare – 84.000 posti per calcio e rugby – oppure ovale – 82.500 posti per cricket e calcio australiano – vedi video a fondo articolo.

Stadium Australia Sydney notte PP

Sì, perché proprio qui sta la vera qualità di questo impianto, uno “stadio nazionale” di grandi dimensioni, moderno e confortevole, pensato – fin da subito, vent’anni fa – per poter ospitare tutti e 4 gli sport più importanti praticati in Australia, di fatto senza alcuna modifica davvero evidente di volta in volta. Uno stadio che, fino a oggi, ha visto disputare test match della Nazionale di rugby e partite dell’Australia di calcio, amichevoli internazionali con LA Galaxy e Manchester United, test match internazionali di cricket e, addirittura, lo Speedway Grand Prix of Australia nel 2002, con il terreno di gioco trasformato per l’occasione in una pista motociclistica (la pagina Wikipedia dedicata sarà molto più esaustiva nell’elenco completo degli eventi che hanno avuto luogo finora nell’impianto).

Domani, quindi, si scrive un nuovo capitolo nella storia dello Stadium Australia, una struttura che, forse, per noi europei sembra impossibile da realizzare ma che, proprio per la sua multifunzionalità, è così adatto al luogo in cui si trova: il simbolo migliore di un popolo che ama gli sport, li pratica, li segue con passione, e ha una cultura sportiva aperta e di alto livello. Ecco, soprattutto per queste ultime caratteristiche, probabilmente, alle nostre latitudini uno stadio così è quasi impossibile, almeno per ora.

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Per saperne di più:

    • Going for gold, da Cities Today, sull’impatto e le possibilità di sviluppo economico futuro dei “parchi olimpici”, con un paragrafo sullo Stadium Australia (in lingua inglese).
    • archistadia, per una gallery sull’impianto.
    • qui sotto, un video che mostra in 2 minuti la trasformazione dell’impianto da terreno di gioco ovale a rettangolare.
Antonio Cunazza
Antonio Cunazza
Torinese, classe 1983. Da piccolo voleva vedere Wembley e il Maracanã, gli manca ancora il secondo. Toro e Arsenal nel cuore, sta fra un tackle di Gilberto Silva e Tony Adams che chiama il fuorigioco.

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