Buon compleanno Italia ’90 – Italia-Inghilterra, a Bari la partita dei rimpianti. Schillaci diventa capocannoniere

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Trascinati a valle da un torrente di lacrime e delusione, Italia e Inghilterra si ritrovano nell’astronave di Bari, lo Stadio San Nicola progettato e realizzato dall’archistar Renzo Piano. Con la sua struttura ellittica in cemento armato composta di 26 settori ed una copertura in acciaio inox e membrana in fibra di vetro rivestita di teflon, nel 2007 è stato riconosciuto da un Decreto legge “di indiscussa qualità architettonica e rappresenta un’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza”. L’inaugurazione, tra ritardi e soliti problemi all’italiana, avvenne a ridosso del mondiale, il 3 giugno 1990, con la disputa di un incontro amichevole (trasmesso in differita TV da Italia 1) tra il Bari e i neo campioni d’Europa del Milan, terminato 2-0 per i biancorossi con le reti di Scarafoni e Monelli. Purtroppo, oggi molte di quelle coperture in teflon sono cadute a pezzi ed un restyling dell’impianto sarebbe di vitale importanza, ma all’epoca era un vero e proprio gioiello da mettere in mostra al mondo intero come prodotto del “Made in Italy”.

La partita dei rimpianti serve a far capire, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l’Italia poteva e doveva fare qualcosa in più per raggiungere la finale. La scusa della location napoletana per la semifinale contro l’Argentina di Maradona è puerile, perché alla fine lo Stadio San Paolo era tutto tinto d’azzurro e aveva sostenuto la Nazionale con tutto il proprio amore. Maradona per una notte era stato il nemico. Ma quell’Argentina non aveva avuto la forza né il merito per essere premiata più di noi, è tutto sulle nostre spalle il peso di non aver chiuso una partita in cui quelli superiori erano gli azzurri. Più equilibrata, invece, era stata la partita del Delle Alpi tra Germania e Inghilterra e sir Bobby Robson, Ct dell’Inghilterra, poteva appellarsi soltanto alla sfortuna dei tiri dal dischetto. Né lui né Azeglio Vicini, in vista di quella partita, hanno voglia di sperimentare, ma solo concludere al più presto la pratica mondiale. Gli schieramenti ne sono una prova, con una punta per parte appoggiata da un trequartista, due linee di quattro elementi alle spalle per l’Italia, addirittura cinque difensori per gli inglesi. Vicini non concede chances alle riserve, compreso Roberto Mancini, con cui ormai c’è un’evidente frattura e Vialli, ovviamente, con cui ha litigato per quaranta giorni. Questo l’undici azzurro, Italia (4-4-2): Zenga; Bergomi, Ferrara, Baresi, Maldini; Giannini, Ancelotti, Vierchowod, De Agostini; Baggio, Schillaci; Ct. Vicini. Questi, invece, gli undici cavalieri d’Albione, Inghilterra (5-3-2): Shilton; Parker, Stevens, Walker, Wright, Dorigo; Steven, Platt, McMahon; Beardsley, Lineker; CT. Robson. Gascoigne è squalificato e purtroppo non possiamo goderci una sfida contro di lui, sarebbe stato lo spunto di cronaca più interessante.

L’inizio del match ricalca la delusione che pervade tutto lo stadio, in opposte fazioni. Partita lenta, rabberciata, stanca. Tatticismi esasperati, occasioni da gol con il contagocce, tanta voglia di finirla e andare in vacanza, prima di una nuova e faticosa stagione. Al 19′ Platt guizza via prima a Baggio e poi a Bergomi concludendo, però, a lato. Al 23′ il Divin Codino risponde: stop al volo e conclusione che fa sporcare le mani a Shilton. Al 27’ il portiere inglese deve dar sfogo a tutte le proprie doti ginnastiche su una conclusione da lontano di Ferrara, con la palla che rintuzza sul palo e va a cercare, come sempre in quei quaranta giorni, Totò Schillaci. Il rimbalzo sulla coscia è sbilenco, la sfera termina fuori. Al 34’ Zenga fa una nuova uscita a vuoto, gli italiani si preparano al peggio, ma la conclusione di Lineker trova la schiena di Vierchowod e, per fortuna, siamo salvi. Poco dopo Giannini prova il pallonetto, ma la palla termina oltre la traversa.

