Parkrun, il piacere di condividere la passione per la corsa

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Quando si parla di maratona il pensiero va allo strepitoso Eliud Kipchoge oppure ad Abele Bikila il corridore scalzo, mentre la prima gara che viene in mente alla maggior parte delle persone è senza dubbio la Maratona di New York. Il podismo però è un mondo ampio al cui interno sono presenti diverse realtà talvolta diverse tra loro. Con il tempo e tramite i social ci siamo accorti che in tanti hanno scelto di abbandonare il divano, infilarsi le scarpe da ginnastica e scendere in strada o al parco per la quotidiana sessione di corsa: atleti professionisti, semplici amatori, vip, politici. Alcuni si accontentano del singolo allenamento per mantenersi in forma, altri vanno oltre, seguono determinate tabelle di preparazione e poi la domenica comprano un pettorale con relativo chip per partecipare a una delle tante gare podistiche sparse sul territorio: non esistono solo i tanto decantati 42 km e 195 metri, si possono coprire distanze brevi come la 5 km oppure cimentarsi negli impegnativi 100 km del Passatore, gareggiare in strada, al parco o su percorsi totalmente in salita.

Ci sono poi quelli che hanno un appuntamento fisso il sabato mattina: il parkrun. Ci riferiamo a un fenomeno nato nel 2004 a Londra grazie a Paul Sinton-Hewitt; un’idea che nel tempo ha raggiunto diverse nazioni inclusa l’Italia e si sta radicando sempre di più. Con parkrun si identificano una serie di eventi gratuiti di corsa non competitiva della lunghezza di 5 km sparsi in diverse località, principalmente in parchi cittadini come la Caffarella a Roma o le Cascine a Firenze. Le modalità sono molto semplici: si parte tutti insieme, ognuno tiene il suo passo e all’arrivo si viene cronometrati. Non esistono vincitori, niente chip, trofei o medaglie, solamente una classifica a scopo statistico; qui si corre veramente per condividere il piacere della corsa, divertendosi e rispettando la città e la natura.

Per raccontare meglio lo spirito di questo movimento abbiamo contattato Jenny Stripe, una dei responsabili del Pineto parkrun, evento della zona nord di Roma. Pineto parkrun è uno tra i più attivi sui social e anche uno dei primi a ripartire in Italia.

Facciamo parte di una rete globale con quasi duemila eventi, alcuni molto più grandi di noi, ma tutti uniti dallo stesso spirito. Attualmente in Italia ne risultano in programma 18, ma alcuni sono ancora fermi per diversi motivi. Un paio inoltre dovrebbe partire per la prima volta. I nostri sono numeri più bassi rispetto alla realtà inglese dove hanno circa 800 eventi e oltre 50 di questi si svolgono a Londra. La cosa che mi ha sempre colpito però è che ogni gruppo ha un qualcosa di suo, un particolare che lo contraddistingue, eppure ti senti comunque subito a casa. Me lo riferiscono anche i turisti, che vengono in Italia e partecipano ai nostri Parkrun. Il format è identico e molto semplice, inoltre la distanza è alla portata di tutti: corrono atleti, bambini o persone che vogliono solo camminare.

Tutto risulta ben organizzato e sul sito ufficiale sono presenti tante statistiche a disposizione, dai tempi percorsi ai numeri di partecipazioni di ogni singola persona.

Di solito preferiamo non definirla come una gara. Ci sono un sacco di obiettivi personali, non solo quello di migliorare il proprio tempo. Si possono collezionare partecipazioni a eventi diversi e lo si può fare senza dover necessariamente correre, ma anche semplicemente aiutando come volontario. Un po’ come un videogioco.

Il parkun è totalmente gratuito e vive grazie all’aiuto di volontari che ne permettono il regolare svolgimento ogni sabato mattina. Come siete strutturati? 

