EUROTONFI – #2: Juve, notte da incubi in Galizia: il Celta cala un poker storico

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Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.

Dopo aver aperto a Brema il nostro viaggio tra i cosiddetti Eurotonfi facciamo scalo a Vigo, in Galizia, per la seconda tappa del nostro interrail. Il 9 marzo del 2000, oltre al Parma detentore del trofeo, affonda anche la Juventus di Carlo Ancelotti che, come i gialloblù, non riuscirà a farsi bastare il risicato successo centrato al Delle Alpi per avere la meglio del Celta Vigo, come il Werder emergente nel proprio contesto nazionale.

LA SQUADRA: JUVENTUS
Chiusasi nella peggiore delle maniera l’era Lippi, la Juventus 1999/2000 riparte da Carlo Ancelotti per aprire un nuovo ciclo che, nelle intenzioni, domini in Italia e in Europa; tra i volti nuovi Edwin van der Sar acquistato dall’Ajax, oltre a Darko Kovačević e Gianluca Zambrotta a fronte degli addii di Peruzzi, Deschamps, Di Livio e Henry.
Nonostante qualche passo falso iniziale i bianconeri di Ancelotti si guadagnano presto i vertici della classifica, in un testa a testa con la Lazio di Eriksson che di fatto sarà la chiave di lettura dello Scudetto.

Per quanto riguarda l’Europa, la disastrosa annata precedente ha lasciato in dote addirittura uno scomodo Intertoto ai bianconeri, la cui stagione europea inizia il 18 luglio 1999 a Piatra Neamț: il Ceahlăul Galați è superato solamente in virtù dei gol in trasferta (1-1 in Romania e 0-0 a Torino). In discesa i turni successivi, con Rostov (4-0 e 5-1) e Rennes che in Finale cade 2-0 a Torino prima del 2-2 in terra transalpina che sancisce l’accesso alla Coppa UEFA dei bianconeri.
I primi tre turni vedono la Juve di Ancelotti impegnata senza troppo sforzo: Omonoia Nicosia (5-2 e 5-0), Levski Sofia (3-1 e 1-1) e Olympiacos Pireo (3-1 in Grecia e 1-2 a Torino) cedono il passo ai torinesi di uno scatenato Darko Kovačević, capace di trovare la rete nove volte in sei apparizioni.

L’AVVERSARIO: CELTA VIGO
Se gli anni ’90 arridono al calcio italiano, costituiscono senz’altro una decade ricordata con grande entusiasmo anche dai tifosi del Celta Vigo: nella stagione 1991/1992 i galiziani tornano in Primera Division dopo due decenni passati continuamente “in ascensore” tra le prime due categorie del calcio professionistico spagnolo. Ricondotto in Primera da José Francisco Rojo il Celta vive alcune stagioni di tranquilli piazzamenti a metà classifica, per poi passare sotto la direzione tecnica di Víctor Fernández nel 1998/1999.

Dopo un’ottima prima stagione (5/o posto in Campionato e Quarti di Coppa UEFA con annesso scalpo del Liverpool) i galiziani si presentano ai nastri di partenza della stagione 1999/2000 determinati a confermarsi, come certificano gli acquisti di Benny McCarthy dall’Ajax, Juanfran dal Valencia, Gustavo López dal Saragozza e Celades dal Barcellona a fronte dall’addio di Míchel Salgado trasferitosi al Real Madrid. Dopo un avvio scintillante di Campionato, con 9 successi in 13 gare e lecite ambizioni di vittoria, i ragazzi di Víctor Fernández si inceppano: 0 vittorie a dicembre, e un passo così altalenante nel 2000 che il Celta Vigo che arriva alla sfida con la Juventus ha dovuto suo malgrado archiviare i sogni di gloria nazionale.

Sul versante europeo, il Celta Vigo si rende protagonista di un ottimo cammino in Coppa UEFA grazie soprattutto a un vero e proprio fortino, il Balaídos: 0 le reti incassate in casa dai galiziani, che tra le mura amiche travolgono 4-0 il Servette dopo aver perso 3-2 in Svizzera, 2-0 l’Aris Salonicco dopo il 2-2 maturato in Grecia e 7-0 il Benfica in uno di quelli che a Vigo è ricordato tra i più grandi successi della storia del club (in Portogallo il return match finirà 1-1).
Quella con i lusitani è una notte da non credere, ma i tifosi del Celta Vigo ancora non immaginano quello che li attenderà al Balaídos contro la Juventus.

LA DOPPIA SFIDA
Il 2 marzo del 2000, allo stadio Delle Alpi, bianconeri e galiziani si incrociano per gara 1 degli Ottavi di Finale. Ancelotti opta per un turn-over abbastanza marcato, e i bianconeri ne risentono contro un Celta Vigo ottimamente messo in campo. Il primo tempo di Torino finisce negli annali per la totale assenza di emozioni: Inzaghi da una parte e Mostovoi dall’altra sono gli unici a riuscire a trovare la porta, ma Pinto e van der Sar non cedono alla sonnolenza indotta dalla gara risultando reattivi sugli unici due tiri in porta della prima porzione di match. Il secondo tempo segue identico leit-motiv, ma Ancelotti ha la saggia idea di inserire Del Piero per Bachini: proprio il numero 10 si guadagna ed esegue la punizione che al 5’ del primo tempo pesca il solito Kovačević, che di testa referta il 10/o gol in Coppa UEFA. Logico che una gara così bloccata sia decisa da un episodio, che arride alla Juve e volta le spalle al Celta Vigo: Mostovoi centra il legno su punizione dal limite, al fischio finale una Juve non esaltante centra una vittoria di misura.

