Lugano, i particolari fanno la differenza

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Dal nostro inviato a Zurigo (CH).

Tante, troppe volte, a fine partita, avevamo commentato con Fabio Celestini, tecnico del Lugano, prestazioni buone, pregiudicate però da episodi contrari. Errori individuali, prodezze degli avversari, rimpalli sfavorevoli: le cronache di questi mesi sono piene di rimpianti e mugugni. Una volta tanto (ma era già accaduto qua a Zurigo, all’andata), sono stati gli avversari a non trovare il gol all’ultimo respiro: a dicembre, Odey aveva colpito il palo sullo 0-0 nel recupero, mentre questa volta è stato l’ex Ceesay a non inquadrare la porta, da distanza ravvicinatissima, 3′ oltre il 90′. Poco prima, l’arbitro aveva chiamato un fuorigioco sul colpo di testa vincente di Nef: insomma, dopo le polemiche della scorsa settimana, la dimostrazione che gli arbitri, in Svizzera, vedono anche quando si gioca oltre Gottardo.

In mezzo, un buon Lugano, ordinato, che questa volta ha provato a giocare più palla a terra, anziché provare a scavalcare il centrocampo coi lanci lunghi. Del resto, con una difesa fisicamente piuttosto impostata, come lo è quella dello Zurigo, sarebbe stata una tattica suicida. Certo i centrocampisti bianconeri hanno sbagliato a volte qualche ripartenza: però, tutto sommato, non sono stati sovrastati dagli avversari, sul piano del gioco. Allo Zurigo sono mancate la forza di cambiare marcia, e la precisione dei suoi attaccanti, quando ha avuto la possibilità di far male al Lugano. Una volta tanto, insomma, le cose sono andate diversamente dal solito, quando a recriminare per le occasioni sprecate era stato il tecnico dei sottocenerini.

Tre punti importanti, dunque. Prima di tutto, in ottica classifica: le contemporanee sconfitte di Xamax e GCZ consentono ai ticinesi di allargare il solco con il fondo della graduatoria, e di non fare scappare le squadre che stanno davanti. 26 lunghezze sono, infatti, le stesse del Sion, sconfitto sabato a Berna, davanti ai bianconeri in virtù di una migliore differenza reti. Meglio, invece, per il momento, non parlare di obbiettivi diversi dal mantenimento della categoria: da qui alla sosta, il Lugano se la dovrà vedere a Cornaredo con il Basilea domenica prossima, e andrà a San Gallo una settimana più tardi. Si tratta di due partite che saranno in grado di misurare le ambizioni e il livello di Sabbatini e compagni.

Ora, vedremo cosa accadrà. La sfida, ovviamente, è mantenere continuità di risultati. Domenica, come scrivevamo sopra, arriverà in riva al Ceresio il Basilea, cliente difficile. Però, non dobbiamo dimenticare che all’andata, in entrambe le occasioni, i sottocenerini sono stati capaci di rimontare un doppio svantaggio. Al St-Jacob Park ci fu la beffa, all’84’, di van Wolfswinkel: tuttavia la prestazione fu buona, anche se i rossoblù, quest’autunno, erano sicuramente meno in forma di adesso. Però, come ha detto Celestini a fine partita, ieri, questo Lugano deve avere rispetto per tutti, ma paura di nessuno.

Il presidente Renzetti, a fine partita, era finalmente soddisfatto. A lui abbiamo chiesto se sia stato o meno casuale avere ottenuto, sinora, tutti i punti del girone di ritorno in trasferta: “Due vittorie in trasferta, un pareggio e in casa, domenica, con lo Young Boys avevamo pareggiato sono a una manciata di secondi dal termine. Oggi è stata una partita un po’ anomala, abbiamo sofferto, ma quello del finale non è stato un gol annullato: era fuorigioco, l’arbitro ha fischiato prima. Una vittoria che ci voleva, per i ragazzi, sui quali pesava tutta la negatività di quanto accaduto la scorsa settimana. Oggi ci siamo un po’ rifatti: però, a parte la partita con il Thun, dove ci siamo complicati la vita con un centrocampo inedito, in tutti gli altri incontri abbiamo fatto bene sul piano del gioco, e nessuno ci ha messo sotto: non penso sia casuale: tireremo la riga alla fine, ma resto convinto che il Lugano, da quando sono qua io, non abbia mai avuto una rosa così completa. Spero che i ragazzi si liberino la testa dalla negatività, e che si possa più avanti lottare per qualcosa in più: di sicuro un ambiente così sereno, dove si lavora con questa serietà e impegno, non l’avevo mai visto.”

 

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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