EUROTONFI – #31: il Vojvodina rovina l’estate della Samp

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Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.

Tecnico della Sampdoria dal novembre del 2013 all’estate del 2014, Siniša Mihajlović si congeda dai doriani al termine della stagione 2014/2015 con un 7/o posto finale in Serie A. Il piazzamento varrebbe la partecipazione alle coppe europee, ma a far tremare i doriani vi è la sospensiva emessa dall’UEFA circa la partecipazione della Samp all’Europa League 2015/16. Il tema è legato al patteggiamento della Samp (1 punto di penalità in classifica) per la squalifica di Stefano Guberti con riferimento ai filoni di indagine legati al calcioscommesse (all’epoca dell’esperienza barese dell’esterno di centrocampo allora tesserato dalla Samp). Alla fine la Sampdoria riesce ad ottenere la licenza UEFA, ma l’esperienza in coppa dura meno di un amen: è ancora pieno agosto quando il Vojvodina rade al suolo la Sampdoria di Walter Zenga.

LA SQUADRA: SAMPDORIA
Walter Zenga, dicevamo. L’Uomo Ragno è infatti l’uomo scelto da Massimo Ferrero per raccogliere il testimone di Mihajlović, con l’ex-portiere della Nazionale che torna ad allenare in Italia a distanza di 6 anni dall’ultima esperienza Tricolore, quella non indimenticabile a Palermo. Chiamata a disimpegnarsi su più fronti, sul mercato la compagine doriana si attiva ingaggiando l’esperto difensore finlandese Moisander, svincolatosi dal Ajax, riscattando Muriel dall’Udinese (dopo che il colombiano aveva disputato in Liguria già il secondo semestre del Campionato precedente) e aggiungendo al roster calibri dello spessore di Fernando (8 milioni di euro allo Shakthar Donetsk), Édgar Barreto, Mattia Cassani ed Ervin Zukanović.

In uscita, salutano la compagina Samuel Eto’o che vola in Turchia, mentre lo sfoltimento nel reparto offensivo è completato dagli addii di Bergessio (che vola all’Atlas in Messico) e Stefano Okaka che firma per l’Anderlecht. Pedro Obiang veste la casacca del West Ham portando in dote circa 6 milioni di euro al club di Massimo Ferrero, mentre dopo una ottima stagione in maglia doriana saluta anche Alessio Romagnoli (ritorno alla Roma). La rosa a disposizione di Zenga è comunque di valore, arricchita oltre che dai volti nuovi da giocatori già presenti in squadra del calibro di Soriano, Palombo, Correa ed Éder.

L’AVVERSARIO: VOJVODINA
Squadra dalla storia blasonata in quella che una volta era la Jugoslavia, il Vojvodina è la rappresente calcistica della città di Novi Sad, città del nord dell’attuale Serbia bagnata dalle acque del Danubio. Nonostante il passato glorioso (2 Campionato jugoslavi, 2 Coppe di Serbia, 1 Mitropa Cup) all’epoca dell’incrocio con la Sampdoria il Vojvodina non sembra un avversario di quelli che ti toglie il sonno la notte, nonostante il 4/o posto ottenuto nella massima serie serba al termine della stagione 2014/2015.

Nella stagione successiva il club è guidato in panchina da Zlatomir Zagorčić, che può contare su di un gruppo nel quale le individualità di maggior spessore risultano essere quelle degli stopper Radovan Pankov (all’epoca 19enne e oggi in forza alla Stella Rossa dei record di Dejan Stankovic) e Lazar Rosić, il terzino Ivan Lakićević oggi tesserato della Reggina e il fantasista Mirko Ivanić (anch’egli oggi in forza alla Stella Rossa); in avanti le bocche di fuoco più temibili sono quelle di Ognjen Ožegović e Miljan Mrdaković.

Il Campionato serbo è ancora fermo all’epoca dell’incrocio tra i balcanici e la Sampdoria, ma il Vojvodina ha comunque modo di mettere minuti nelle gambe grazie a un percorso europeo cominciato addirittura a inizio luglio. I serbi partono infatti dal 1/o Turno Preliminare di Europa League, dove fronteggiano gli ungheresi dell’MTK Budapest: in trasferta i serbi portano a casa uno 0-0, cui fa seguito il 3-1 centrato in rimonta tra le mura amiche che vale il pass per il barrage successivo. Paradossalmente, più agevole il compito al 2/o turno preliminare per il Vojvodina, che deve fronteggiare i lettoni dello Spartaks Jūrmala: il compito è ottemperato all’andata grazie a un robusto 3-0 casalingo dal Vojovodina, che in trasferta si accontenta di un 1-1 di rappresentanza. Quanto basta per guadagnarsi la sfida con la Sampdoria di inizio agosto.

LA DOPPIA SFIDA
Con buona parte dell’Italia che per la testa ha le ormai prossime ferie estive, Sampdoria e Vojvodina si danno appuntamento allo Stadio Olimpico Grande Torino per il match d’andata del Terzo turno Preliminare; è il 30 luglio del 2015 e, nonostante la condizione atletica ancora precaria, la sensazione è che la Sampdoria possa sbarazzarsi dei serbi e puntare i playoff di Europa League.

