Ecco perché la nuova Spagna di Luis Enrique ha rotto con il passato

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Chi ieri ha visto Spagna-Germania sarà rimasto senz’altro impressionato. Intanto dal risultato, perché fare sei gol ai tedeschi è impresa praticamente impossibile (l’ultima a riuscirsi era stata l’Ungheria, nel lontano 1954, e in quel caso finì 8-3). E poi per il modo di giocare della formazione di Luis Enrique, che ha saputo capitalizzare al meglio la grande mole di gioco. Non pervenuta la Germania, annichilita sotto tutti i punti di vista da una squadra più fresca e arrembante, ma anche più lucida nelle zone chiave (su tutte il centrocampo).

La sensazione è che la Spagna voglia voltare pagina. Togliendosi di dosso l’etichetta ingombrante, quasi scomoda, del tiqui-taca puro. Certo, l’idea è sempre quella di tenere il pallone e impostare, alla ricerca del varco giusto. Ma c’è meno smania del passaggio a tutti i costi. I centrocampisti e gli attaccanti fanno anche il lavoro sporco, pressano, non mollano un attimo. E i risultati si sono visti: il pressing alto ha portato la Germania, solitamente molto attenta in difesa, a commettere diversi errori.

In campo ieri c’erano molti giocatori con poche presenze in Nazionale, segno che il rinnovamento è già in atto. Eravamo abituati a vedere in campo un nucleo di giocatori del Real Madrid e del Barcellona. Ieri erano solo due, Sergi Roberto e capitan Ramos. Il restante 9/11 della formazione titolare era composta da: due giocatori del Manchester City (Ferran Torres e Rodri) un giocatore dell’Athletic Bilbao (il portiere Unai Simón), uno del Villarreal (il difensore centrale Pau Torres), uno del Valencia (il terzino sinistro Gayá), uno del Real Betis (il centrocampista Sergio Canales), uno dell’Atletico Madrid (il vice-capitano Koke), uno del Lipsia (il trequartista Dani Olmo), uno della Juventus (Morata).

Il cambiamento sembra giovare alle Furie Rosse. Intanto hanno ottenuto il pass per le semifinali di UEFA Nations League in un girone non semplice. E poi ci sarà tutto il tempo per preparare Europei e Mondiale: la voglia di emergere dei giovani interpreti, unita a un modo di giocare più moderno e pratico, potrebbe essere decisiva per far tornare la Spagna in vetta alla piramide calcistica.

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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