I Pionieri del Calcio – Il misterioso furto della FA Cup nel settembre 1895

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La ventiquattresima edizione della FA Cup (1894/95) aveva visto l’affermazione dell’Aston Villa in finale contro il West Bromwich Albion. La partita era stata decisa da un gol di Bob Chatt, realizzato dopo appena trenta secondi di gioco. Era la seconda volta nella loro storia che i Villans alzavano il trofeo, dopo il successo ottenuto nella stagione 1886/87. Al ritorno a Birmingham l’accoglienza era stata trionfale. Un’enorme folla di tifosi aveva aspettato la squadra alla stazione per festeggiare l’impresa; poi i giocatori e i dirigenti avevano brindato con champagne all’arrivo nella propria sede, dove si era era tenuto un gran ricevimento. Dopo i festeggiamenti la coppa era stata depositata in una cassaforte per tenerla lontana da eventuali malintenzionati. Ma ciò non bastò per evitare “il fattaccio” che ebbe luogo cinque mesi più tardi, il 5 settembre 1895.

La coppa in mostra da Shillcock

William Shillcock era un grande sostenitore dei Villans. Ma soprattutto era un produttore di scarpe e aveva fornito l’equipaggiamento (non solo calzature ma anche maglie e pantaloni) ai giocatori dell’Aston Villa. Per lui, tifoso della prima ora, era un vero e proprio orgoglio aver servito la propria squadra del cuore. La sentiva un po’ sua, quella coppa, perché era stato proprio grazie alle sue scarpe che Chatt aveva realizzato il gol-vittoria. Così chiese alla dirigenza di poter esibire The Little Tin Idol – “piccolo idolo di latta”, come era stato soprannominato il trofeo – nella vetrina del proprio negozio. Essendo un uomo rispettabile, non ci furono obiezioni e poté realizzare il suo sogno. Dalla fine di agosto la coppa lasciò il suo parcheggio abituale, la cassaforte del club, e finì nella vetrina di Shillcock.

Il negozio si trovava in una fila di casette a schiera. Le vetrine erano piene di calzature, attrezzature sportive ma anche di cimeli e trofei. Ma naturalmente The Little Tin Idol svettava su tutto e finì per attirare frotte di tifosi e curiosi che volevano ammirarlo. La mattina del 6 settembre Shillcock andrò ad aprire il suo negozio ma ebbe una brutta sorpresa. Si rese conto che qualcuno era entrato attraverso un buco nel tetto e aveva rubato i soldi presenti nella cassa. Ma soprattutto, si era reso conto che la pregiata coppa era sparita. Qualcuno aveva rubato il piccolo idolo.

Il mistero irrisolto

Chiamati a ispezionare la scena del crimine, i detective Brown e Davies della polizia di Birmingham pensarono che i ladri si fossero intrufolati nel negozio attraverso quel buco nel soffitto, dopo essersi arrampicati sul muro esterno alto dodici piedi. Sul tetto trovarono lo scalpello e la spatola che erano serviti per ottenere un pertugio di 12 pollici. Le travi di legno erano state poi sfondate utilizzando stivali stampati. Le ridotte dimensioni del foro e la presenza di piccole orme lasciavano presagire che a mettere in atto il furto fossero stati giovani “poco sviluppati”.

Shillcock era assicurato per le cose presenti nel suo negozio, ma non per la coppa. Nei giorni seguenti distribuì volantini in tutta Birmingham offrendo una ricompensa di dieci sterline (equivalenti a 1.200 dei giorni nostri) a chi avesse recuperato il trofeo. Nel frattempo la Football Association aveva aperto un contenzioso con l’Aston Villa, ritenuta oggettivamente responsabile, e chiedeva il pagamento di una penale di 200 sterline. Intervenne anche il segretario della FA, Frederick Joseph Wall, che si disse fiducioso che sarebbe stato ritrovato il trofeo. Ma la speranza rimase vana.

“Ho rubato la FA Cup!”

Nessuno riuscì a risolvere il mistero della sparizione della coppa di latta. Almeno fino al febbraio 1958, ben sessantatré anni dopo. Quel giorno la copertina del Sunday Pictiorial, presto ribattezzato Sunday Mirror, aveva un titolo a caratteri cubitali: “HO RUBATO LA FA CUP!“. Ad ammetterlo era stato un tale di nome Harry Burge, che insieme a due amici – in seguito deceduti – si era introdotto nel negozio e aveva sottratto il prezioso cimelio. Burge si recò insieme alla polizia nel luogo del furto – diventato nel frattempo un negozio di generi alimentari – e spiegò come erano andati i fatti:

“Non ci siamo arrampicati sul muro. Abbiamo forzato la serratura della porta sul retro dell’edificio vuoto e, una volta dentro, siamo stati in grado di salire attraverso una finestra al piano di sopra che sovrastava le vetrine del negozio. Poi siamo tornati a casa mia, in Hospital Street: abbiamo rotto la coppa e l’abbiamo fusa dentro una pentola di ferro. I miei amici avevano degli stampini per realizzare mezze corone, così abbiamo usato l’argento per sfornare un buon numero di monete. Poi le abbiamo smerciate in un pub di Birmingham chiamato Salutation, di proprietà dell’attaccante dei Villans Hodgetts e frequentato da molti suoi compagni. Alcuni dei giocatori dell’Aston Villa potrebbero aver maneggiato alcune di quelle monete, ignari che l’argento con cui erano costruite era parte di quella coppa”.

Burge era un criminale seriale, aveva passato ben quarantasei anni della sua vita in galera. La polizia non ritenne di dover riaprire il caso, ma tre mesi dopo la sua ammissione l’anziano ladro venne sorpreso a rubare tre cappotti da un furgone incustodito e venne condannato a sette anni di carcere. Il suo avvocato chiese clemenza al giudice ma questi non sentì ragioni. Burge finì per scontare solo due anni e mezzo, perché nel 1964 morì al Summerfield Hospital di Birmingham.

Un nuovo idolo di latta

Inizialmente la Football Association non voleva sostituire il trofeo andato perduto. Ma nel febbraio 1896 si rese conto che non valeva più la pena aspettare e decise di commissionarne uno nuovo. Inizialmente l’idea era di far realizzare una coppa d’oro del valore di 250 sterline (oggi 30.000) ma poi prevalse la convinzione che non contasse tanto il valore ma l’onore di vincere. L’azienda Vaughtons di Birmingham creò quasi una replica del precedente trofeo: differenziavano solo le once di argento utilizzate (100 anziché 40) e l’idolo ai piedi della coppa, che non era più un “Matusalemme” ma un giovane atleta.

Questa versione venne messa in palio fino al 1911, quando la Football Association decise di ritirarla e sostituirla con quella attuale, prodotta dalla Fattorini & Sons di Bradford. Nel settembre  2020 “l’idolo sostitutivo”, la più antica FA Cup sopravvissuta, è stata messa all’asta da Bonhams e venduta per la cifra record di 760.000 sterline.

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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