ESCLUSIVA – Terry Campese: “Mi sto preparando alla Rugby League World Cup. Girone duro, ma l’Italia ce la può fare”

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Nell’immaginario collettivo del rugby italiano, il cognome Campese rimanda subito a David, tre quarti ala dell’Australia, capace di mettere insieme 101 presenze in maglia Wallabies nonostante nell’era pre pro si giocassero molti meno test.
Nativo di Queanbeyan, figlio degli italiani Gianantonio and Joan Campese, David passò anche per il campionato italiano, con una parentesi al Petrarca Padova (1984-88) e un’altra all’Amatori Milano tra il 1988 e il 1993. L’uomo del goose-step (passo dell’oca), autentico innovatore dell’ovale in entrambi gli emisferi, specialmente considerando che non si era ancora arrivati al professionismo.

Ma al professionismo ci era arrivato, e da parecchio, il rugby league, l’altro ‘codice’ del mondo ovale. Qui, con 2 giocatori in meno, fasi statiche ridotte e meno ‘respiro’, ecco che il cognome Campese si è fatto strada grazie a Terry, nipote del famoso David e anch’egli giocatore molto popolare presso il pubblico australiano. 1 presenza con i Kangaroos, 2 col Prime Minister XIII (la nazionale ‘A’ dell’Australia) e 1 con New South Wales, Campo si è distinto soprattutto a livello di club – come Five-eighth e Halfback – con la maglia dei Canberra Raiders tra il 2004 e il 2014.
La sua squadra del cuore (Queanbeyan, 37 mila abitanti, dista solo 15 chilometri da Canberra) ma soprattutto l’ex squadra di Mal Meninga, la leggenda: un pubblico ben abituato, difficile da accontentare eppure soddisfatto da 10 anni ad alto livello, 139 presenze e oltre 300 punti.

Brian King / Per concessione KingsPix e FIRL

Passato per il campionato inglese (Hull KR, 2015–16), Terry decise già nel 2013 di onorare le origini familiari del padre e della famiglia e di indossare la casacca azzurra alla Coppa del Mondo, ma dovette rinunciare per un infortunio.
Questa volta invece nemmeno il ritiro dal league che conta – dopo l’esperienza in Super League è tornato ai Queanbeyan Blues come allenatore/giocatore – sembra poterlo fermare: ha preso parte, dirigendo le operazioni in mediana e facendo la differenza con la sua visione di gioco, alle qualificazioni iridate lo scorso autunno a Belgrado (14-62 alla Serbia), Monza (14-20 dal Galles) e Leigh (76-0 alla Russia e premio di Man of the Match) e farà di tutto per convincere il ct Cameron Ciraldo e i suoi assistenti Anthony Minichiello e Kelly Rolleston a inserirlo nella lista dei convocati alla Rugby League World Cup di questo autunno (26 ottobre/2 dicembre).

La sensazione è che quando il livello si alza a un mediano con la competenza e il talento di Campese non si possa rinunciare. Per questo lo abbiamo intervistato, nel pieno della stagione dei Blues, a poco più di 100 giorni dal Mondiale.

Ciao Terry. Ti stai preparando per la Coppa del Mondo? 
Sì, mi preparo per il Mondiale, giocando con i Queanbeyan Blues. Sarò pronto a scendere in campo e dare il mio contributo se convocato, come spero. 

Per gentile concessione Federazione Italiana Rugby League

Hai giocato per la Nazionale lo scorso autunno, dopo esserci stato molto vicino nel 2013. Cosa significa per te rappresentare l’Italia? 
Sai, è stata una bella esperienza giocare le qualificazioni mondiali. Mi sono trovato bene in ritiro coi ragazzi e abbiamo fatto davvero gruppo. Rappresentare l’Italia è per me soprattutto un onore, essendo mio padre nato lì e avendone lui sempre parlato con trasporto. 

Quali sono le tue radici italiane? 
Come detto, mio padre è nato in Italia, per poi trasferirsi a Queanbeyan, in Australia. La maggior parte dei suoi fratelli e delle sue sorelle tuttavia rimasero in Italia, nel nord est vicino Verona. Abbiamo passato un paio di settimane in quella zona in visita, quando ho giocato in Inghilterra. 

Di sicuro, rispetto alle qualificazioni, il livello si alza quando si passa alla Coppa del Mondo. Pensi che possiamo pensare ai quarti? 
Nel rugby league tutto è possibile. Sicuramente l’Italia ha un gruppo difficile (Figi, Stati Uniti e l’incrocio con l’Irlanda dal gruppo C) ma sono sicuro che, quando servirà, lo staff tecnico avrà fra le mani una squadra pronta a giocarsela. 

