Il dovere di seguire Mario

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Mario Balotelli è restato al Nizza. Al termine di una lunga estate – dove più volte era stato dato sul punto di passare al Marsiglia – l’ex centrocampista di Manchester City e Milan ha optato per il proseguimento della sua avventura con l’Olympique Gymnaste Club de Nice Côte d’Azur, club fondato nel 1904, 4 volte campione di Francia.

L’ultimo campionato messo in bacheca da Gli aquilotti risale alla stagione 1958-1959, al culmine di un decennio, quelli dei Cinquanta, dominato o poco ci manca, coi titoli 1950-1951, 1951-1952 e 1955-1956. Nel 1959, la allora Division 1 fu vinta grazie a 24 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte, per una classifica finale che vide il Nizza primeggiare davanti Nîmes Olympique,  RC Paris, Stade de Reims e  FC Sochaux-Montbéliard.
Una vita fa, si dirà, o forse sono proprio due o tre, le vite trascorse dall’epoca del trionfo di Jacques Foix e altri pionieri del club della Costa Azzurra.

Quei fasti, mai recuperati nonostante la Coppa di Francia del 1996-1997, appaiono un lontano ricordo. E oggi, nonostante un’indubbia crescita e l’assestamento ormai nella massima serie, sembra davvero utopia parlare di conquista del titolo nazionale, anche alla luce delle difficoltà e dell’ottavo posto nella passata Ligue 1. Però il grande “colpo” di mercato è stata la … conferma di Mario Balotelli, il bomber dei bomber a quelle latitudini, autore di ben 26 reti nell’ultima stagione (in tutte le competizioni: 18 in L1, 6 in Europa League, 1 in Coupe de la Ligue e 1 nei preliminari di Champions).
Chi lo ha seguito nella sua avventura francese, giunta ormai al terzo capitolo, potrà confermare la bontà del suo stato di forma, la maturità raggiunta e soprattutto difficilmente ascriverà questo exploit al presunto livello basso del torneo d’oltralpe. Anzi.

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La Ligue 1 è un campionato che vale la pena seguire. Ciò vale non solo per via del successo della Francia alla Coppa del Mondo di Russia 2018 – anche se ammettiamo che bene fanno i francesi a vantarsi del titolo iridato in sede di réclame – ma proprio della tipologia delle partite cui si assiste in questa manifestazione, del livello di gioco cresciuto anno dopo anno e di un trama tattica molto più complessa di quanto alle nostre latitudini non si voglia raccontare. Da lì poi, è evidente, stanno uscendo via via sempre più campioni, o calciatori comunque di rango, e la stessa presenza di Balotelli, lungi dall’essere uno svernare o un parcheggiarsi in attesa di, ben si inserisce in questo contesto.

Il campionato lo domina il Paris Saint-Germain, campione in 5 delle ultime 6 edizioni. Però non mancano le altre big, come dimostrato per esempio dal Monaco nel 2016-2017, col titolo vinto e i tanti prospetti sfornati. Del resto non può bastare la supremazia di un club a relegare come prevedibile e inutile un intero movimento calcistico, altrimenti anche noi – Juventus scudettata 6 volte di fila, meglio di Bayern e PSG! – non saremmo messi molto bene.
Lotta per i piazzamenti utili all’Europa e per la salvezza possono poi offrire molti spunti, e la Francia è piena di piazze storiche, tifo organizzato, tradizioni e campanilismi.

Se si è detto che con Roberto Mancini ct dell’Italia il n. 9 del Nizza avrebbe trovato nuove chance in Nazionale, la sensazione è che è giusto che ciò accada, a prescindere dalle simpatie del nuovo tecnico azzurro per il singolo giocatore, o della caduta del veto precedentemente messo su di lui. Uno che segna 26 gol in un campionato top – perché lo è la Ligue 1, potete starne certi – vale l’azzurro, specialmente in un periodo come questo di carestia di bomber e di attaccanti di carisma eleggibili per l’Italia.

Sarebbe inutile, oltre che stupido, alimentare pregiudizi su di lui, o addirittura bocciarlo (nuovamente) in anticipo. Non si capisce, davvero, come un’intera generazione di calciatori sia stata “perdonata” nonostante il fallimento nelle coppe e in nazionale, mentre lui debba ancora scontare qualcosa. La particolarità del carattere, della “testa” giustificano solo in parte l’enfasi posta sul personaggio da certa stampa e da molta opinione pubblica e probabilmente cambiare ambiente e trasferirsi in Francia può avergli giovato, da questo punto di vista.

Ora la palla passa quindi a Mario, che dalla mancata qualificazione dei suoi alle competizioni continentali potrà trarre giovamento, con allenamenti mirati e un ritmo di lavoro più tranquillo. Solo dalle sue prestazioni in terra d’oltralpe, magari dalla continuità con l’ottimo ruolino finora registrato a Nizza, può passare il suo rientro definitivo in maglia azzurra. Di talenti come lui ne nascono pochi: non lasciamocelo scappare.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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