Un 2018 da sogno e un colpo in canna: il mondo incorona Paratici

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A rappresentare la Juventus ai Globe Soccer Awards di ieri sera c’erano gli uomini immagine del 2018 bianconero, i due fenomeni che dentro e fuori dal campo hanno cambiato la storia recente della società torinese. Cristiano Ronaldo e Fabio Paratici si sono presentati assieme all’evento svoltosi a Dubai, da anni uno dei più celebri appuntamenti dedicati al calciomercato e alla premiazione dei principali protagonisti dell’annata appena conclusa. E i due hanno avuto l’onore di salire sul parco per essere incoronati davanti al mondo intero: il portoghese come miglior calciatore, il Chief Football Officer della Juventus come miglior dirigente.

Un “gatto e la volpe” in versione calcistica a rappresentare la coppia di cui tutti hanno parlato la scorsa estate, in grado di realizzare uno degli affari più delicati e sconvolgenti del calcio moderno. Se si parlava di Cristiano Ronaldo alla Juventus, nessuno poteva evitare di citare uno degli artefici principale dell’operazione, quel Fabio Paratici che in Italia già conoscevamo da tempo per aver creato assieme a Marotta la realtà più solida e vincente del nostro calcio contemporaneo, la Juventus. Gli serviva soltanto la sessione giusta per farsi conoscere anche all’estero, vincendo la sua “Champions League”, e il colpo CR7 è stato il suo gol decisivo al novantesimo minuto. Quello che lo ha fatto finire sulle prime pagine dei giornali e che, da ieri sera, lo ha incoronato come miglior dirigente sportivo del mondo.

Paratici ha avuto bisogno di fare tanta gavetta, però, prima di arrivare al punto più alto. Ha lavorato seguendo Marotta, diventandone braccio destro, crescendo anno dopo anno sul piano della personalità, fino quasi ad arrivare sul suo stesso piano. La famiglia Agnelli l’ha fatto sudare prima di dargli la meritata fiducia, sono serviti i risultati sul campo per capire che dietro all’ex centrocampista ci fosse un signor dirigente, pronto persino per lavorare da solo al momento del distacco del suo mentore Marotta. Ha seguito per anni tante trattative delicate per assicurarsi nomi di spicco. Era arrivato nel 2010, quando il grande progetto bianconero era ancora in erba e ora, con sette Scudetti di fila cuciti sul petto, è tra i capi di una macchina diventata un vero modello quasi dovunque per il suo funzionamento preciso, pulito nei bilanci e in costante crescita.

Quello che ormai è evidente a tutti è che il nome della Juventus è diventato un brand vincente, tra i migliori, nel calcio mondiale. È l’immagine di una società forte e ambiziosa, ricca di talenti provenienti da ogni parte del mondo e decisa a confermarsi per anni l’assoluta dominatrice del nostro calcio e, magari, anche di quello europeo. Ai giocatori, l’idea di giocare per i bianconeri comincia ad allettare come se si trattasse delle “storiche” Bayern Monaco, Real Madrid, Barcellona e via dicendo. Ma chi lavora in questo campo sa che non si raggiunge mai una vera vetta, ma c’è sempre una nuova sfida da cominciare. Lo sa anche Paratici, che si gode le fotografie, gli articoli a lui dedicati, le occasioni di raccontare dieci, cento, mille volte la storia della stessa operazione, dei suoi retroscena, ma intanto il lavoro va avanti, perché ora c’è un’aspettativa da non deludere.

Ed ecco che, mentre Paratici si trovava a Dubai, i giornali di tutto il mondo hanno cominciato a riportare la stessa indiscrezione: la Juventus ha quasi chiuso per Aaron Ramsey, il centrocampista gallese dell’Arsenal in partenza a parametro zero. I bianconeri hanno bruciato sul tempo la folta concorrenza, mettendoci forse anche più convinzione, ma è stato lo stesso giocatore ad aver scelto l’offerta della squadra di Allegri, poco importa se meno remunerativa di quella del Paris Saint-Germain. Ora giocare allo Juventus Stadium significa scendere in campo con campioni provenienti da ogni parte del mondo, per puntare a vincere tutto al pari di qualsiasi altra “big” del calcio europeo.

E dietro tutto questo, c’è ancora una volta il lavoro oscuro, ma sempre ben fatto di Paratici, che sta creando un vero impero. Ha convinto anche lui il gallese ad accettare, vendendogli in maniera impeccabile un prodotto di qualità. Ramsey probabilmente non riuscirà ad arrivare subito, perché Emery non può permettersi di perdere a gennaio una pedina importante per far girare il suo Arsenal. Ma, intanto, il dirigente bianconero sta provando ad assicurare ad Allegri un centrocampista con caratteristiche totalmente nuove, duttile e capace di garantire buona qualità offensiva e difensiva. Se sarà un colpo, insomma, lo dirà soltanto il campo. Intanto, Paratici tesse la sua tela e pensa già al prossimo colpo. Il mondo ora lo conosce, qualcuno lo teme, tanti lo esaltano, in attesa di sentirlo su un nuovo palco a raccontare la storia di altre grandi operazioni, come fatto in questi mesi con Cristiano Ronaldo.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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