Ci sono tre ruoli base fondamentali. Una persona si occupa di prendere i tempi, un’altra dà i codici a barre che vengono assegnati a fine corsa per determinare la posizione di arrivo. Questi codici vengono scansionati al cellulare da un terzo addetto, che li associa al parkcode personale (Un codice che viene scaricato dall’utente quando si registra al sito ufficiale) per permettere la creazione della classifica finale. Esiste poi la figura del run director il quale monitora in maniera globale l’evento. Alcune persone si posizionano lungo il percorso per incoraggiare i partecipanti e tenere d’occhio la situazione, infine c’è chi si occupa di chiudere la fila. Tra di noi c’è sempre uno che vuole provare tutti i ruoli oppure può capitare che non si possa correre per infortunio, però si venga lo stesso il sabato mattina per stare insieme e dare una mano.

Quest’ultimo aspetto dà l’idea di quanto sia forte questa comunità.

Parkrun è una famiglia. Proprio per questo motivo organizziamo eventi speciali nel giorno di natale e il primo dell’anno per festeggiare insieme. Molti turisti dicono che qui c’è un’atmosfera diversa rispetto all’Inghilterra, più intima, e rimangono volentieri per fare due chiacchiere con noi organizzatori. Di recente una signora ha anche scritto che fare parkrun è il modo migliore per cominciare la vacanza: lei è venuta qui, ha corso e poi dopo ha chiesto consigli su cosa vedere o dove mangiare (Qui il testo integrale della lettera).

Un’altra particolarità di parkrun è il restare a fine corsa tutti insieme. In alcuni eventi ci si organizza portando da mangiare o da bere e si fa una sorta di piccolo banchetto.

Esatto. Adesso è tutto gestito da un framework legato al Covid che descrive le modalità per evitare il troppo contatto fisico. Di recente c’è stata data di nuovo la possibilità di poter portare qualcosa da mangiare. Qui al Pineto abbiamo Salvatore il nostro chef; ogni settimana porta una torta fatta da lui, ricette molto sane, sempre buonissime. In passato qualcuno portava anche bevande calde. Piano piano stiamo ripartendo.

Come detto in precedenza, l’Inghilterra ha dei numeri impressionanti. In Italia il movimento ha preso piede da poco ma vuole allargarsi. Che obiettivi avete per il futuro?

Con la pandemia ci siamo fermati, ma non abbiamo mai mollato e ora stiamo cercando di riprenderci. Siamo rimasti in contatto, è stato organizzato qualche evento virtuale. La volontà è di riprendere tutti gli eventi e di far partire a breve quelli nuovi, prossimamente per esempio dovrebbe cominciare L’Aquila. Sarebbe bello riempire la mappa in Italia, perché così si ha modo di partecipare a parkrun diversi quando si viaggia o si è in vacanza. Di recente mi è capitato un turista che era a Bologna e mi ha chiesto indicazioni su dove fosse l’evento più vicino. Il nostro obiettivo è di far muovere la gente, soprattutto quelli più sedentari. Questo tipo di attività va benissimo a tutti, pure ai bambini. Ogni parkrun inoltre ha delle caratteristiche. C’è quello di Lucca che è spettacolare, un percorso semplice intorno alle mura e vicino al centro. Da noi al Pineto invece abbiamo la vista sulla Cupola di San Pietro e il nostro è un percorso campestre duro e allenante dove vogliono cimentarsi in molti.

Per saperne di più: https://www.parkrun.it/

Pagina Pineto parkrun: https://www.facebook.com/romapinetoparkrun

*Foto di copertina tratta dalla pagina ufficiale facebook di Pineto parkrun

 

 

 

 

Elia Modugno
Elia Modugno
Nasce a Roma il 30 maggio 1979 mentre il Nottingham Forest di Brian Clough vinceva la sua prima Coppa Campioni. Radiocronista sui campi dell’Eccellenza laziale, adora il calcio minore ed il futsal.

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