Perché il principe saudita bin Salman vuole il Manchester United. E che succederà dopo il caso Khashoggi?

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Nella settimana più complicata degli ultimi anni sul piano diplomatico e internazionale per l’Arabia Saudita, è bastata un’indiscrezione riportata da diversi giornali d’Oltremanica(e, soprattutto, non ancora smentita ufficialmente dai diretti interessati) per sollevare un polverone anche nel mondo del calcio inglese, ritrovatosi improvvisamente coinvolto, seppur in maniera indiretta, nel terremoto conseguente al caso Khashoggi: quella riguardante un interesse da parte della famiglia reale saudita nell’acquisto del Manchester United. Non semplici voci per riempire le prime pagine, a quanto pare, perché proprio mentre i giornali riportavano la drammatica sparizione e uccisione del giornalista, auto-esiliatosi negli Stati Uniti dopo aver criticato aspramente le politiche del governo del suo Paese, sono cominciati a emergere i primi dettagli relativi al viaggio di Avram Glazer, co-proprietario dei Red Devils, previsto a Riyad per settimana prossima. Creando nella stessa tifoseria di Old Trafford un’evidente spaccatura tra chi sostiene a prescindere la bontà dell’affare e chi si è mostrato più diffidente.

Sia chiaro: la trattativa, ammesso che sia già stata avviata, certamente non è ancora vicina alla chiusura, anche perché i Glazers non sarebbero al momento interessati a cedere davvero le proprie quote. Ma le cifre da capogiro messe sul piatto (tra i 3 e i 4 miliardi di euro, secondo fonti britanniche) rendono la situazione inevitabilmente imprevedibile e alcuni rappresentanti della Football Association si sarebbero già avviati per monitorare con attenzione i possibili sviluppi dell’affare. Soprattutto perché la trattativa sembra essere legata a un nome di cui tanto si è parlato in questi giorni: quello del principe ereditario Mohammad bin Salman. Niente di meno che uno degli uomini di spicco della politica saudita, in quanto anche Vice Primo Ministro, Ministro della Difesa e Presidente del Consiglio per gli Affari Economici e dello Sviluppo ad appena 33 anni.

Ma il principe è stato negli ultimi anni anche uno dei principali bersagli delle critiche di Khashoggi, unitosi alla schiera di coloro che da tempo stanno lottando per togliergli la maschera di politico riformatore al principe (alimentata soprattutto dopo la concessione della libertà di guida alle donne) e svelare il reale volto del regime, autore di drammatici interventi bellici in Yemen, di sparizioni e arresti arbitrari, esecuzioni sommarie e altre violazioni dei diritti umani. E anche per questo sono molti i giornalisti e gli esperti che, ogni giorno di più, alimentano i sospetti sulla presenza dell’ombra del principe sull’omicidio del cronista arabo. Sospetti che, inevitabilmente, hanno finito per rendere ancora più inaccettabili le voci riguardanti possibili trattative per l’acquisto del Manchester United.

Per la famiglia reale, in realtà, la scelta di puntare sui Red Devils sarebbe tutt’altro che casuale. Non solo perché le parti sono già legate da tempo da regolari contratti commerciali, attraverso la Telecom Saudi e la General Sports Authority (facente capo proprio al governo saudita), che avrebbero creato le basi di una futura intesa. Ma soprattutto perché bin Salman ha cominciato a fiutare con grande interesse il positivo ritorno di immagine sul piano internazionale derivante dagli investimenti nel mondo dello sport. E così, dopo Formula E e WWE, i tempi sarebbero ora maturi per un inserimento di maggior peso nel calcio. A maggior ragione a Manchester, la città la cui parte calcistica azzurra è di proprietà degli storici alleati degli Emirati Arabi Uniti, ma anche per fornire così una forte risposta agli storici rivali del Qatar (proprietari invece del PSG), che proprio attraverso il mondo del pallone hanno tentato di costruire la propria credibilità politica. Oltre a rispondere all’isolamento diplomatico in cui il piccolo emirato è stato ridotto nella penisola arabica anche con la complicità dell’Arabia Saudita.

Il caos scoppiato dopo l’omicidio di Khashoggi, però, crea ora un ostacolo mediatico importante alla trattativa ed è probabile che, almeno per il momento, ogni discorso sarà rimandato a tempi più tranquilli. Difficile che la Premier League riuscirà a evitare in futuro un investimento di tale portata, anche perché la Gran Bretagna è da tempo alleata con l’Arabia Saudita e sono passati appena sette mesi dalla visita ufficiale di bin Salman nel Paese. Nemmeno il Manchester United ha avuto la forza di prendere le distanze dalle trattative con un comunicato, con la famiglia Glazer che avrà maggior tempo per valutare la cessione, tentennando davanti a tali cifre. Ecco perché bisognerà attendere le prossime settimane e mesi, in attesa di un’eventuale conferma da parte delle indagini sul possibile coinvolgimento del principe erede al trono nell’uccisione di Khashoggi, per assistere a nuovi sviluppi nella trattativa. Sperando che nessuno, mondo del calcio compreso, finisca per insabbiare l’ennesimo, ingiustificabile attacco alla libertà d’espressione.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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