Buon compleanno Italia ’90 – Italia-Cecoslovacchia: gli dei del calcio benedicono Baggio!

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Di tutte le notti magiche di Italia ’90, quella della terza partita tra Italia e Cecoslovacchia rappresenta, a distanza di trent’anni, il punto più alto e luminoso, tecnicamente ed emotivamente. Entusiasmo, vittoria, gol-capolavoro, primato nel girone, qualificazione e sensazione di estrema fiducia di poter arrivare fino in fondo a quella rassegna. Mai come quella sera, per chi c’era, si respirava aria d’estate e di gloria. Procediamo per ordine.

Come già anticipato in conclusione della cronaca del secondo match contro gli Stati Uniti, più che la gioia per i tre punti erano rimasti gli strascichi di un malcontento per un gioco non esaltante e la polemica tra il commissario tecnico, Azeglio Vicini, ed il bomber principale di quell’Italia, Gianluca Vialli. Il penalty fallito, lo zero alla casella dei gol segnati e l’insofferenza ai microfoni nel post-partita avevano acceso l’acredine tra i due personaggi. Più un terzo, che con Vialli condivideva gioie e trofei alla Sampdoria: Roberto Mancini. Le vere note stonate di quella spedizione. Il Mancio non giocherà neppure un minuto nell’unico mondiale in cui è stato convocato e, in seguito, negli anni, non mancherà di recriminare con il Ct per quel comportamento. “Venne preferito Baggio, perché io giocavo nella Sampdoria e non in una società politicamente più forte. E Vicini, si sa, non è mai stato cuor di leone. Eppure, alla vigilia mi aprì il cuore – ha spiegato più volte Mancini – disse che la vera sorpresa del torneo sarei stato io. Fu di parola no? Avremmo potuto giocare insieme io e Baggio, avevamo caratteristiche diverse. Peccato che nessuno lo abbia mai capito, né in quell’occasione né più tardi. Settanta giorni di ritiro per fare lo spettatore. Pazzesco! Vicini si comportò malissimo con me – conclude l’attuale Ct azzurro – non ebbe neppure il coraggio di darmi una spiegazione”.

Vialli, invece, quel Mondiale lo aveva cominciato da titolare, poi, però, dal giorno dopo la gara contro gli USA alla vigilia del terzo match con la Cecoslovacchia avviene un colloquio tra lui e l’allenatore e, benchè sembra ci sia un chiarimento, arriva comunque la punizione. Gianluca è fuori, la coppia d’attacco titolare sarà composta da Totò Schillaci e Roberto Baggio. Fuori, dunque, anche Carnevale. Vicini dribbla le polemiche adducendo un malanno a una coscia di Vialli, ma sull’argomento non si saprà mai nulla e l’attaccante non creerà ulteriori fastidi. Ha come sfogarsi e consolarsi, scappando dal ritiro di Marino per raggiungere la sua amante, la stupenda Alba Parietti, che in quel momento è il volto televisivo di punta di TMC (Telemontecarlo, oggi La7) nei programmi sportivi come Galagoal, La Coppia del Mondo e GalaSport. A distanza di trent’anni, anche lei ha ammesso quel flirt: “Fu un peccato di gioventù. Ho grande rispetto per la fidanzata dell’epoca, che secondo me lui amava tantissimo. Dai Gianluca diciamolo: è caduto in prescrizione, non ci mettono manco più in galera!”.

