La bomboletta “miracolosa” conquista (quasi) tutti

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Non ci sono dubbi che tra i protagonisti di questi Mondiali 2014 in Brasile ci siano stati grandi giocatori come Neymar (il Brasile è ancora in corsa, ma per lui il Mondiale è finito), Pogba e James Rodríguez; e ce ne siano di altrettanto grandi (per esempio Messi, Müller e Robben) ancora in corsa per sollevare la coppa.

Ma non si può negare che ci sia un’altra stella che, a differenza dei giocatori, è presente a ogni partita. Stiamo parlando della bomboletta spray con cui gli arbitri segnano la distanza regolamentare della barriera su ogni calcio di punizione “potenzialmente pericoloso”: dopo aver contato i passi, gli arbitri procedono a tracciare una riga orizzontale per delimitare la distanza dalla palla entro cui dovranno restare gli uomini in barriera.

Dentro la ormai celebre bomboletta vi è una miscela di acqua, gas butano, isopropano, propano e una sostanza emulsionante. Quest’ultima serve per fare la schiuma, che resta visibile per circa un minuto e svanisce (trasformandosi in vapore) entro tre minuti.

Inventato nel 2002 da Pablo Silva, lo spray ci mise un po’ a diffondersi. Bisognerà aspettare il 17 settembre 2008 perché venga utilizzato per la prima volta in un campionato ufficiale: precisamente durante Los Andes-Chacarita Juniors, partita valida per la B Nacional argentina. Da quel momento in poi l’ascesa è immediata, e la Confederación sudamericana de Fútbol, dopo aver incontrato Silva, decise di introdurlo in Copa Sudamericana e in Copa Libertadores. Nel 2011 sempre la CONMEBOL impone l’utilizzo dello spray in tutte le sue competizioni, inclusa la Coppa America 2011 in Argentina.

Ma la svolta definitiva si ha nel 2013, quando Blatter e la FIFA decidono di introdurre la bomboletta nel Mondiale Under 20 e nel Mondiale per Club in Marocco. Vengono tenuti dei corsi agli arbitri per introdurli alla nuova pratica e il suo utilizzo è un successo assoluto.

Si arriva così ai Mondiali 2014, in cui la bomboletta spray viene utilizzata ed elogiata da tutti gli addetti ai lavori. Il tempo perso per calciare una punizione diminuisce da 48 a 20 secondi, e inoltre si hanno meno proteste e questo giova, ovviamente, anche allo spettacolo offerto ai tifosi.

Tuttavia non sono mancate le critiche per questa novità. Marcello Nicchi, il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, si era espresso così riguardo a essa: Sono quelle cose spettacolari che, però, servono a niente. In Italia ne farei volentieri a meno, sarebbe una cosa ridicola, anche perché, come avete modo di vedere anche voi con il mezzo televisivo, nel nostro campionato le distanze sulle punizioni sono tutte ben collocate. A che serve? Ci mancherebbe anche l’arbitro che va in giro con la bomboletta in tasca. La ritengo un’ulteriore sciocchezza”.

È sicuramente opinabile il fatto che nel nostro campionato le distanze della barriere sulle punizioni siano tutte ben collocate; inoltre è stato evidente in più di un’occasione che spesso vi siano delle ingenti perdite di tempo prima del procedere dell’azione.

Sembra però che, dopo averne visto l’utilizzo ai Mondiali in Brasile, Nicchi abbia ora cambiato idea e infatti, intervistato sull’argomento, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ero perplesso, ma devo ammettere che ai Mondiali sta funzionando. Stiamo valutando la possibilità di introdurlo anche nei nostri campionati”.

Sarebbe positivo poter vedere già le bombolette in azione nella prossima edizione della Serie A (e magari anche Serie B e Lega Pro), sicuramente si vedrebbero meno proteste e più giocatori che rispetterebbero il regolamento. Sperando di accogliere in autunno lo spray nel campionato nostrano, continuiamo a goderci le sue “gesta” durante questo Mondiale, in cui lo vedremo ancora all’opera durante le semifinali, la finale terzo/quarto posto e la finale.

Riccardo Bozzano
Riccardo Bozzano
Nato a Genova, dove vive attualmente. Ama molti sport tra cui basket, calcio, football americano e tennis. Segue il calcio italiano, europeo e sudamericano, con una forte passione per il campionato argentino.

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