Atalanta, a Firenze in una notte il bello (e il brutto) del Gasp

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Quante volte è capitato ai tifosi di qualunque squadra mettere la firma per un determinato risultato alla vigilia di un’importante sfida che vedeva protagonista la loro compagine? E quante volte è capitato che questo risultato alla fine fosse avvenuto, ma che paradossalmente non si fosse riuscito a goderselo a pieno per le modalità della sua maturazione? Innumerevoli volte. E a questo insieme dalla cardinalità tendente all’infinito, ieri sera dopo l’andata della semifinale di Coppa Italia 2018/2019 tra Fiorentina e Atalanta si è aggiunto un altro elemento.

Diciamoci la verità, anche il tifoso dell’Atalanta più fazioso e scatenato (nel senso benevolo dei termini) avrebbe firmato per un pari con gol in quel di Firenze. Soprattutto in questo periodo storico, con la Dea che nelle ultime uscite in campionato contro Milan e Torino, concluse con altrettante sconfitte, era apparso in un calo fisico e mentale. Calo che peraltro ci poteva anche stare, considerata la partenza stagionale anticipata causa preliminari di Europa League e due mesi, dicembre e gennaio, nei quali fisicamente i ragazzi di Gasperini hanno giocato un altro campionato rispetto alla concorrenza.

Ebbene, il tanto sospirato pari con gol è arrivato. 3-3, per la precisione. Un risultato che consentirà all’Atalanta di potersi permettere il lusso al ritorno di Bergamo di pareggiare fino al 2-2 (oltre ovviamente la vittoria) per strappare la qualificazione in finale. Ma l’umore dei tifosi atalantini è misto, diviso tra la consapevolezza dell’importanza del risultato e la sensazione di aver sciupato l’occasione per chiudere anticipatamente i giochi.

Non c’è da stupirsi per questo sentimento da parte dei sostenitori della Dea, però. Ovvio percepire nelle proprie ipotetiche papille gustative dedicate al pallone un retrogusto agrodolce. Poiché, i tifosi neroblu hanno assistito nei 90 minuti più recupero della notte fiorentina a tutto il bello e, contemporaneamente, a tutto il brutto del repertorio firmato Gian Piero Gasperini.

Il bello è che si è rivista quell’Atalanta da “calcio totale”, quella squadra aggressiva, da pressing a tutto campo, che non ha intenzione di sprecare un pallone neanche per sbaglio. Quell’orchestra sinfonica di 10 coristi e un elemento che durante le partite tanto può sparire nella buca del suggeritore, tanto può salire sul podio del Maestro. Fortunatamente per l’Atalanta, Josip Iličić ha deciso di utilizzare la seconda opzione. Lo sloveno, ex di turno, ha incantato con i due assist sublimi per le reti del Papu Gómez e di Mario Pašalić e ha fornito una prestazione di qualità. Ogni volta che teneva palla, si aveva chiara la sensazione che potesse accadere qualcosa, tant’è vero che Biraghi ha dovuto fermarlo una volta con le cattive ma inspiegabilmente Giacomelli ha tenuto il cartellino giallo nel taschino.

Ma, sempre nella stessa notte, il bello ha dovuto convivere con il brutto del gioco di Gasperini. Un gioco che è fatto anche di duelli individuali e della continua proiezione offensiva. Intuizioni sacrosante quando hai a disposizione una difesa granitica, meno giuste quando invece questa stagione sta dimostrando che la difesa dell’Atalanta qualche pecca (a esser buoni) la sta dimostrando. E altrettanto meno giuste quando non si considerano validissime le riserve, con il primo cambio effettuato solo all’82’. Così si spiegano l’infortunio tecnico di Palomino nell’uno contro uno con Chiesa e le amnesie difensive sulle reti di Benassi e Muriel. Purtroppo per l’Atalanta, la gestione del risultato senza per forza dover buttarsi all’attacco è ancora una chimera. Ed è un peccato. Basterebbe che Gasperini si “mondonicizzasse” per qualche minuto all’interno delle gare e tante rimonte subite (già 7 volte l’Atalanta in vantaggio si è fatta raggiungere e solo in due occasioni contro Inter e Udinese ha avuto la forza di riportarsi avanti e di vincere la partita) – anche se non abbiamo la sfera magica – difficilmente si concretizzerebbero.

Il bello e il brutto in una sola notte, dunque. Quasi sicuramente, anche il ritorno di Bergamo li vedrà protagonisti. Anche se i tifosi dell’Atalanta sperano che sarà il bello ad avere almeno una voce in capitolo in più rispetto al suo opposto.

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

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