Lugano, Celestini: “Non firmo per un pareggio”

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Dal nostro inviato a Lugano (CH).

È un Fabio Celestini tranquillo e sorridente quello che ci accoglie nella sala stampa dello stadio di Cornaredo, a Lugano, per la tradizionale conferenza stampa del venerdì. Del resto, non ci sono motivi per non essere su di morale: primo posto in classifica, anche se in coabitazione e dopo due sole giornate; infermeria vuota, squadra concentrata e gruppo che, giorno dopo giorno, si sta affiatando sempre di più.

“Domani deciderò i convocati. Junior comunque è tornato a disposizione” sono state le prime parole del mister. “L’ambiente è ottimo, nonostante il gruppo sia molto folto. Anche i giocatori con un futuro incerto si allenano con impegno: siamo qua per lavorare, e lo spirito è stato colto da tutti. L’armonia di questo spogliatoio è davvero un valore aggiunto.”

In seguito si è parlato della partita di domenica: “Ci troveremo contro un squadra che fa pressing, molto fisica, forte quando riparte dopo aver conquistato palla. Sia che giochi Hoarau o meno, sono pericolosissimi sui traversoni dalle fasce: dovremo quindi cercare di limitarli in questo. Sono contento di quanto fatto in queste due giornate: al di là dei risultati, ho visto una squadra in crescita come gioco. Ci speravo, ma non era scontato.”

Abbiamo domandato al tecnico cosa pensa del fatto di giocare sul campo sintetico, e se possa essere un aiuto per una squadra come la sua, che ama il possesso e gli scambi palla a terra“Si e no. Anche se è vero che per le nostre caratteristiche e per le qualità dei nuovi arrivati ci piace giocare a terra è preferibile, sul sintetico è tutto differente. Sensazioni, passaggi, rimbalzi della sfera non sono gli stessi: arrivo a dire che non è lo stesso sport. Preferirei sempre giocare su un campo tradizionale. Non ci siamo allenati sul sintetico per non rischiare di perdere quattro o cinque elementi, che soffrirebbero il lavoro ad alta intensità su questa superficie. La rifinitura di domani la faremo sul sintetico.”

“Loro sono una squadra forte, con tanta qualità. Però cerco di trasmettere alla squadra l’idea di provare sempre ad andare in campo per vincere. Preparo le le partite per vincerle tutte, l’ho imparato da calciatore in Spagna: non si dà mai una partita per persa chiunque sia l’avversario. Si va a giocarla per vincerla. Se gli altri saranno stati più bravi la perdi, però non scendi in campo per non prenderle, se poi ti fanno un gol cosa fai? Logico poi che se non riesci a vincere, cerchi di non perdere.”

Abbiamo poi chiesto al tecnico cosa pensa dei progressi del portiere Baumann, e della sua partecipazione alla costruzione del gioco: “È vero, ha fatto anche quasi un assist a Bottani su un rilancio. Sono sei mesi che fa il portiere in Super League, e dietro la sua crescita c’è un grande lavoro. Parliamo molto, cerchiamo di essere positivi e costruttivi, consapevoli che non sempre le cose andranno bene. Sono ragazzi giovani che devono crescere nel loro percorso, respirare serenità. Questo è un lavoro che facciamo con tutti: però col portiere è più evidente, perché i suoi errori li vedi di più. Ho visto cambiare anche l’atteggiamento dei compagni: quando Baumann ha la palla tra i piedi ci sono diversi compagni, anche sei o sette, pronti ad aiutarlo.”

Infine, Celestini ha parlato di sé stesso: “Non sono più lo stesso di Losanna. Per esempio, quando là ci fu il cambio al timone della società, ero molto più preso dalla cosa, finendo per sprecare energie che poi non avevo da regalare alla squadra. Qua, in primavera, ho pensato a cosa potevo fare io per aiutare la società: arrivare a guadagnare la fase a gironi dell’Europa League era un’opzione. Certo, a tre giornate dalla fine non eravamo neppure sicuri di evitare lo spareggio, per dire. Però ho guardato soprattutto il mio, ho lavorato coi ragazzi, lasciando perdere altre cose, sulle quali non potevo incidere. Mi sono trovato cose da fare anche fuori dal campo, e ci ho guadagnato in serenità.”

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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