Non è il Mondiale più brutto

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No, noi italiani non abbiamo ancora digerito la mancata qualificazione a Russia 2018, celiamo il malcontento, facciamo finta che non ci interessi, ci ergiamo giudici di ciò che vediamo e stiamo lì a voler cogliere tutti i difetti della rassegna mondiale, dal calcio espresso al valore globale della manifestazione.

Un po’ come pretesto per voler ulteriormente puntare il dito contro Ventura e il suo non essersi qualificato dopo lo spareggio con la Svezia e un po’ come alibi che, se noi non ci siamo, allora il tutto scema di valore. Come accade quando impossibilitati ad andare a una festa o a un evento, cerchiamo il pelo nell’uovo per credere che, in fondo, è stato meglio non presenziarvi.

Però non mettiamo in conto che ciò che manca a noi italiani è il pathos, non seguiamo le partite con il classico countdown all’impegno degli azzurri, non aspettiamo con timore le notizie riguardanti il ritiro della Nazionale, non c’è la giusta oggettività nel guardare le altre squadre all’opera, con la paura di beccarle nel tabellone e nei turni successivi.

Forse ci fa star meglio pensare che il livello sia basso, che le partite siano noiose, che sia il “Mondiale più brutto”. E allora va bene così, ma dobbiamo essere anche oggettivi, non è quello più brutto oggettivamente, è di certo il più triste perché, semplicemente, non ci siamo.

Siamo diventati “radical chic” del calcio, è tutto di un livello basso, decisamente inferiore al nostro e il fatto di non esserci è unicamente da attribuire al fallimento del singolo, allenatore o giocatore che sia. Non dimentichiamo che la mancata qualificazione o l’essere estromessi ai gironi non è colpa di un solo fattore ma di un insieme di variabili che hanno girato nel verso sbagliato. Non può essere colpa del solo Messi o di Sampaoli se l’Argentina sia stata eliminata agli Ottavi di finale, ad esempio.

Ma, ritornando al “Mondiale più brutto”, non possiamo ragionare con i paraocchi di chi vuole pensare che la donna più bella al mondo non stia con noi perché arrivista, piena di difetti e “sbagliata”. Bisogna essere lucidi nei giudizi e ammettere che ogni Mondiale è così, su 64 partite al massimo sono 5 quelle da “ricordare”, come avviene sempre. E nella maggior parte delle rassegne iridate sono gli ultimi turni a regalare emozioni maggiori. Tutti scandalizzati da Panama e Arabia Saudita nei gironi eliminatori, da Ottavi di finale poco esaltanti (Russia che elimina la Spagna, Croazia che rischia con la Danimarca e Giappone che quasi quasi fa fuori il Belgio) ma nel 2002 avemmo un Quarto di Finale tra Senegal e Turchia, la Corea del Sud (aiutata da arbitraggi quantomeno rivedibili) al quarto posto finale e il girone del Brasile (poi campione) che lo vedeva impegnato con Costa Rica e Cina. Non vogliamo addentrarci nei particolari di ciascun Mondiale e senza andare troppo lontano nel tempo, ma nel 2006 l’Italia arrivò alla storica semifinale contro la Germania dopo aver eliminato l’Australia su rigore al 90’ e l’Ucraina che aveva avuto l’”indimenticabile” ottavo contro la Svizzera (incapace di segnare almeno un rigore dopo lo 0-0 dei tempi supplementari). Nel 2010 ci furono Ottavi di finale del calibro di Uruguay-Corea del Sud, USA-Ghana e Paraguay-Giappone. E nel 2014, infine, la Costa Rica fece fuori Italia e Inghilterra ai gironi e poi si presentò agli ottavi contro la Grecia, perdendo ai quarti contro l’Olanda ma solo dopo i rigori.

Quindi usando il metro che va tanto di moda adesso sui nomi delle Nazionali che arrivano a certi livelli, le difficoltà delle big nell’incontrare le meno quotate e la spettacolarità di alcune partite, potremmo asserire che non siamo di fronte al “Mondiale più brutto”, ma che i Mondiali sono semplicemente così: la posta in palio è alta, i gruppi vivono di acri rivalità interne, le outsiders hanno meno da perdere e che il gioco del calcio non è una scienza esatta. Ah, a proposito di questo, bisognerebbe anche capire che, al mondo del pallone, non è neanche applicabile la logica: se A è uguale a B e A è maggiore di C, allora anche B è maggiore di C. Non funziona così, non è che se il Benevento batte il Milan e i rossoneri battono la Juventus, allora il Benevento è più forte dei bianconeri. Quindi smettiamola di dire che “Visti i risultati, se ci fosse stata l’Italia…”. L’Italia non c’è, e il Mondiale è sempre il Mondiale.

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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