Per la serata di coppa torinese Zenga opta per un 4-3-3, nel quale Palombo arretra in difesa accanto a Silvestre, a centrocampo Fernando è il perno di una mediana completata da Barreto e Soriano mentre in avanti Krstičić dovrebbe accompagnare le scorribande di Éder e Muriel; il 4-2-3-1 del Vojvodina vede invece Ožegović e non Mrdaković stazione al centro dell’attacco.

La serata si mette subito in salita per la Samp: il Vojvodina attacca sulla destra e, sfruttando il primo buco difensivo dei blucerchiati, mette Ivanić nelle condizioni di bucare Viviano con il mancino dal vertice destro dell’area piccola. Colpita a freddo la Samp, evidentemente zavorrata dai carichi di lavoro, è incapace di abbozzare qualsivoglia reazione: i serbi spadroneggiano nel primo tempo facendosi nettamente preferire rispetto a una Sampdoria pericolosa con un calcio piazzato di Fernando. Stanisavljević stampa la traversa, la Samp dà qualche segnale di risveglio nel finale senza però trovare il pari.

La serata da difficile diventa umiliante nella ripresa: la Samp si fa infilare dal Vojvodina che va al tiro con Ožegović, Viviano ci mette un rammendo ma nulla può sul tap-in vincente di Stanisavljević che regala il 2-0 ancora in apertura di tempo ai serbi. I locali hanno una scossa, ma al 57′ il Vojvodina scrive probabilmente il proprio nome sulla qualificazione: con la Sampdoria lunghissima sul terreno di gioco gli ospiti trovano un filtrante per Ožegović, che sfugge a Palombo e beffa Viviano in uscita con un pallonetto che fa calare il buio pesto sull’avventura europea dei genovesi. Tramortita fisicamente e psicologicamente la Sampdoria alza bandiera bianca, senza però intenerire un Vojvodina che sul gong rifila un altro gancio in pieno volto ai ragazzi di Zenga: è ancora lo scatenato Ožegović a danzare tra gli immobili difensori doriani e a incastonare sotto l’incrocio il gol del 4-0. Notte da favola per il Vojvodina, l’avventura di Zenga alla Samp difficilmente poteva aprirsi con una prestazione peggiore.

Tanta la rabbia per una notte, quella torinese, che evidentemente non racconta del divario tecnico delle due squadre gappato dai serbi grazie a una condizione fisica nettamente migliore oltre, evidentemente, agli errori di Walter Zenga incapace di correggere il tiro in corsa. Rimpianti ingigantiti anche dalla prestazione di una Sampdoria gagliarda che, chiamata quantomeno a salvare l’onore, sette giorni dopo vola a Novi Sad con un’altra faccia: i doriani mettono sul campo tutta la propria voglia di rivalsa schiacciando il Vojvodina nella prima frazione, ma riuscendo a trovare il gol solamente con Muriel nonostante il marcato dominio territoriale. Nel secondo tempo arriverà anche il raddoppio di Éder, ma la fase difensiva del Vojovdina e le energie limitate dei doriani faranno si che la Samp non vada oltre il 2-0: troppo poco per una rimonta storica, sicché ai playoff volano i serbi del Vojvodina. Il 7 luglio 2015 l’avventura europea della Sampdoria è già giunta al termine.

…E POI?
Il doppio incrocio con i serbi è il preludio a un sodalizio, quello tra Zenga e la Sampdoria, che non decollerà. L’avvio di Campionato, in realtà, non è malvagio con i doriani che aprono la propria Serie A travolgendo 5-2 il neopromosso Carpi al Ferraris. In patria arriva anche qualche risultato di prestigio, come il 2-2 in rimonta al San Paolo di Napoli o il 2-1 centrato sulla Roma al Ferraris; risultati alternati però a qualche battuta a vuoto, sicché all’indomani dello 0-2 casalingo contro la Fiorentina di Paulo Sousa Zenga viene congedato con la Sampdoria al 10/o posto in virtù di 4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte.

Carico di euforia per lo storico scalpo centrato a fine luglio il Vojvodina approda ai playoff di Europa League, dove però è nettamente affondato dai cechi del Viktoria Plzeň: i cechi si impongono 3-0 tra le mura amiche, per poi bissare il successo vincendo anche 2-0 in Serbia aumentando, ulteriormente, i rimpianti doriani per la brutta figura. Come Zenga, anche Zagorčić sarà esonerato: a novembre del 2015 si concretizza infatti l’avvicendamento con Nenad Lalatović. A fine stagione per i serbi arriverà un 5/o posto finale in Campionato, mentre in Coppa Nazionale il cammino si arresta ai Quarti contro lo Javor.

L’Europa League 2015/2016 la alza al cielo il Siviglia: questa volta a inchinarsi agli andalusi è il Liverpool di Jürgen Klopp, piegato 3-1 nell’atto finale di scena al St. Jakob Park di Basilea. Oltre alla Sampdoria la bandiera italiana è affida a Napoli, Fiorentina e Lazio (eliminata dal Bayer Leverkusen nei preliminari di Champions League): le prime due compagini cedono agli Ottavi di Finale rispettivamente a Villarreal e Tottenham, mentre dopo aver eliminato il Galatasaray la Lazio di Stefano Pioli crolla clamorosamente in casa contro lo Sparta Praga ai Quarti di Finale. E, anche di questa ultima storia, avremo modo di parlare.

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Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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