Contro la Cecoslovacchia ci giochiamo il primato nel girone e la possibilità di restare a Roma per disputare ottavi e quarti di finale. Un dettaglio non secondario, vista la spinta poderosa che il pubblico di casa, come mai prima d’allora, aveva saputo dare alla Nazionale. Bennato e Nannini cantano, sugli spalti le bandierine sventolano, le mani si sollevano a far la “ola” (dallo spagnolo letteralmente significa onda, cioè la coreografia in cui tutto lo stadio sembra che onduli. Il fenomeno nacque ufficialmente a Oakland, California: 15 ottobre 1981. Partita di baseball tra Oakland AS e New York Yankees: i 48 000 spettatori ondeggiarono imitando Krazy George, un cheerleader professionista. Da lì il gesto passò ai mondiali di Messico ’86 e raggiunsero fama planetaria) e i giocatori fluttuano letteralmente sul campo, sospinti dal classico dodicesimo uomo. I cecoslovacchi sono avanti per differenza reti, in virtù del 5-1 agli Stati Uniti dell’esordio, perciò ci tocca batterli per essere primi. Azeglio Vicini ha tratto dalle prime due partite alcune certezze: la difesa è solida, il centrocampo produce. Mancano solo i gol, tocca a Baggio e Schillaci farli. La formazione è fatta.

Italia (4-4-2): Zenga; Bergomi, Ferri, Baresi, Maldini; Donadoni, Berti, De Napoli, Giannini; Baggio, Schillaci Ct. Vicini. I cecoslovacchi si schierano con un 3-5-2 in cui il centrocampo folto dovrà fare da schermo alle offensive azzurre, mentre davanti tutto poggia sulla classe e sulla forza di Tomáš Skuhravý, attaccante dello Sparta Praga che ha segnato 55 gol in 113 apparizioni e contro gli USA ha firmato una doppietta. Quell’estate passerà al Genoa per scrivere pagine memorabili della storia rossoblù, in coppia con Pato Aguilera. Ma questa è un’altra storia. Cecoslovacchia (3-5-2): Stejskal; Kinier, Weiss, Kadlec; Hasek, Nemecek, Moravcik, Chovanec, Bilek; Knoflicek, Skuravy Ct.Venglos. L’arbitro è il signor Joel Quiniou, francese tra i migliori arbitri di quel momento.  Al momento degli inni nazionali, con la telecamera Rai che scorre sui volti dei calciatori, Roberto Baggio lascia trasparire una certa tensione, in mezzo tra Schillaci e Berti. Per lui è l’esordio in Coppa del Mondo. Al suo primo scatto, il Divin Codino crea l’azione che porta ad un calcio d’angolo. Batte Donadoni, che cerca fuoi area Giannini, “er principe” calcia in controbalzo e trova, all’altezza dell’area piccola, l’onnipresente Totò Schillaci, colpo di testa e ancora gol! Il siciliano si ripete, sgrana gli occhi e porta in vantaggio l’Italia, sono passati appena 9 minuti. Con il proseguire della partita, però, l’intesa tra Totò e Roby non ingrana, Nemecek ringhia alle sue spalle come un mastino e spesso la ricerca della palla all’indietro è più deleteria per i suoi compagni, che invece hanno bisogno di servirlo negli spazi. Si sente che Baggio ha ancora le gambe dure: “All’inizio ho avuto qualche difficoltà”, confesserà alla fine. “Ho sentito l’esordio e questo meraviglioso pubblico. Poi mi sono sbloccato”. I compagni cercano di assisterlo, addirittura Giannini in alcune sortite offensive ignora il meglio smarcato Schillaci per guardare continuamente verso il fantasista, lo lancia in profondità ogni volta che può. La summa della tensione arriva poco prima del riposo, con un cartellino giallo che il futuro dieci della Juve porta negli spogliatoi. Ad inizio ripresa Donadoni, fin lì il vero regista della squadra, lascia il posto a De Agostini. Baggio capisce che, ormai, tocca a lui trovare l’idea giusta e non può più concedersi timidezze. Gli azzurri cercano il colpo del ko per mettere al sicuro il risultato, l’immagine di tutto il mondiale la regala ancora una volta Schillaci, che in area vola su una scivolata di Skhuravy e resta incredulo e disperato nella mancata assegnazione del rigore, con Quiniou che mima il gesto del tuffo. Il replay dimostra che Totò ha invece rischiato le caviglie. I cecoslovacchi tentano in modo opaco di raggiugnere il pareggio e si sbilanciano quel tanto che basta. Baggio sale di tono ed entra in tutti i contropiedi avviati da Berti e finalizzati, alla meglio, da Schillaci. Al 78’ gli dei del calcio planano sull’Olimpico e decidono che è tempo di scrivere la storia con un gol da leggenda. Roberto Baggio riceve palla esattamente sulla linea di centrocampo, all’altezza del fallo laterale sinistro. Controlla il pallone, lo serve a Giannini che gli chiude il triangolo, il Divin Codino salta in scioltezza Hasek in un disperato tentativo di scivolata. Avanza palla al piede, ondeggia sui fianchi come una ballerina di flamenco, puntando dritto sul difensore Kadlec. Appena dentro l’area, finta di andare a sinistra, manda il cecoslovacco al bar e si sposta con il corpo sulla destra, spiazzando anche il portiere Stejskal in uscita. Il destro che ne scaturisce gonfia fiero la rete, facendo impazzire tutto lo stadio Olimpico e i milioni di tifosi italiani davanti alla televisione, che hanno appena assistito ad un capolavoro del Rinascimento, un’opera d’arte del gol futurista. Un Tintoretto in salsa calcistica. Italia 2, Cecoslovacchia 0, partita chiusa e Baggio sdraiato, steso a scaricare sull’erba tutta l’adrenalina ed il senso di responsabilità che lo avevano accompagnato a quella partita.