Ancelotti ha il demerito di non trarre a pieno insegnamento dal faticatissimo 1-0 ai galiziani, perché una settimana dopo al Balaídos la Juventus si presenta senza Zidane e Inzaghi; sul versante opposto, nell’infuocato catino spagnolo il Celta Vigo sogna una rimonta lecita e possibile dopo la gara di andata, con i supporters dei locali che ancora fantasticano pensando al 7-0 al Benfica di qualche mese prima.

Ebbene, nella disastrosa trasferta lusitana in Spagna Ancelotti non ha il tempo di sedersi in panchina che il vantaggio dato dall’1-0 dell’andata è già cestinato: trenta secondi scarsi infatti e il funambolico Mostovoi arma la rasoiata dal limite di Makelele che pareggia il gol di Kovačević prima che la lancetta dei minuti abbia completato il primo giro sul cronometro dello scozzese Dallas. La Juventus di scena al Balaídos è quanto di più lontano si possa immaginare dalla compagine che in Italia si gioca lo Scudetto con la Lazio: isterica, confusionaria e irretita dallo scatenato tifo locale la compagine piemontese non riesce a infilare più di quattro passaggi consecutivi con gli spagnoli che al contrario si esaltano (ed esaltano il Balaídos) ad ogni folata offensiva.

Alla Juventus servirebbe un gol per riportare dalla sua parte la qualificazione, ma il Celta Vigo ingrana una serata perfetta che giustifica la propria inviolabilità interna in Coppa UEFA, mentre al contrario la Juventus si sgretola attorno alla mezz’ora: Conte si fa innervosire da Juanfran, che ne causa la prima ammonizione con un infuocato testa a testa per poi poco dopo scappare palla al piede al numero otto bianconero che lo stende guadagnandosi la doccia anticipata con ancora un’ora di gioco sul cronometro. Nel pallone più totale, arriva di lì a poco il 2-0 del Celta emblematico della serata juventina: su corner dalla destra Birindelli e van der Sar non si capiscono, con lo sgomento terzino che infila colpevolmente la propria porta mandando in estasi il pubblico di Vigo.

Potrebbe andare peggio? Si, potrebbe piovere: ed in effetti sulla Juventus diluvia, perché sul finale di tempo Montero rifila una gomitata a Karpin e si guadagna il rosso diretto, rendendosi protagonista di un’indecorosa uscita di scena accompagnata da gesti inconsulti verso il pubblico locale. Diluvia, dicevamo, perché a non farsi mancare nulla arriva il tragicomico tris del Celta Vigo, con van der Sar che in apertura di secondo tempo perde banalmente il pallone in uscita bassa e spalanca la porta a un incredulo McCarthy; lo stesso McCarthy calerà anche il poker finale, ultimo schiaffo a una Juventus che a Vigo vive una delle notti più buie della propria storia.

…E POI? Al rientro in Italia dopo l’umiliante 4-0, la Juventus di Ancelotti riparte con un secco 2-0 al Bari nel segno di Pippo Inzaghi. Il successo sui pugliesi, conseguito da una compagine allora saldamente in testa al Campionato, è il primo di tre vittoriosi incontri che invece di preparare la marcia trionfale juventina rappresentano gli ultimi squarci di luce prima del tracollo: sempre più a corto di fiato la Juventus è battuta 2-0 dal Milan a San Siro e una settimana dopo si arrende nello scontro diretto a una Lazio che a Torino passa con il gol di Simeone, prima di arrivare a festeggiare un incredibile Scudetto nel pomeriggio di Perugia rimasto negli annali del nostro calcio.

Il Celta Vigo, invece, si arena contro il Lens nel turno successivo: i francesi riescono nell’impresa di uscire con le ossa intere dal Balaídos (pareggiando 0-0), e in patria riescono a replicare al gol di Revivo estromettendo i galiziani dalla Coppa UEFA con le reti di Ismaël e Nouma.  In patria i ragazzi di Víctor Fernández non trovano più il passo di inizio anno, e chiudono in chiaroscuro il Campionato: arriverà alla fine un 7/o posto in Primera Division, con i galiziani comunque qualificati alla Coppa UEFA ma amaramente costretti a vedere i rivali del Deportivo de La Coruña diventare i primi Campioni di Spagna galiziani della storia.

La Coppa UEFA, invece, dopo gli Ottavi di Finale procede senza italiane e sarà sorprendentemente ad appannaggio del Galatasaray di Fatih Terim: in Finale i turchi avranno la meglio nientemeno che dell’Arsenal di Arsene Wenger, piegato ai calci di rigore.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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