Canada 2015, finale: una leggendaria Carli Lloyd guida gli Stati Uniti al titolo mondiale, Giappone demolito 5-2

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Per la terza volta nella loro storia, gli Stati Uniti sono campioni del Mondo a livello di calcio femminile. È un titolo meritato, per il calcio espresso nel corso dell’intera manifestazione e per il dominio di una finale mai in bilico. Se il 17 luglio di 4 anni fa, a Francoforte, il Giappone aveva stupito tutti piegando gli USA ai calci di rigore, la vendetta è un piatto che va servito…Con calma, a più riprese: 2-1 il 9 agosto 2012 nel match per l’oro olimpico davanti agli 80 mila di Wembley, 6-2 ieri. Sempre USA-Giappone, in una rivalità ormai storica: hanno vinto le americane, grazie a un primo quarto d’ora da urlo e alla sapiente gestione nel resto dell’incontro.

Eroina della serata, dopo la doppietta nella finale olimpica tre anni or sono, Carli Lloyd, veterana classe 1982, autentica vagabonda delle squadre di club nordamericane: dal 1999 a oggi ha cambiato 9 volte casacca, con la costante però di quella della nazionale. Indossata oltre 200 volte, dal debutto nel luglio 2005 contro l’Ucraina sino ai trionfi a cinque cerchi e al titolo iridato: col riconoscimento di migliore in campo, e un pallone d’oro FIFA già lì ad aspettare. Non da sola ma mettendoci tanto di suo, Lloyd ha demolito il Giappone: gol al 3′, 5′ e 16′ e sfida presto ampiamente indirizzata, anche grazie alla rete di Holiday al 14′. Povero Giappone, punito per ogni singolo errore individuale, ingenuo nelle marcature sui calci piazzati, certo sorpreso dalla veemenza americana: come strapotere ed efficacia offensiva, ha ricordato il primo tempo della Germania nella semifinale di Brasile 2014, solo con maggiore celerità.

Foto U.S. Soccer
Foto U.S. Soccer

Dal 4-0 in poi partita surreale, difficile anche da raccontare: agli States usciva ogni singola giocata, alle giapponesi no. Non solo le campionesse del mondo (ancora per poco) faticavano a prendere campo, ma negli occhi tradivano la paura non tanto di perdere, ma proprio di prendere l’imbarcata: brava allora Ōgimi ad accorciare le distanze al 27′, brave le ragazze di Norio Sasaki a non perdere la testa e a restare sul pezzo.

Tolto il pensiero di un ritorno di fiamma giapponese (sarebbe servito forse almeno un 4-2 prima dell’intervallo), la ripresa ha visto gli Stati Uniti nuovamente padroni del campo: tutto un giocare in attesa del triplice fischio, con le standing ovation per Rapinoe, Heath e Morgan, sostituite da O’Hara, Wambach e Rampone, la veterana 40enne da oltre 300 presenze internazionali: lei campionessa iridata già nel 1999, lei ponte tra la vecchia e la nuova generazione.

Il titolo mondiale, con la ciliegina sulla torta del gol di Heath al 54′ (5-2, poco dopo l’autorete di Johnston) è l’emblema del successo del calcio femminile USA e il giusto premio a un gruppo di ragazze capaci di battere in 6 giorni le campionesse d’Europa e del Mondo: è il trionfo di una nazione che, quando si tratta di soccer, alle grandi competizioni estive ci tiene da morire. Tanto da riempire stadi (anche nel vicino Canada), piazze e bar: forse perché non lo dà per scontato, forse perché ama il sapore del trionfo nello sport più diffuso al mondo.

USA-GIAPPONE 5-2 (4-1)
USA (4-4-2): Solo; Krieger, Johnston, Sauerbrunn, Klingenberg; Heath (79′ Wambach), Holiday, Brian, Rapinoe (61′ O’Hara); Morgan (86′ Rampone), Lloyd. All. Jill Ellis
Giappone (4-4-2): Kaihori; Ariyoshi, Iwashimizu (33′ Sawa), Kumagai, Sameshima; Kawasumi (39′ Sugasawa), Utsugi, Sakaguchi, Miyama; Ohno (60′ Iwabuchi), Ōgimi. All. Norio Sasaki
Arbitro: Kateryna Monzul (Ucraina)
Marcatrici: 3′, 5′, 16′ Lloyd, 14′ Holiday (U), 27′ Ōgimi (G), 52′ aut. Johnston (G), 54′ Heath (U)
NoteAmmonite: Sawa, Iwabuchi (G). Spettatori: 53.341

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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