Lugano, la Coppa se la porta via il vento

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Dal nostro inviato a Lugano (CH)

Quand’era a Lugano, Fabio Celestini, attuale allenatore del Lucerna (che qualcuno vedrebbe a Basilea nella prossima stagione, tra l’altro), durante una conferenza stampa alla quale eravamo presenti, disse che “Il calcio, dà, il calcio toglie.” Ieri sera, a Cornaredo, ascoltando Jacobacci, ci sono venute in mente le parole del suo predecessore, che faceva appunto il confronto tra la partita di sabato contro il Losanna e quella di Coppa, appena conclusasi.

Gianni Brera, uno che non ha bisogno di presentazioni, aveva immaginato l’esistenza di Eupalla, capricciosa Dea della Pedata. Questa figura mitologica, secondo il giornalista sportivo del secolo scorso, si aggirerebbe sui campi di calcio per premiarne o punirne i protagonisti, secondo il proprio capriccio o, magari, per appagare il proprio gusto estetico del momento.

Approdata sulle rive ticinesi del Ceresio, la suscettibile Dea avrebbe prima posto la sua mano protettrice sui bianconeri, sabato sera, per poi rimanere affascinata dai confederati i quali, normalmente, sono una squadra estremamente prolifica (secondo attacco della Super League, dopo lo Young Boys).

La figura celeste, per regalare all’undici di Celestini le semifinali di Coppa, considerata la tradizionale tigna dei ragazzi di Jacobacci, tra l’altro passati in vantaggio per primi dopo una percussione magistrale di Bottani, che ha regalato a Lovrić un pallone che era solo da accompagnare in rete, si sarebbe fatta così aiutare dal vento.

L’aria fredda, proveniente dal Gottardo, ha prima preso per mano, depositandolo nel sacco, un cross innocente di Schürpf, beffando Osigwe che, correttamente, si stava preparando a uscire per intercettare il traversone diretto alle punte biancoblù. Poi, nel secondo tempo supplementare, ha messo sui piedi di Ndiaye un rinvio lungo di Müller.

La traiettoria della sfera ha ingannato i due centrali luganesi, permettendo all’attaccante senegalese di fulminare il portiere avversario con una fucilata sul primo palo, pregevole sia sul piano dell’esecuzione che su quello del controllo palla: cose che, si sa, illuminano il viso della Dea.

Alla fine, Eupalla ha voluto premiare la grande partita di Abubakar, capace, dopo 120′, di andare ancora in profondità a caccia del pallone nell’area lucernese, subendo fallo: rigore ineccepibile che, tuttavia, l’esperto Marić, questa volta, si è fatto respingere da Müller, decisamente il migliore in campo dei suoi, e al quale la sempre volubile Eupalla ha suggerito da che parte distendersi. Triplice fischio, partita finita: come l’avventura del Lugano in Coppa svizzera.

Non sappiamo se Celestini conosca la dea evocata da Brera: di sicuro, quella frase, che riportavamo all’inizio, è la prova che crede nelle compensazioni nel gioco del calcio. Perché, concludeva“Il calcio dà, e il calcio toglie: ma, alla fine, ti restituisce sempre ciò che tu hai dato in termini di lavoro, di allenamento, d’impegno.”

Ieri, il suo Lucerna ha sicuramente giocato una partita differente rispetto alla sua natura, tanto che, a un quarto d’ora dalla fine, le statistiche dei tiri in porta, da parte biancoblù, erano ferme a zero. Intendiamoci: al momento del pareggio, i confederati stavano giocando con 4 elementi offensivi in campo. Però è oggettivo che il Lugano, fino a quel momento, aveva fatto bene, contenendo gli avversari, e creando situazioni pericolose. È purtroppo mancata la rete della sicurezza: e il vento da Nord ed Eupalla hanno fatto il resto.

I rigori, decisamente, non vanno d’accordo con il Lugano in coppa. Nel 2016, Bottani, in finale con lo Zurigo, ne fallì uno, sullo 0-0, che avrebbe potuto cambiare la storia dell’incontro. Due anni dopo, a Cornaredo, fu il GCZ, sempre nei quarti, a eliminare i ticinesi nella lotteria dagli undici metri, dopo che tempi regolamentari e supplementari si erano chiusi a reti inviolate; e, ieri, l’errore di Marić si è rivelato decisivo.

Peccato. Perché, senza lo Young Boys, uscito col San Gallo, quest’anno la Coppa è alquanto incerta. E peccato perché, oggettivamente, il Lugano aveva fatto meglio, e si è trovato a dover soccombere anche a causa degli agenti atmosferici. Che c’erano anche per gli altri, ovviamente: ma che, di sicuro, hanno aiutato non poco la compagine confederata.

“Il calcio dà, il calcio toglie”, insomma. Non sappiamo se Eupalla, domenica, accompagnerà i bianconeri sul sintetico di Berna: di sicuro, per far risultato sul campo dei campioni in carica i quali, domenica, potrebbero ottenere la certezza matematica del titolo, servirà un aiuto divino.

Sicuramente, servirà il miglior Bottani: non è un caso che ieri, dopo l’uscita del Figlio della città, i ticinesi, davanti, abbiano perso un po’ di fantasia e imprevedibilità. Ecco, al numero 10 luganese il calcio dovrebbe restituire qualcosa, a nostro parere. E speriamo che lo faccia in questa stagione, magari con un piazzamento di prestigio in campionato. Se la Dea resterà ancora un po’ di tempo nella Confederazione, sarebbe bello che ci ascoltasse.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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