Piątek, il cecchino senza pallottole

-

La maledizione della numero 9 colpisce ancora, senza pietà. Dopo aver annientato una lunga serie di centravanti, non ultimo un certo Higuaín, quest’ombra nera e maligna si è posata anche sulle spalle di Krzysztof Piątek. Dopo una stagione pazzesca in cui ha segnato valanghe di reti, l’attaccante polacco ha realizzato solo un gol dall’inizio della preparazione a oggi (amichevoli comprese), per giunta su calcio di rigore. Otto mesi fa, non tutti erano convinti che il pistolero potesse ripetersi passando dal Genoa al Milan, eppure Piątek ha segnato tanto da subito anche in maglia rossonera. In realtà, verso fine stagione il polacco ha vissuto un periodo difficile, rimanendo a bocca asciutta anche sei partite di fila. La maledizione è dunque retroattiva? No, probabilmente la maledizione è iniziata proprio in quel periodo, ad aprile. Dev’essere in quel momento che in società si è iniziato a parlare della possibilità di dare la 9 a Krzysztof e l’ombra ha iniziato ad aleggiare.

Quali sono le cause che hanno portato un giocatore a trasformarsi in pochi mesi da bomber implacabile a attaccante inoffensivo? Alcuni potrebbero dire che era un fuoco di paglia, un periodo fortunato, ma è difficile anche solo da immaginare: in Italia non si segna così tanto se non si hanno qualità, non per un campionato intero. Se si analizzano i 33 gol segnati da Piątek lo scorso anno tra Genoa, Polonia e Milan, ci si accorge che la maggior parte sono stati fatti su cross (di testa o in acrobazia), alcuni calciando dall’interno dell’area, quattro su rigore e due dal limite dell’area. La distanza massima da cui Piątek ha segnato sono 17 metri, il che fa di lui non un attaccante moderno (capace di partecipare attivamente alla manovra, di partire da lontano e di essere al contempo letale di fronte al portiere, come Shevchenko, Henry o Cavani, per intenderci), non un potente ariete (un Batistuta, un Vieri, un Lukaku): Piątek è un attaccante alla Inzaghi e da tale va sfruttato. Senza i necessari rifornimenti, sia dalle fasce che per via centrale, questo tipo di attaccante è praticamente nullo. Quindi si capiscono le difficoltà che Piątek sta incontrando: i terzini rossoneri arrivano rarissimamente al cross e i calci d’angolo vengono battuti malissimo, bassi (e dunque respinti dal primo avversario in area) o corti all’indietro, con la sfera che spesso giunge fino a Donnarumma; il centrocampo sembra totalmente incapace di sfornare un assist di qualsiasi tipo e i tiri in porta sono rarissimi, di conseguenza non è neanche possibile avventarsi sul portiere avversario per sfruttare un’eventuale respinta.

Il gioco di Gattuso però non era molto diverso da quello che sta mostrando Giampaolo, eppure Piątek nei primi tre mesi in rossonero ha segnato a raffica. Come mai? La risposta è semplice: in quel frangente della stagione il Milan ha raggiunto il picco massimo della forma e ha disputato le migliori partite. Tuttavia, era comunque un gioco molto prudente e poco spettacolare ma Piątek era letteralmente un cecchino: metteva dentro ogni palla che toccava in area di rigore, non sbagliava mai. In questi primi mesi con Giampaolo, Piątek ha avuto un numero incredibilmente basso di palle-gol e non gli si può nemmeno chiedere di continuare a trasformare in oro tutto ciò che tocca all’infinito, di sfruttare in ogni gara le briciole che gli concedono le difese avversarie. Il suo momento di massimo splendore lo ha vissuto con il 4-4-2 di Ballardini: questo modulo gli permetteva di avere una spalla in attacco e tanti rifornimenti dalle fasce. Il 4-3-3 è un modulo assolutamente inadatto per le sue caratteristiche: i due attaccanti esterni non cercano mai il fondo per andare al cross ma prediligono rientrare per tentare la conclusione personale (in particolar modo Suso). In questo contesto, la prima punta si trova anche a battagliare in solitudine con i centrali avversari, venendo utilizzato più da sponda che da finalizzatore.

L’inserimento di Leão al suo fianco può essere un primo passo verso la “guarigione” di Piątek: di tutti quelli schierati sino a questo momento da seconda punta, Leão è senza dubbio il più consono a rivestire questo ruolo. Con lui al suo fianco, al Lille l’attuale attaccante dell’Arsenal Pépé ha realizzato 22 reti. Alto e veloce, Leão somiglia molto a Kouame, compagno di reparto con il quale Piątek si è esaltato con la maglia del Genoa. Il recupero di Theo Hernández, giocatore decisamente più propositivo di Ricardo Rodríguez, potrebbe essere un altro tassello utile per sbloccare il polacco. Altri giocatori attualmente a disposizione di Giampaolo potrebbero iniziare a vedere più spesso il campo ed essere più congeniali al pistolero: Bennacer è più frizzante di Biglia e ricerca più spesso la verticalizzazione, Bonaventura è uno dall’assist facile e Rebić ha la forza necessaria a raggiungere il fondo e servire con lucidità la punta a centro area. Il Milan attuale deve essere eretto su tre capisaldi irrinunciabili: Donnarumma, Romagnoli e Piątek. Di conseguenza, Giampaolo deve sbrigarsi a trovare una soluzione per sbloccare il pistolero: se il gioco della squadra dovesse continuare a essere quello visto nelle prime quattro giornate, il rischio di rafforzare la leggenda della maledizione della numero 9 è altissimo.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

MondoPallone Racconta… Fuorigioco: George Best

The greatest player to ever pull on the green shirt of Northern Ireland / Il più grande giocatore che abbia indossato la maglia verde...
error: Content is protected !!