Una punta di invidia

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È universalmente riconosciuto come il calcio femminile italiano, negli ultimi anni, abbia fatto passi da gigante, sia per quanto riguarda la percezione “esterna” della disciplina sportiva tra il pubblico che ha seguito con grande trasporto le avventure della Nazionale Femminile negli scorsi Mondiali Femminili in Francia, sia per quanto riguarda la percezione “interna” da parte degli addetti ai lavori, che hanno scoperto un mercato nuovo e un mondo nuovo. Ma questi passi in avanti non sono stati fatti solo in Italia, ma anche in altre parti del mondo, come testimonia la Women’s Football Strategy della FIFA che punta, entro il 2022, ad avere programmi di sviluppo del calcio femminile in tutte le nazioni iscritte alla FIFA e, entro il 2026, a raddoppiare il numero di stati membri della FIFA con delle leghe giovanili femminili organizzate.

Uno di questi paesi è l’Argentina, nazione dove il calcio femminile è stata fuori dal FIFA/Coca-Cola Women’s World Ranking per lungo tempo, essendo rimasta inattiva per più di 18 mesi dal 2016, e che ora sta tornando lentamente attiva, finendo terza nella Copa America 2018 e partecipando alla Coppa del Mondo Femminile 2019 in Francia, guadagnando il suo primo punto mondiale con il pareggio 0-0 contro il Giappone nella fase a gironi. Attualmente La Albiceleste, guidata da Carlos Borrello e la cui capitana è la 29enne attaccante del Levante Estefanía Banini, occupa la 34esima posizione del Ranking FIFA e in questi giorni due episodi particolari sono successi in Argentina: analizziamoli uno per volta.

Il primo ha visto protagonista l’arbitro donna Roberta Echevarría, fischietto della gara tra UAI Urquiza e Racing Club, valida per la Primera División Femenina del calcio argentino: l’arbitro, quando erano passati cinque minuti del secondo tempo, e sul punteggio di 2 a 0 per la squadra di casa, ha sorpreso tutti interrompendo la partita. La sospensione non era legata a un fallo di gioco o alla necessità di richiamare l’attenzione di un membro dello staff tecnico delle squadre, ma a uno spettatore che si trovava sugli spalti e che stava offendendo pesantemente. Senza esitazione, Echevarría ha ordinato allo spettatore di lasciare lo stadio e ha detto agli agenti di polizia di assicurarsi che non tornasse più. Dopo l’incontro che è emerso che l’uomo espulso non era solo un fan, ma anche il padre di Milagros Menéndez, attaccante dell’UAI Urquiza e della nazionale argentina. La notizia ha fatto il giro del mondo e tutti hanno celebrato la fermezza dell’arbitro, chiosando che non può esistere tolleranza per questo tipo di aggressività, sia essa nel calcio maschile o in quello femminile.

Il secondo vede protagonista invece Mara Gómez, la prima calciatrice transgender ad aver firmato con un club della Primera División argentina, il Villa San Carlos, ed è ora in attesa del via libera dell’Asociación del Fútbol Argentino per giocare, via libera che però Alejandro Domínguez, presidente della Conmebol, l’entità che governa il calcio sudamericano, ha spiegato che deve arrivare dall’alto: “Non dipende da ciò che dice l’AFA, dipende da ciò che dice la FIFA. Non possono verificarsi disaccordi su questo, perché non può essere che un’associazione si comporti diversamente dalle altre. Questo dibattito si è già aperto nella FIFA e dobbiamo aspettare le risposte che arriveranno”. A supporto della calciatrice ci sono le analisi dei livelli di testosterone, che sono entro i limiti stabiliti dalle normative per competere nel ramo femminile della disciplina, la legge sull’identità di genere argentina che, tra le altre questioni, stabilisce l’obbligo per le persone trans di essere trattate in base alla loro identità di genere percepita da sé, e il precedente di un giocatore trans che gioca nella Primera B del calcio femminile argentino.

Leggendo di queste cose, ben sapendo come da noi sarebbero impensabili alcuni eventi o addirittura solo il paragonare situazioni diverse, possono nascere un germe di speranza e una punta di invidia. E la voglia di migliorare e sperare che alcuni comportamenti, come quello di Roberta Echevarría, siano da monito ed esempio mondiale.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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