Non solo PSG, ma è una Ligue 1 formato Champions? Il ritorno di Lille e Rennes, l’OM non si ferma più

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La Champions logora chi la fa, ma in Ligue 1 nessuno sembra avere intenzioni di farsi troppi scrupoli a riguardo. Non sembra avere problemi in tal senso il Paris Saint-Germain, al sicuro da qualsiasi patema che non sia legato all’ordine pubblico (e ai tifosi del Galatasaray attesi al Parco dei Principi) e chiamato a chiudere il girone in linea con quello che è stato il cammino sin qui e, soprattutto, con quelle che sono le ambizioni in ottica 2020. Sotto quest’aspetto, il 3-1 della Mosson contro il Montpellier ha rimesso nel mirino la capacità dei parigini di cambiare velocità alle partite, riannodandole e dispiegandole a piacimento, anche su campi che nel recente passato avevano spesso disseminato trappole. L’autogol di Paredes aveva sparigliato le carte anche stavolta, il tasso tecnico dei soliti noti ha sistemato ogni problema sul nascere, dimostrando come il bagaglio tecnico di cui può disporre Tuchel non abbia eguali, almeno entro i confini: la punizione di Neymar, la sterzata di Mbappé, il sigillo di Icardi, tutto “troppo” PSG per qualunque difesa di Francia, anche una delle più tignose com’è quella della Paillade.

La Champions non sembra logorare troppo chi vorrebbe continuare a farla, come il Lione, molto meno scintillante di quanto non suggerisca il 4-0 rifilato a domicilio al Nimes, ultimo della classe. L’uomo in più dopo appena cinque minuti (rosso a Valls) ha messo in discesa il piano partita di Rudi Garcia, la doppietta del rientrante Memphis Depay ha scardinato e chiuso i giochi, complice anche il secondo rosso ai padroni di casa (Paquiez al minuto 40) e una ripresa da ricordare come un training in vista del decisivo dentro o fuori con il Lipsia, oltre che per le griffe di Aouar e dell’ex doriano Andersen.

La Champions che non c’è più sembra aver smesso di logorare il Lille, rientrato nei ranghi di squadra di ritmo, corsa e gamba, le stesse armi con cui stupì tutti nella scorsa stagione. Cambiati gli interpreti, Galtier ha ora due certezze, Victor Osimhen, autentico crack della stagione già a quota nove centri in campionato, volto di una squadra capace di capitalizzare il minimo scarto anche contro il Brest, e lo stade Pierre Mauroy, autentico fortino in cui Les Dogues sono imbattuti, con appena due pareggi e cinque vittorie. Il terzo posto è tornato realtà, l’obiettivo di rientrare a lottare stabilmente per la Champions è riaffiorato proprio quando l’esperienza europea del LOSC aveva già lanciato i titoli di coda, magari con l’idea di preparare al meglio un sequel per la prossima stagione.

La Champions non logora di certo chi sogna di tornare a giocarla, come il Marsiglia, senza dubbio la squadra più in palla di tutta la Ligue 1. Contro il Bordeaux è arrivata la sesta vittoria consecutiva, un risultato che assume ancora maggior risalto perchè capace di far emergere il carattere dell’OM, sotto all’intervallo grazie ad una magia del gioiello girondino (ma di scuola PSG) Yacine Adli. La ripresa è un crescendo capace di trascinare un Vélodrome che non aspettava altro, gli errori individuali della squadra di Paulo Sousa fanno il resto, il tris firmato da Amavi, Sanson e Radonjic vale, se non come assicurazione, di certo come pegno sul secondo posto, momentaneamente a -5 dal PSG (anche se con una gara in più).

Proprio il Bordeaux, dopo aver fallito l’esame di maturità a casa OM, si è visto scavalcare al quarto posto da un Rennes che nelle ultime settimane aveva vissuto sulle montagne russe e che ora, un po’ come accaduto al Lille, pare aver ripreso il filo in concomitanza con il fallimento dell’avventura in Europa (League, in questo caso). Il 2-1 di Roazhon Park sull’ex sorpresa Angers porta in calce la firma dell’ex Milan e Torino M’Baye Niang, decisivo con una doppietta prima dell’inutile guizzo di Alioui nel finale, un successo che porta i bretoni ad un solo punto dal podio e che iscrive anche lo Stade Rennais al ballo di chi sogna.

Discorsi che, al momento, appaiono come prematuri per due piazze storiche come Monaco e Saint-Etienne. I monegaschi hanno sofferto un’ora buona prima di archiviare la pratica Amiens (3-0 e dodicesimo centro per il capocannoniere Wissam Ben Yedder) e continuano la risalita verso zone meno complicate della classifica, Les Verts sembrano invece aver esaurito quella riserva di entusiasmo (e ossigeno) portata in dote dal cambio di allenatore e dall’arrivo in panchina di Claude Puel. Il k.o. senza combattere arrivato a Reims (1-3, che gol in girata di Oudin!) ha fatto scattare l’allarme, nel giorno in cui si è consumato l’aggancio in classifica da parte dei cugini dell’OL. Altro che Champions, altro che logorio.

Fabio Fava
Fabio Fava
Giornalista sportivo oltrepadano per vocazione e bolognese d’adozione, folgorato sulla via di Parigi, con l’Argentina nel cuore e George Best sul comodino. Telecronista DAZN ed Eurosport, ex Premium Sport, parla spesso di Ligue 1, in radio o in tv, ovunque tranne che nel sonno. Dicono di lui: “Grande professionista, poi ha cominciato a mangiare ragù…”

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