Nella ripresa il copione è lo stesso, l’Italia attacca e l’Inghilterra alza le barricate. Vierchowod prova stavolta a fare “l’offensore” invece del difensore, ma la palla è alta e pure Giannini si ripresenta baldanzoso in area d’Oltremanica, ma si incarta sul più bello. Vicini toglie De Agostini e inserisce Nicola Berti, una passerella finale più che altro, perché l’interista non apporta chissà quale cambio di passo. Al 72’, però, ancora una volta gli dei del calcio s’infilano nelle gambe di Roberto Baggio e decidono che è il momento di illuminare la serata: Roberto anticipa Shilton, il portiere inglese lo stende. Il numero quindici invoca il rigore, ma Schillaci, invece, riconquista il pallone e lo riappoggia a Baggio, nel frattempo di nuovo in piedi. Dribbling secco su Parker, mandato con il sedere sull’erba, e sinistro sotto la traversa. GOL, 1-0 e Italia in vantaggio!

Passano dieci minuti, la partita volge al termine, ma con gli inglesi mai dire mai fino al 90’, perché questi non mollano. Così, all’81’, da un cross di Dorigo arriva l’elevazione di David Platt, che anticipa Ferrara e Baresi e di testa infila la porta di Zenga, 1-1 e palla al centro. Baggio, però, è in serata di grazia e dopo aver rifinito per i compagni per una partita intera e messo a segno un gran bel gol, all’86’ lancia Schillaci in profondità. Parker, in evidente affanno, lo stende in area: è calcio di rigore. Toccherebbe a Roby calciare dal dischetto, ma c’è una classifica cannonieri da vincere, così lo scettro viene ceduto a Totò. Rincorsa giusta e destro piazzato all’angolino basso alla sinistra di uno Shilton spiazzato. GOL, 2-1 e siamo di nuovo in avanti! Schillaci, con 6 gol, mette solide basi per vincere la classifica marcatori. C’è solo da sperare che nella finale, in programma ventiquattr’ore dopo, Matthaus e Caniggia non si sfidino a colpi di triplette e poker personali. Abbastanza improbabile.

La partita finisce così, 2-1 e azzurri al terzo posto, un risultato che, per le ambizioni della vigilia, non può certo soddisfare. L’immagine più bella la regalano i giocatori all’atto della premiazione: italiani e inglesi abbracciati sul podio a fare la “ola” che tanto in voga era in quel momento. Concludiamo il mondiale con 6 vittorie e 1 pareggio e non siamo nemmeno in finale. L’Argentina sta per giocarsi il titolo iridato avendone vinte solo 2 di partite. Qualcosa non ha funzionato, è evidente.

Lo stesso presidente FIGC del tempo, Antonio Matarrese, non nasconde la delusione e, dopo aver abbracciato Vicini in campo, gli fa capire di pensare sì alle vacanze, ma di prepararsi già mentalmente per le qualificazioni a Euro ’92, perché c’è un obbligo di rivincita a cui non si può sfuggire. Baggio rilascia dichiarazioni con la solita lucidità: “Meritavamo almeno la finale, ma e inutile, ormai, ripensarci. Sono contento, invece, dell’intesa con Schillaci. Possiamo essere, è vero, la coppia del futuro. Tolto il posto a Vialli? Non mi sembra il momento adatto per fare discorsi del genere. Vicini ha il tempo giusto per scegliere. E poi io non mi faccio illusioni: ho imparato che nel calcio le situazioni cambiano in un lampo”. Proprio Vialli fa in fretta ad uscire. Trascina il borsone e ha il volto più scuro della Luna Nera. Schillaci, invece, il prato del San Nicola proprio non lo vuole lasciare, non vuole abbandonare il suo paradiso terrestre conquistato così velocemente e che altrettanto rapidamente sta terminando: “Aspettiamo a festeggiare, perché nel calcio può succedere di tutto. Certo, non mi sarei mai aspettato di vincere il titolo di capocannoniere. Sono stato bravo perché ho saputo sfruttare l’occasione che Vicini mi aveva dato, ma un grosso merito, comunque, è dei miei compagni. Non avevo mai giocalo in una squadra così forte e poi ho scoperto una grande persona, Vicini. Ha dato fiducia, non lo dimenticate, ad un giocatore che aveva alle spalle un solo campionato di A. E poi c’è quest’intesa con Baggio, funziona sempre meglio, alla Juve potremo davvero fare grandissime cose. Lui è un campionissimo”. Poco lontano, la moglie di Schillaci, Rita Bonaccorso, è raggiante: “Sono orgogliosa di essere la moglie del calciatore più famoso del mondo”, dice prima di scappare via. Tra le braccia di Gigi Lentini.

Roberto Tortora
Roberto Tortora
Laureato in Scienze della Comunicazione, a Salerno. Master in Giornalismo IULM, a Milano; Giornalista professionista.

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