Le 7 Marce, Gp USA – Hamilton, 6 grande

-

Gran Premio degli Stati Uniti, 19/a tappa del Mondiale di Formula 1 2019. Analizziamo quanto accaduto sul Circuito delle Americhe di Austin con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a 7 marce.

Viaggia in 7/a marcia, Lewis Hamilton – Vero, è stato quasi sicuramente un Mondiale dall’esito scontato, salvo le prime gare. Ma è pur sempre un Mondiale vinto, il sesto della sua carriera, con Micheal Schumacher messo nel mirino. E quindi va assolutamente celebrato. Hamilton lo ha fatto alla sua maniera, cercando di non vincere il titolo da ragioniere portando a casa i quattro punti necessari, ma provando con una strategia molto al limite con una sola sosta ai box, ad aggiudicarsi la corsa. Competitività assoluta, passione autentica per la Formula 1. Può piacere e non può piacere. Una cosa è certa. Hamilton, 6 grande.

Viaggia in 6/a marcia, Valtteri Bottas – Un fine settimana da autentico dominatore. Al sabato, la pole position. Alla domenica, il successo con tanto di sorpasso vincente al suo ingombrante compagno di squadra Lewis Hamilton. Sarebbe da ottava marcia, neanche da settima. Ma, purtroppo per lui, il suo fine settimana perfetto coincide con la conquista del sesto titolo mondiale di Hamilton. E, quindi, anche questa volta, suo malgrado, è costretto a fare un passo indietro.

Viaggia in 5/a marcia, Daniel Ricciardo – Quando il talento deve convivere con una vettura non competitiva, deve darsi un pizzico sulla pancia e accettare di battagliare in mezzo al gruppo. Ma quando quella vettura diventa un minimo competitiva, ecco che il talento fa la differenza. Questa la morale del Gran Premio degli USA di Daniel Ricciardo. La Renault finalmente lo soddisfa e l’australiano si aggiudica – senza problemi – la corsa dei piloti non Mercedes, Ferrari e Red Bull. Con tanto di sorpasso alla sua maniera nei confronti di Norris.

Viaggia in 4/a marcia, Alexander Albon – Davvero un peccato che quel contatto con Sainz al via lo costringe a rifarsi una gara da capo, gettando alle ortiche la strategia con la gomma rossa che aveva preparato. Ma dall’ultima posizione il thailandese risale al quinto posto finale grazie al mix della strategia del muretto unita alla ridda di sorpassi operati dal pilota della Red Bull. Il quale, in questo modo, si sta guadagnando meritatamente la riconferma al volante della “lattina”.

Viaggiano in 3/a marcia, gli strateghi del muretto – Lungi da noi voler dare qualsiasi riferimento a una serie tv Rai di qualche anno fa, ma certo che ieri i direttori sportivi delle varie scuderie hanno avuto il loro bel da fare con la scelta delle gomme. Per colpa della temperatura dell’asfalto che si è innalzata improvvisamente rispetto a venerdì e sabato e che quindi ha lasciato tutti senza dati ai quali riferirsi. Ma anche questa è la bellezza della Formula 1.

Viaggia in 2/a marcia, la Haas – Prosegue la “Via Crucis” della scuderia statunitense. Neanche il Gran Premio di casa riesce a raddrizzare la rotta, con Grosjean che si insabbia a poche tornate dalla conclusione. Ennesimo fine settimana deludente.

Viaggia in 1/a marcia, la Ferrari – Evidentemente la lettera “U” è indigesta alla Rossa in questo 2019. Era dall’Ungheria, infatti, che non si vedeva una Ferrari totalmente non competitiva. Negli USA, Vettel parte dalla seconda casella ma il primo giro è compiuto col freno a mano tirato e gli costa ben cinque sorpassi. Poi, il cedimento strutturale della sospensione posteriore destra lo costringe al ritiro. Leclerc non trova quasi mai il ritmo giusto e alla fine anche la sua prima sosta ai box non è delle migliori, complice la pistola che deve cambiare la sua posteriore sinistra che si inceppa. Speriamo si tratti solo di un incidente di percorso in questa comunque positiva seconda parte di 2019.

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

Addio Pasquale Casillo, viva Zemanlandia!

Lo chiamavano il “re del grano”, perché negli anni ’80 raggiunse il successo diventando il principale esportatore di grano dal Sudamerica su scala globale....
error: Content is protected !!