La sconfitta di Berna e la crisi del Basilea

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La disfatta di Berna ha messo in evidenza, se mai ce ne fosse stato bisogno, il pessimo momento del Basilea. La squadra renana, in crisi di gioco, e messa sotto dai campioni in carica con un passivo che non subiva da lustri, prova a guardarsi dentro: ma ripartire sarà difficile. Fuori dall’Europa, staccata di 12 punti dalla vetta già a settembre, la squadra renana fa i conti con una rifondazione che non funziona.

La crisi del Basilea viene da lontano: cessioni importanti (Akanji, uno dei più promettenti in Europa nel suo ruolo, Vaclík, Lang, che andrà probabilmente a sostituire Lichtsteiner sulla fascia in nazionale, Elyonoussi) hanno di fatto indebolito la squadra. Certo, hanno portato nelle casse sociali (stime del Blick) 60 milioni di franchi, ai quali si aggiungono i ricchi introiti della Champions League (lo scorso anno i renani arrivarono a sfidare il City di Guardiola agli ottavi).

Tuttavia, il giochino di sostituire i giocatori forti con giovani promettenti, a questo giro, non è riuscito. Un errore della società è stato, probabilmente, cacciare Wicky nel pieno dei preliminari di Champions: è vero, l’allenatore, lo scorso anno, non aveva vinto nulla, e l’inizio di stagione era stato difficile. Tuttavia, il suo Basilea ha fatto, nella passata edizione, un’ottimo percorso in Champions League, oltre al fatto che c’era un progetto di gioco e di crescita. È arrivato al suo posto Keller, un ottimo professionista: però, un corpo estraneo, in un ambiente che non conosce.

I renani sono anche stati poco fortunati: hanno puntato su Omlin in porta, e il giovane estremo difensore, molto promettente, proveniente dal Lucerna, si è infortunato. Altri giocatori non stanno rendendo come da aspettative: Petretta, la scorsa stagione sugli scudi, e possibile promessa anche in chiave azzurra (ha passaporto italiano), quest’anno, almeno finora, non ha inciso. Oberlin, invece, non ha ancora giocato in campionato.

Sul banco degli accusati, il direttore sportivo Marco Streller: ex attaccante e giocatore simbolo dei renani, ha dalla sua il supporto incondizionato dei tifosi. La dirigenza renana, intervistata dal Blick, non lo mette in discussione. Del resto, il direttore sportivo ha eseguito le disposizioni societarie: secondo calcoli fatti sempre dal Blick, la massa salariale dei renani sarebbe scesa da 50 a 40 milioni di franchi. A questo risparmio vanno aggiunti i soldi ottenuti dalle cessioni. Le finanze sono floride, quindi: però, non si vince.

L’altro interrogativo è: il capo scout Zbinden ha perso il tocco magico? I renani, quest’anno, hanno deciso di puntare su Balanta e Riveros, oltre che sul greco Dimitriou. Per ora, non si sono dimostrati giocatori da Basilea, perlomeno a livello di continuità di rendimento. I piani di rinforzo invernale, se ci sono, per ora sono riservatissimi.

Qual’è il male del Basilea? Certo, qualche infortunio di troppo (Omlin, del quale abbiamo parlato, e il capitano, Sucky). Domenica, anche Xhaka era squalificato, e ciò ha indebolito la retroguardia renana. Però, 7 gol subiti vanno oltre ogni giustificazione. Ci vorrà un miracolo per riportare il Basilea in lotta per il titolo, oltre, ovviamente, a un rallentamento dello YB in testa. Seoane, per dire, ha criticato Assalé per aver fatto un dribbling di troppo in occasione della settima rete, a dimostrazione che a Berna si guardano anche i piccoli particolari. Insomma, per ora un’eventualità del genere non è all’ordine del giorno.

Sono state criticate alcune scelte di mercato (Stocker, che il Blick dice più attento agli animali abbandonati che al campo) e la cessione affrettata di un uomo come Renato Steffen: personaggio dal carattere forse difficile, ma determinato e con la giusta cattiveria agonistica. Il Basilea di oggi, invece, è tutto nel fallo di frustrazione di Balanta a Berna: impotente, strapazzato, dal futuro incerto.

La dirigenza, come scrivevamo sopra, prende tempo. Tuttavia, una reazione è attesa, auspicabile e necessaria. Il club può stare fuori un anno dall’Europa: però, se l’assenza si prolungasse troppo, rischierebbe di perdere la supremazia elvetica per parecchio tempo. Lo scorso anno i renani, consegnando il trofeo di campioni di Svizzera allo Young Boys, si raccomandarono di non sciuparlo, perché lo volevano indietro al più presto. Forse quel “al più presto” dovrà essere letto in altro modo: quasi sicuramente non “quest’anno”.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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