Il Lugano e l’Europa: aveva ragione Pier Tami

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Vincere e, in contemporanea, avere la notizia dell’eliminazione: una serata in chiaroscuro, quella europea del Lugano, ieri sera. Al di là del fatto che, per chiudere il cerchio, manca ancora la partita di Bucarest, tra due settimane, si può già iniziare a fare un bilancio di questa campagna europea dei ticinesi. Ci vengono da dire due cose, su questo tema: la prima è che Pierluigi Tami aveva ragione, e la seconda che la squadra elvetica ha tratto, da questa competizione, una serie di esperienze positive che non potranno che essere utili nel prosieguo di una stagione che (meglio non dimenticarlo) nasconde ancora tante insidie, oltre che interessanti prospettive.

Si, Tami aveva ragione, il giorno del sorteggio. Il tecnico aveva evidenziato come la mancanza d’esperienza internazionale potesse essere un gap con le altre compagini del girone, forse non di prima fascia, ma tutte con alle spalle una storia recente nelle competizioni internazionali e, soprattutto, con diversi giocatori che vestono la maglia delle proprie nazionali. E questa cosa si è vista proprio confrontando l’atteggiamento dei bianconeri nella serata di ieri (che i ticinesi hanno gestito con piglio ed esperienza) rispetto all’esordio in terra israeliana.

La squadra, in questi mesi, è cresciuta, soprattutto a livello di mentalità. Forse non tutti saranno d’accordo, ma secondo noi questo Lugano, a livello di gioco, sta facendo meglio di quello scoppiettante della primavera scorsa, che viveva (anche e soprattutto) degli spunti individuali di due giocatori di categoria superiore come Alioski e Sadiku.

Intendiamoci: un finalizzatore come l’albanese farebbe comodo anche oggi, e non è un caso che, a fine partita, un sempre attento Nicolò Casolini abbia posto a Tami la domanda su un possibile “regalo di Natale” da parte della società in tal senso: quello della prima punta è, probabilmente, il ruolo scoperto in rosa. Il tecnico originario di Clusone, nella bergamasca, ovviamente, ha glissato. Però, è fuori discussione che, andando a vedere le partite di questa prima fase di stagione, tante situazioni sarebbero potute finire diversamente, con un uomo d’area.

Va dato atto, comunque, alla società di averci provato (l’accordo con Marco Schneuwly era a un passo), e che uomini con queste caratteristiche, e alla portata finanziaria dei ticinesi, sono difficili da reperire sul mercato. Resta la carta Manicone, del quale si dice un gran bene: e non è detto che, dopo la sosta, possa accadere qualcosa. A volte ci chiediamo se i buoni rapporti con la Juventus non avrebbero potuto portare uno come Margiotta (attualmente al Losanna) sulle rive del Ceresio. Ma sono cose che, nel calcio, sono all’ordine del giorno.

Bilancio positivo, quindi, a nostro parere, al netto di una partita ancora da giocare. Il Lugano ha ben figurato, in una condizione di oggettiva difficoltà logistica, costretto a giocare oltre Gottardo le partite casalinghe, in uno stadio bellissimo ma desolatamente vuoto. C’è il piccolo rimpianto di quei minuti decisivi della partita casalinga con la Steaua quando, grazie all’esperienza, i romeni hanno capovolto a loro favore la situazione: ma anche quell’episodio è stato occasione di crescita per una squadra che, in fondo, per una buona parte dei propri elementi, sino a tre stagioni fa giocava nella serie cadetta del campionato svizzero.

Ora, si guarda al futuro, che si declina in campionato e Coppa svizzera. Domenica, sulle rive del Ceresio, sarà di scena la capolista Young Boys, eliminata anch’essa ieri sera dall’Europa League, dopo una prestazione forse non brillantissima, ma grintosa. Giovedì sera, invece, sarà la volta della Coppa, con il GCZ terzo in classifca da incontrare a Cornaredo. Due impegni difficili, facenti parte di un ciclo di partite che si chiuderà, a Thun, a metà dicembre.

Ci vorranno grinta e, soprattutto, piedi per terra. La squadra è in un buon momento dal punto di vista fisico, ma non dovrà perdere la concentrazione e la voglia: due caratteristiche che hanno fatto la differenza, in queste ultime settimane. A Natale, poi, Renzetti tirerà la riga per il primo bilancio stagionale; e sarà importante mantenere la testa sulle spalle, avendo ben chiari limiti e possibilità di una squadra che nuota in un torneo equlibrato e, quindi, del tutto imprevedibile.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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