Messi e la leggenda: un omaggio ad uno dei più grandi di sempre

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Ci sarebbero molte cose di cui parlare: la sfida Milan-Juventus che continua ad infiammare il pallone nostrano, la crisi dell’Inter e il toto-allenatore che toglie il sonno (forse) a Moratti e tanto altro. Ma per fortuna il calcio è fatto anche di magie e di immagini sublimi e non solo di veleni e punzecchiature a cui siamo fin troppo abituati.

Il bello del calcio oggi si chiama Lionel Messi. Sue sono le più grandi giocate, suoi sono i gol più belli, suo è il calcio. La fotografia di ciò che di piacevole è racchiuso nello sport che tanto amiamo è nei piedi di questo ragazzo di soli 24 anni che continua ad ammaliare e ad incantare, continua a sfidare la storia e suoi stessi miti, le leggende a cui si ispira e a cui lo accostano da sempre. Meglio di Maradona? Non è ancora a quel livello? Chissà. Forse, anzi, probabilmente questa domanda non troverà mai una risposta. Troppo soggettive sono le visioni che ognuno di noi ha del calcio. Quel che conta però oggi è che Messi è il migliore, il più grande.

La sua è una sintesi di tecnica e di velocità, di armonia e di leggerezza, di correttezza e di classe infinita messa con umiltà altrettanto sconfinata al servizio della propria squadra. Diventare a 24 anni il più grande marcatore di sempre di una società come il Barcellona significa non essere un calciatore normale, uno dei tanti. Significa essere un fiore luminoso nel deserto, un atleta praticamente perfetto, sotto tutti i punti di vista, un’attrazione fatale e un sorriso pieno di ammirazione.

Ci sono tanti, forse troppi punti oscuri in questo sport. Tanti motivi per cui sarebbe meglio non guardarlo e uscire, via da questa passione così viscerale, via da quel rettangolo verde che tanto c’avvinghia a se’. Beh, Messi è colui che racchiude in se’ quasi tutte le ragioni per cui amiamo essere in catene di fronte a quel verde prato e per cui in esso cerchiamo più di un piacere.

Guardare quel folletto pieno di sublime genialità correre dietro quella palla dà un senso di gioia e di armonia. La sua forza è la facilità disarmante con cui riesce ogni volta a lasciare a bocca aperta chi rimane incantato dalle sue prodezze: ogni incontro, ogni partita e ogni sfida sono un’occasione per riconciliarci con il calcio, un’occasione per infilarci dentro uno slalom, un pallonetto o un tocco fatato.

Vero, Messi gioca in una squadra praticamente perfetta, una squadra che sta scrivendo pagine importanti di storia e che verrà ricordata come una delle più grandi e rivoluzionarie di sempre. Xavi, Iniesta, Piquè, Fabregas, Puyol, Daniel Alves, sono tutti nomi che sono leggenda, che costituiscono un meccanismo terribilmente efficace e meraviglioso allo stesso tempo, componenti di un’idea di calcio, di una filosofia vincente e unica. Ma tutti i più grandi hanno sempre contato sul supporto di compagni di squadra forti e importanti: il grande Pelè era la stella del Santos in cui giocavano grandissimi giocatori che hanno fatto la storia del calcio sudamericano; Maradona nell’epoca d’oro napoletana giocava con gente come Careca, Carnevale, Bagni, Ferrara; Van Basten era la punta di un diamante luminosissimo composto anche da Rijkaard, Gullit, Baresi, Costacurta, Maldini, Albertini e chi più ne ha più ne metta.

La grandezza di un grande campione sta nell’ esaltare la squadra e realizzarsi in essa: un connubio indissolubile in cui l’insieme aiuta il singolo e viceversa. Un grande solista stonato non serve ad un’orchestra. Serve un gran maestro capace di dirigere al meglio i suoi uomini e di incantare con melodie mai udite prima.

E’ stata la storia di tutti questi grandi campioni ed ora lo è per Lionel Messi. Certo epoche diverse, calcio diverso, stili e ruoli differenti; ma l’essenza è la stessa: racchiudere in quei piedi il significato puro del calcio, ovvero la magia di divertire e divertirsi. Tanti bambini inizieranno ad avvicinarsi a questo sport grazie a lui e tanti continuano a guardare le partite stupendosi sempre per le sue giocate.

Sapere che Messi fu respinto ai suoi albori da squadre italiane come Inter e  addirittura Como a causa  di fantomatici difetti fisici dovrebbe farci riflettere sul nostro movimento pallonaro, sulla nostra competenza e sul perché siamo anni luce indietro rispetto a certe filosofie, a certi modi di intendere il calcio e sul perché siamo troppo spesso costretti a guardare certi campioni da così lontano.

Meglio di Maradona? Di Pelè? Forse sì, forse no. Farci queste domande fino a qualche anno fa sembrava un’eresia al di fuori del mondo, oggi non lo è più. Merito di un fuoriclasse assoluto, merito di una sintesi di bellezza calcistica e di umiltà, merito di Lionel Messi, la pulce che incanta il mondo e che avrà per sempre il suo nome scolpito nella pietra della leggenda.

Marco Macca
Marco Macca
Vive a Formia (Latina) e studia Scienze della comunicazione a Roma. Collabora, oltre che con Mondopallone.it, con Calciomercato.it e con seriebnews.com.

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