Il Presidente della Federcalcio di Haiti, accusato di violenze sessuali, sta provando a zittire i testimoni

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L’ennesimo caso di violenze sessuali verso delle atlete nel mondo dello sport da parte di alti dirigenti stavolta riguarda Haiti, colpendo nel profondo la Fédération Haïtienne De Football: il presidente Yves Jean-Bart, generalmente conosciuto come Dadou, è stato accusato da più parti di abusi e violenze sessuali compiuti verso numerose atlete minorenni al Centre Technique National di Croix-des-Bouquets.

La Camp Nou Academy è finanziata direttamente da un progetto FIFA (“Goal”), con l’obiettivo di salvare dalla strada tante ragazze con la prospettiva di una carriera nel calcio. Un fine più che onorevole, ma nella pratica le cose vanno diversamente: le stesse ragazze a cui vuole garantire una vita migliore, finiscono spesso per ritrovarsi a convivere con una condizione di inquietante pressione, fatta di abusi e violenze sessuali, senza possibilità di denunciare.

Dopo anni di silenzio, però, la scorsa primavera sono cominciate a emergere finalmente alcune di queste storie. Merito soprattutto del fondamentale report realizzato dal Réseau National de Défense des Droits Humains a maggio, che ha raccolto un totale di 26 testimonianze tra alti dirigenti della Federcalcio (compreso Jean-Bart) fino a giocatrici o ex giocatrici passate dal centro. Il risultato finale è stato un mosaico di storie drammatiche avvenute nel Centro: donne costrette ad accettare gli abusi di Dadou per non veder andare in frantumi la propria carriera, ma anche ragazze portate ad abortire o a perdere la verginità da minorenni nei rapporti sessuali avuti con il presidente.

Solidarieté Fanm Ayisyèn e Kay Fanm, due organizzazioni dei diritti delle donne ad Haiti, hanno fatto già da mesi appello al Ministro della Giustizia per indagini immediate: “Jean Bart ha minimizzato le accuse di abusi sessuali, come molti altri, quando si tratta di uno dei flagelli della nostra società (secondo un report del Ministero della Salute del 2917, una donna su otto ad Haiti ha affermato di aver subito violenza sessuale nella propria vita). Le sue risposte, le dichiarazioni e il video che gira sui social network in cui parla con una giovane ragazza evidentemente a disagio, mettendo la sua mano sulla spalla, ci ha profondamente scossi”.

Ma le testimonianze sono state sempre di più, con il Guardian che è stata la principale fonte di questi racconti. Una vittima di abusi ha raccontato anche di altre figure che nel Centro collaboravano con il presidente nei suoi loschi tentativi: “C’è una ragazza che lavora al Centro per mettere pressione sulle ragazze per fare sesso con Dadou. Quando vede una ragazza carina che lo attrae, manda questa addetta a dirle che sta per essere buttata fuori dal centro. Lei comincia a piangere e in quel momento le viene detto che l’unico modo per risolvere la questione è parlare con Dadou. In quel momento, la giovane non ha altra scelta se non sopportare l’abuso sessuale.”

Così come è stato considerato fondamentale nelle indagini anche il racconto di Antoine Doret, che ha lavorato per 12 anni come direttore tecnico del centro prima di lasciare nel 2014: “Dadou ha commesso numerosi abusi per molti anni. Sfrutta come vantaggio la loro povertà, il calcio a volte è l’unico modo per ottenere qualcosa nella vita i molte ragazze e famiglie. È ora importante parlare e non sono l’unico. Lavoro con diverse associazioni che si battono per i diritti delle donne ad Haiti. Parlando pubblicamente, voglio dire alle ragazze di parlare. Capisco la loro paura perché nessuno può difenderle, ma è ora di mettere fine a questa era e cominciare qualcosa di diverso. È l’ora della giustizia”

In carica dal 2000, Jean-Bart ha sempre negato tutte le accuse, sostenendo che non ci fosse nessuna lamentela verso la federazione, né contro lo staff o la sua persona e che fosse materialmente impossibile, per le stesse strutture fisiche del campo, praticare degli abusi sessuali. Alla fine, il presidente ha liquidato il tutto sostenendo che si trattasse semplicemente di una mossa per esautorarlo dalla presidenza in seguito alla sua sesta vittoria di fila alle elezioni di febbraio.

La verità, però, sembra essere ben diversa. A maggio, la FIFA, attraverso il Comitato Etico, ha temporaneamente sospeso Jean-Bart per 90 giorni per poter realizzare in maniera indipendente le indagini, in accordo agli articoli 84 e 85 del Codice Etico della FIFA, ed evitare rappresaglie o abusi contro donne e uomini appartenenti al sistema calcistico del Paese.

Il problema, però, sta per porsi nuovamente, visto che il 24 agosto terminerà l’azione sospensiva. E, nel mezzo, Jean-Bart ha sfruttato i suoi forti rapporti con governo e sistema giudiziario per provare a mettere a tacere potenziali testimoni, prima di rischiare potenziali condanne. Ed è proprio questa l’ultima denuncia fatta da Human Rights Watch, seriamente preoccupato di potenziali rappresaglie verso le atlete, le loro famiglie e Doret.

Le parole di Dadou (“Non incoraggerei queste pratiche nel calcio di Haiti, ancor meno in un centro sotto la mia responsabilità. Se ci fossero casi di questo tipo, inviterei le vittime a denunciare alla federazione e alle autorità giudiziarie. Come federazione, siamo pronti a supportarle”) sono smentite già dai fatti.In molti hanno riportato di essere stati seguiti, minacciati, ricevuto sospette offerte di assistenza (grandi quantità di denaro o offerte di lavoro) in cambio del silenzio, con Jean-Bart che ha collegamenti con governo e sistemi politico e legale.

Nel sistema giudiziario Haitiano non esiste attualmente una protezione adeguata per vittime e testimoni, come denuncia Pierre Esperance, direttore esecutivo del National Network for the Defense of Human Rights che ha creato il report. E la FIFA, al momento, si è limitata incoraggiare i testimoni a riportare eventuali nuovi abusi al proprio portale, ma sarà necessario trovare una soluzione al più presto per tutelare le stesse vittime.

Negli ultimi due anni, numerosi uomini con incarichi importanti nel sistema FIFA hanno ricevuto simili accuse: Ahmad Ahmad, Presidente della Confederation of African Football e vice presidente FIFA, è sotto indagine per aver abusato sessualmente di diverse donne; simili denunce hanno portato invece alla condanna di squalifica a vita verso il presidente della Federcalcio Afghana Keramuudin Karim e altri dirigenti.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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