“Ho visto un compagno libero sulla destra, ma ugualmente ho voluto provare. È il gol più importante della mia carriera, una specie di liberazione. Mi sono tolto un peso – commenta Roby a fine partita – e ho fatto tutto questo in una serata. A chi lo dedico? Ai tifosi della Fiorentina che mi sono stati vicino in maniera particolare. Ero in squadra per la prima volta con Giannini, Donadoni e Schillaci. Provando a giocare abbiamo scoperto che si può anche giocare bene”. Pizzul non può che gradire: “Grandissimo gol di Baggio, grandissima impresa di Baggio. Una prodezza eccellente”. Un gol destinato ad entrare nell’empireo dei più belli della storia dei mondiali. È lui il nostro “Maradonino”. Vicini, compiaciuto per le sue scelte e stizzito con chi, invece, parla di fortuna, si limita a dire: “Questo è un gol alla Baggio”. Alla fine, trova il modo di parlare anche Vialli, con grande signorilità: “Una partita eccezionale, migliore ancora rispetto a quella con l’Austria. Vicini ha azzeccato alla perfezione la squadra dal punto di vista tattico, in attacco sono stati formidabili, imprendibili. Io? Adesso devo recuperare nel migliore dei modi, cercare di essere utile alla squadra, poi deciderà Vicini. Io non creerò problemi”.

Si resta a Roma, dunque, agli ottavi di finale ci toccherà l’Uruguay, passato solo come terzo grazie ad un gol oltre il novantesimo di Fonseca contro la Corea del Sud nell’ultima partita. Donadoni non ci sarà, per colpa di un infortunio muscolare. Davanti a noi si aprono le porte della fase ad eliminazione diretta, la terza notte magica è stata la degna chiusura di un grande girone eliminatorio, chiuso senza gol al passivo. Il cammino verso la finale ci sembra in discesa. Il voto di Gianni Brera al nuovo Golden Boy del calcio italiano è alto: Baggio 7,5. È stato messo a sorpresa a comandare con Schillaci un attacco per lui del tutto nuovo o quasi: ha avuto impennate degne del suo stile e della sua inventiva e nel finale si è superato sgusciando tra quattro avversari e liberando il destro ad una irresistibile conclusione di classe sicuramente meazziana.

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Roberto Tortora
Roberto Tortora
Laureato in Scienze della Comunicazione, a Salerno. Master in Giornalismo IULM, a Milano; Giornalista professionista.

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