Lugano: aspettative e speranze della stagione in avvio

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Domani, a Lucerna, alle 16, prenderà il via la ricca e appassionante stagione 2017/18 del Lugano: tre competizioni da disputare (campionato, Coppa, Europa League), dieci mesi di partite (al netto della sosta invernale), tante emozioni da regalarsi e da regalare ai tifosi. Ma come si presenta il FC Lugano ad appassionati e addetti ai lavori? La squadra, come è stato detto in più occasioni dal tecnico Pier Tami, è ancora in costruzione: manca un nuovo innesto in attacco, e tutti gli elementi, vecchi e nuovi, non sono ancora al top. Tuttavia, ed è bene ricordarlo, si tratta di un problema che riguarda anche tutte le altre compagni elvetiche.

Il precampionato bianconero ha mostrato luci e ombre. La squadra ha ben fatto contro avversarie di livello inferiore, mentre ha mostrato deficit di forma (e di gioco) contrapposta a Milan e Chievo (ma, in fondo, ci poteva stare). La cosa ha creato qualche apprensione, non tanto ai tifosi (che guardano con ottimismo e, soprattutto con concretezza, a una stagione che dovrà regalare una tranquilla permanenza nella massima serie), ma in seno al club. La sensazione, vivendo l’ambiente e parlando un po’ con gli addetti ai lavori, e che ci sia una sorta di “nostalgia” del vecchio allenatore Tramezzani (ora al Sion, come sappiamo). Basta leggere qualche giornale locale e vedere qualche sito: l’ex tecnico bianconero è stato intervistato, se ne parla spesso (anche se non sempre in termini positivi, visto le polemiche legate anche e soprattutto all’aggressiva campagna acquisti del vallesani, che hanno sottratto ai bianconeri numerosi obbiettivi). Di sicuro, il timore è che, in questa stagione, non si riesca a ricreare quel clima “magico” che portato i sottocenerini a raggiungere risultati assolutamente impensabili a febbraio.

La realtà, è quella di una squadra che ha perso qualcosa, soprattutto davanti: Alioski e Sadiku non solo facevano reparto da soli, ma (soprattutto il centravanti albanese) erano in grado di risolvere le partite con colpi isolati. Oggi, in assenza di questi due elementi (capaci, in un campionato come quello svizzero, di fare la differenza), la situazione si è un po’ complicata. Fermo restando che Junior, lo scorso anno, quando è stato schierato, ha fatto vedere buone cose, e che anche Marzouk, a Chiasso, ha mostrato colpi davvero rari, a queste latitudini, la sensazione è che difficilmente si potrà giocare come lo scorso anno, ottenendo gli stessi risultati.

Tami, ieri, nella prima conferenza stampa prepartita, è stato chiaro: “Sono qua da un mese: siamo pronti per quel che si può essere pronti nel calcio d’estate dopo quattro settimane di lavoro. E ce n’è ancora tanto da fare: penso, per esempio, al recupero di alcuni giocatori che hanno cominciato la stagione da infortunati. La squadra sta acquisendo una sua fisionomia, che non è quella della passata stagione, perché non è il sistema di gioco uguale che ti dà gli stessi risultati. Ci sono giocatori diversi con caratteristiche diverse però dobbiamo sicuramente anche crescere. Elementi come Piccinocchi non sono ancora al livello che vogliamo. Queste prime tre partite (Lucerna, San Gallo e Zurigo) serviranno anche per vedere giocatori di punta di questa squadra raggiungere una condizione psico-fisica adeguta.”

In conclusione, ci vorrà ancora qualche settimana per avere le idee più chiare. La cosa senz’altro positiva è che alcuni dei giocatori che hanno fatto bene lo scorso anno sono rimasti: capitan Sabbatini, Mariani, i difensori centrali Sulmoni e Golemić, un laterale esperto come Mihailović, Črnigoj e Vécsei, che danno chili e muscoli indispensabili in mezzo al campo. Serviranno, ora, molta pazienza e lungimiranza: la squadra, in fondo, non ha un organico inferiore, sulla carta, a molte altre. Soprattutto, bisognerà evitare di guardare, con troppa nostalgia (o desiderio di rivalsa) oltre Novena: Paolo Tramezzani farà la sua stagione, ha fatto le sue scelte. Probabilmente, ha ragione ed è sincero quando dice che porterà sempre, nel suo cuore, la cavalcata della scorsa primavera alla guida dei ticinesi. Ora, si volta pagina: c’è uno staff tecnico di livello, tanta serietà e voglia di fare, e una dirigenza consapevole di quello che serve. Quindi, si parte: più avanti si “tirerà la riga.”

 

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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