Tra i giocatori dell’Italia, chi può spiccare secondo te? 
Difficile esprimersi prima delle convocazioni. Ma i nomi più ovvi sono quelli di James Tedesco e Paul Vaughan; c’è da dire che entrambi sono così forti e stanno giocando così bene che potrebbero essere considerati anche dalla nazionale australiana. 

10 novembre, Figi-Italia al Canberra Stadium sarebbe per te un modo per salutare ancora una volta i tuoi tifosi di sempre. Ti senti ancora un Raider?
È la squadra che ho tifato sin da bambino, ci sono cresciuto. Ho così tanti bei ricordi dei mio periodo con la maglia di Canberra e ci sono ancora diversi miei buoni amici in rosa. Devo comunque dire che mi son trovato bene anche durante la mia militanza in Inghilterra (Hull KR, ndr) e che mi piace il mio ruolo attuale con i Queanbeyan Blues. Mi piace lavorare con i ragazzi e c’è davvero tanto talento in squadra: vorrei un giorno vedere qualcuno di questi giocatori giocare a livello più alti. Mi piacerebbe poi continuare ad allenare, magari a livello professionistico se dovesse arrivare questa possibilità in futuro. 

Ti manca la NRL? 
No, nel senso che tuttora lavoro per la lega come ambasciatore del rugby league: amo rappresentare e portare avanti il nostro bellissimo sport. La NRL sta facendo tante ottime cose per la comunità e farne parte e dare una mano mi rende felice. 

In Italia, il cognome Campese fa pensare al rugby union più che al rugby league. Cosa pensi si potrebbe fare per far appassionare gli italiani a questo sport? 
Il modo migliore per incoraggiare le persone a seguire il rugby league è semplicemente portarle alle partite. È un gioco bellissimo da vedere: una volta viste le partite e seguita la Coppa del Mondo, i tifosi verranno. 

Chi pensi sarà la stella della Rugby League World Cup? 
Beh, Cameron Smith ha dimostrato pochi giorni fa nello State of Origin di poter essere tuttora la stella assoluta. Del resto gioca in un ruolo che io considero il più importante nel gioco e lo ha dominato per più di dieci anni. 

N.B.: per facilitare la diffusione internazionale del contenuto, pubblichiamo di seguito il testo in inglese dell’intervista.

Hi Terry. Are you preparing for the World Cup?
Yes I am preparing for the world cup by playing for the Queanbeyan Blues.  If hopefully I am picked and I will be ready to play.

You played Int football for Italy last Autumn, but you had come very close to it in 2013. What does it mean for you to represent the country?
It was a great experience playing in the qualifiers I enjoyed camp and we all got along really well, it’s a great honor to represent Italy: my pop was born there and always talked fondly of Italy.

Tell me something about your family’s roots in Italy…
My pop was born in Italy and moved to Queanbeyan. The majority of his brothers and sisters remained in Italy: they are from North Italy, near Verona. While we were playing in the UK we spent a few weeks in that area.

World Cup games are more difficult than Qualifiers. Do you think we have chance to get to the QF?
Anything is possible in Rugby League Italy have a tough pool but I am sure the coaching staff will have the team ready to go come game time.

Name an Italian International who will surprise at the World Cup.
It’s hard until the side is picked but the two obvious choices are Tedesco and Vaughan but both of these players have all I think are playing so well that they will be in contention to make the Australian side. 

Playing in Canberra at the RLWC could mean having a farewell with the Raiders’ fans. Do you still feel a Raider?
It’s the team I grew up loving and I have many fond memories of my time in green and still have some good mates playing in the team but in saying that I enjoyed my time in the Uk and I am loving my role with the Queanbeyan Blues at the moment.  I enjoy working the boys and there is a lot of talent there and I would really like to see some of these guys go on to play at a higher level.  I would love to continue coaching professionally if I ever have the opportunity. 

Do you miss the NRL?
I am working for the NRL as an ambassador of the game and I love representing our great game.  The NRL are doing some wonderful things in the community and I enjoy being a part of that. 

In Italy, your surname is more famous for rugby union than rl. How can the Azzurri make people like rugby league?
The best way to encourage more people to follow rl is to get people to the games the game of rl is great to watch and I think if more people got to the games and watched the world cup then the fans will follow. 

Who do you see as the star player of the tournament?
Cameron Smith just proved in Origin that he will be the player to watch. He plays the position that I think is the most important in the game and he has dominated this position for over a decade.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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