Home » Svezia, si va verso la partenza della nuova stagione

Svezia, si va verso la partenza della nuova stagione

Copyright MondoSportivo.it/Silvano Pulga

In Svezia, forse, ci siamo. Quanto stiamo ipotizzando da giorni, l’agognata ripartenza, potrebbe diventare realtà. Sverker Nilsson, membro del comitato medico della Federcalcio svedese, intervistato nei giorni scorsi da Sportbladet, è apparso possibilista in tal senso.

Come sappiamo, l’approccio all’emergenza Coronavirus, da parte del Paese scandinavo, è stato differente da ciò che è accaduto nel resto d’Europa. La sensazione diffusa, tra gli addetti ai lavori, è che se non accadrà nulla di drammatico sul fronte delle infezioni, entro un paio di settimane sarà consentito tornare a giocare a calcio a livello professionistico.

“Verranno disputate partite amichevoli, prima dell’inizio della Coppa di Svezia. Quindi, vedremo quando la competizione riprenderà. Immagino che potremmo partire con le sfide di prova al più tardi a metà maggio” ha affermato lo stesso Nilsson, che è tra l’altro medico sociale della squadra di Allsvenskan del Falkenbergs e specialista anche in medicina generale.

Ovviamente, il tutto sarà subordinato al rispetto di alcune prescrizioni. Il comitato medico della SvFF (vale a dire la Federazione calcio svedese) della quale Nilsson fa parte, assieme ad altri dieci medici sportivi dipendenti da altrettante squadre, elaborerà infatti un protocollo al quale si dovranno attenere tutti gli addetti ai lavori coinvolti. Questo documento dovrà poi essere sottoposto per l’approvazione all’autorità di sanità pubblica.

Il sopra citato medico ha reso noto che il comitato ha tenuto una riunione in videoconferenza nei giorni scorsi, dove ci si sarebbe accordati per l’elaborazione di massima del protocollo citato. Questa settimana è prevista una nuova riunione, dove la proposta verrà concretizzata per poter poi sottoporre il documento all’approvazione della pubblica autorità nel giro di una settimana, dieci giorni al massimo.

Ci si è chiesti se vi sia stato o meno un assenso a giocare da parte governativa. Il sanitario interpellato dal collega svedese è stato laconico: “Più che altro, non ci hanno detto di no. Poi, logicamente, né io, né tu, né nessun altro possono sapere cosa potrebbe succedere da qui a due settimane.” Come avevamo scritto nei passati interventi, Swedish Elite Football Association (SEF) e SvFF hanno l’ambizione dichiarata è di far ripartire la Svenska Cupen (ai quarti di finale) il 1 ° giugno e aprire l’Allsvenskan il 14 giugno.

Nello specifico, in ogni caso, il livello economico del calcio svedese non permetterà scelte particolarmente complesse sul piano della prevenzione e, soprattutto, dei controlli rispetto alla positività al Coronavirus.

Molto semplicemente, secondo quanto riportato da Sportbaldet, Nilsson parte dal presupposto che persone sane non possano infettare nessuno. Quindi, con l’assicurazione che giocatori, arbitri e altre persone presenti (il limite massimo stabilito dalla pubblica Autorità e 50 persone) non abbiano problemi di salute, si può giocare a calcio. Questo, ovviamente, carica i medici sociali di una grossa responsabilità in tal senso.

“Niente strette di mano tra giocatori e arbitri. Si dovranno seguire altre raccomandazioni dell’autorità di sanità pubblica, come lavarsi le mani” ha poi ribadito Mats Börjesson, anch’egli membro del comitato medico della SvFF, medico della squadra femminile del GAIS e professore di fisiologia sportiva.

I giocatori verranno quindi visitati prima delle partite, ma non eseguiranno test approfonditi (i tamponi, per intenderci). “Semplicemente, non abbiamo le risorse, come nei grandi club stranieri, dove i medici fanno i test il più vicino possibile alla data della partita” ha laconicamente affermato lo stesso Nilsson. Per quanto riguarda la presenza del pubblico, invece, si partirà di sicuro a porte chiuse, fino a data da destinarsi.

Lars Winnerbäck canta “Står du still på en plats blir du helt enkelt kvar där” (“Se stati sempre fermo non andrai mai avanti”). Robert Laul, noto commentatore svedese, cita il cantante locale per salutare favorevolmente la scelta.

Il presupposto, del resto, appare semplice, come scrivevamo sopra. Forse troppo, per noi. Ma è anche vero che, in Svezia, finora le cose sono andate diversamente: diverse condizioni sociali, culturali, di densità di popolazione soprattutto. Inutile, a nostro parere e, soprattutto, controproducente cercare di fare paragoni con la realtà italiana.

Altro grande problema è quello finanziario. Il calcio svedese (come quello svizzero, e non solo) dipende soprattutto dagli introiti delle presenze allo stadio. Senza, soprattutto i club più piccoli non possono pensare di sopravvivere. Si parla di sovvenzioni governative (anche per l’hockey, molto popolare qua come in Svizzera).

Björn Eriksson, il presidente della Federazione sportiva svedese, ha alzato la voce per chiedere ancora più sostegno al governo rispetto ai 500 milioni di Corone (circa 46 milioni di Euro) stanziati finora. “A oggi, mancano i diritti televisivi e gli accordi di sponsorizzazione. Ma per quanto riguarda la seconda metà dell’anno, non sappiamo cosa accadrà. Rispetto al pubblico mancante, bisognerà quantificare il tutto per avere un’idea su quanto chiedere.” ha detto a Robert Laul di Sportbladet.

Sempre lo stesso Laul, nei giorni scorsi, si è fatto portavoce di una proposta rivoluzionaria: nel rispetto delle distanze di sicurezza, creare un sistema di occupazione, di ingresso e sfollamento del pubblico dagli stadi i quali, seppure a capacità ridotta, potrebbero comunque ospitare del pubblico pagante.

Il popolare giornalista sportivo parte da un presupposto: la convivenza col virus durerà molto tempo, durante il quale è impensabile non organizzare spettacoli o altro. Bisognerà, quindi, ingegnarsi, e trovare soluzioni, anche se complesse. Il discorso ha una sua logica. Tuttavia, sono tantissime le incognite, secondo noi.

La prima riguarda i prezzi degli ingressi, che sarebbero giocoforza superiori a quanto avveniva in precedenza. In un periodo di crisi economica, quante persone saranno disposte a spendere di più per una cosa così voluttuaria come lo sport dal vivo?

In secondo luogo, la reazione del pubblico alla paura del virus. Siamo davvero così certi che tanta gente sarà disposta a pagare (magari tanto) per rischiare di infettarsi, al di là delle rassicurazioni che verranno date? Restiamo a vedere. Per adesso, abbiamo due date: speriamo, presto, di poter parlare di calcio vero.