Vendere l’anima al commercio

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Alcuni marchi stanno vedendo il calcio femminile come opportunità di mercato e di sviluppo e non si stanno lasciando sfuggire l’affare. Ma questo è davvero un bene?

Già lo scorso dicembre la UEFA aveva annunciato uno storico accordo fino al 2025 con VISA, la compagnia di pagamenti internazionali tecnologici che diventava così il primo sponsor UEFA in assoluto dedicato esclusivamente al calcio femminile. L’accordo era stato salutato entusiasticamente da Guy-Laurent Epstein, direttore marketing della UEFA: “Non vediamo l’ora di lavorare insieme a loro in modi nuovi e fantasiosi per accelerare la già impressionante crescita del calcio femminile. Insieme potremo offrire esperienze memorabili in tutte le competizioni femminili della UEFA e, allo stesso tempo, la partnership contribuirà a creare una piattaforma unica per mostrare i nostri idoli calcistici. Questo non solo aiuterà a coinvolgere sempre di più i sostenitori del calcio femminile ma farà sì che anche le future generazioni si avvicineranno a questo sport”.

L’accordo della UEFA con VISA aiuterà la crescita del calcio femminile a tutti i livelli, almeno sulla carta, dando più opportunità commerciali per le calciatrici e le loro società e sostenendo il calcio in rosa a tutti i livelli, dato che Visa è diventato partner principale della UEFA Women’s Champions League, di UEFA Women’s EURO, dei Campionati femminili UEFA Under 19 e U17 e di UEFA Women’s Futsal EURO fino al 2025, nonché della piattaforma UEFA per il marketing #WePlayStrong, che ha l’obiettivo di coinvolgere sempre più ragazze e donne nel mondo del calcio.

Molto interessanti, a riguardo, sono state le parole di Nadine Kessler, responsabile del calcio femminile alla UEFA: “Il calcio femminile ha sempre avuto un valore fondamentale per il calcio e per l’intera società, ma oggi si scrive un nuovo capitolo per questo sport e per ciò che esso può offrire. Questo accordo dimostra che il calcio femminile ha assunto una nuova dimensione all’interno del panorama commerciale. Collaborare con un brand come Visa conferma la nostra convinzione di essere entrati in una nuova era del calcio femminile. Il potenziale è illimitato. Siamo orgogliosi e non vediamo l’ora di lavorare a stretto contatto con Visa, per attingere alla sua vasta esperienza che ci aiuterà a modellare la crescita del calcio femminile in un periodo d’oro per questo sport”.

Lo scorso mese, sulla falsariga della VISA, la Nike ha deciso di sostenere il piano quinquennale di sviluppo del calcio femminile della UEFA diventando fornitore ufficiale dei palloni per tutte le competizioni femminili UEFA, come la UEFA Women’s Champions League, UEFA Women’s EURO, i Campionati Europei Under 19 e Under 17 e UEFA Women’s Futsal EURO, oltre che partner ufficiale della campagna Together #WePlayStrong. La partnership durerà fino a UEFA Women’s EURO 2021 in Inghilterra e ai sensi dell’accordo Nike disegnerà un pallone da utilizzare esclusivamente nelle competizioni femminili, per una distinzione ancora maggiore e opportunità pubblicitarie in questo sport.

Attenzione, però, perchè, almeno a sentire le parole di Nadine Kessler su questo argomento, la UEFA ha deciso di modificare il modello di sponsorizzazione tradizionale separando i diritti di sponsorizzazione e le partnership dal calcio maschile per far crescere più velocemente il calcio femminile: la decisione è stata presa per accelerare la crescita delle competizioni femminili e per coinvolgere sempre più ragazze e donne creando nuove offerte che a loro volta sosterranno il piano strategico quinquennale della UEFA per far diventare il calcio lo sport più seguito e praticato dalle donne di tutta Europa.

Questo annuncio, se da una parte rappresenta una pietra miliare per la commercializzazione del calcio femminile in Europa, dall’altro rischia di lasciare pericolosamente indietro realtà minori che non ce la faranno a seguire l’impennata che la UEFA ha deciso di applicare al calcio femminile: è vero che la Nike si impegna da tempo verso la parità di genere nello sport ed è famosa per sostenere le atlete di tutto il mondo, ma parliamo di un accordo prettamente commerciale per sfruttare le enormi opportunità del calcio femminile, e questo lo ha dichiarato senza mezzi termini Bert Hoyt, vicepresidente/direttore generale di Nike EMEA. Certo, attraverso l’innovazione e un sostegno mai visto prima stiamo preparando il terreno per le atlete delle prossime generazioni, ma quale terreno stiamo preparando? Un campo di rose o un campo minato? Sta a noi vegliare affinchè il business non rubi l’anima del calcio femminile, quell’anima che è da tutti considerata un fattore aggiunto e che ha fatto appassionare milioni di tifosi in tutto il mondo. È da considerare accettabile sacrificare l’umanità delle calciatrici sull’altare del commercio, sotto il paravento di una presunta parità di genere? È questo il cambiamento, molto poco etico, che stiamo cercando da anni?

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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