Verso Russia 2018 – Le Nazionali partecipanti: Spagna

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Manca sempre meno al via dei Mondiali di Russia 2018 ed è arrivato il momento di conoscere tutte le 32 protagoniste dell’evento più atteso dell’anno: con due appuntamenti quotidiani, analizzeremo nel dettaglio la storia nei Mondiali, il percorso durante le qualificazioni e le qualità ruolo per ruolo delle Nazionali arrivate alla fase finale del torneo. Oggi tocca alla Spagna.

PRECEDENTI NEI MONDIALI – La Spagna si appresta a prendere parte alla fase finale di un Mondiale per la quindicesima volta nella propria storia. Il miglior risultato ottenuto dalla Roja risale a otto anni fa, quando gli iberici alzarono al cielo di Johannesburg la loro prima Coppa del Mondo, dopo aver battuto in finale l’Olanda, grazie allo storico gol di Andrés Iniesta nei tempi supplementari. Prima del 2010, però, più delusioni che gioie, con gli spagnoli che raramente hanno superato i quarti di finale. La prima partecipazione in assoluto risale al 1934: dopo aver battuto per 3-1 il Brasile, gli spagnoli ai quarti si arresero all’Italia, paese ospitante e futura vincitrice del Mondiale (l’1-1 della prima sfida richiese una ripetizione, con gli Azzurri che ebbero la meglio grazie al gol di Meazza). Da segnalare anche un quarto posto ai Mondiali del 1950 disputati in Brasile: le Furie Rosse superarono il primo girone, ma in quello finale, pur pareggiando con l’Uruguay, di lì a poco detentore del titolo, capitolarono contro Brasile e Svezia. Ora Russia 2018, per la Spagna c’è da riscattare la delusione di quattro anni fa in Brasile, con la truppa di del Bosque che fu eliminata da Olanda e Cile nella fase a gironi.

IL PERCORSO VERSO RUSSIA 2018 – Mai qualificazione fu più scontata e insindacabile. Il primo posto nel Gruppo G per la Roja è sempre stato saldo. D’altronde, le nove vittorie su dieci gare disputate, i 36 gol fatti (di cui 16 in due partite al malcapitato Liechtenstein) e i soli 3 subiti danno l’idea di un’egemonia totale. L’unico mezzo passo falso, se così si può definire, è stato l’1-1 contro l’Italia a Torino nella seconda gara del girone, e in realtà quella fu già una piccola dimostrazione di forza, con gli spagnoli che passarono in vantaggio con Vitolo e furono rimontati soltanto nel finale grazie alla rete dal dischetto di De Rossi. Al ritorno al Bernabéu, invece, fu un vero e proprio monologo spagnolo: 3-0 senza appello, forse persino stretto nel risultato, con Isco sugli scudi con una doppietta (di Morata il terzo gol). Per la cronaca, ben quattro giocatori spagnoli, Diego Costa, Isco, Morata e David Silva, hanno chiuso il Girone con 5 reti, mentre Vitolo si è fermato a 4.

DIFESA – Non c’è Spagna senza difesa a quattro: in tutta la gestione Lopetegui, dal 2016 a oggi (18 partite complessive), la selección iberica si è schierata a quattro davanti a David de Gea, portiere titolare indiscusso della squadra. E con la guida di Fernando Hierro cambierà poco. Pochi dubbi anche per quanto concerne gli interpreti: in mezzo, sarà difficile togliere posto a Ramos e Piqué, mentre le fasce saranno di esclusiva competenza del madridista Carvajal e del blaugrana Jordi Alba. Un assetto che ha permesso alla Roja di blindare la propria porta: appena 12 gol subiti in 18 partite, e se si escludono le amichevoli, il dato scende a 3 reti in 10 incontri. Le alternative ai titolari, poi, non mancano: Nacho Fernández del Real Madrid e César Azpilicueta del Chelsea sono veri e propri jolly difensivi, capaci di ricoprire tutti i ruoli della retroguardia, poi a destra il vice-Carvajal sarà Álvaro Odriozola della Real Sociedad, mentre sulla corsia mancina Nacho Monreal è un ottimo sostituto del culé Alba. Fuori dai convocati, un po’ a sorpresa, l’ex viola Marcos Alonso e il centrale Marc Bartra.

CENTROCAMPO – Nel 4-3-3 spagnolo non manca di certo la qualità. In mezzo al campo, specialmente, le Furie Rosse dispongono di almeno cinque giocatori di pari livello e per certi versi non sarà facile scegliere gli interpreti giusti. Statistiche alla mano, per ora i giocatori maggiormente impiegati sono Iniesta, Thiago Alcántara e Busquets, con quest’ultimo che dovrebbe occupare la posizione di regista centrale e gli altri due ai suoi lati a orchestrare il classico tiqui-taca. Le alternative, si fa per dire, rispondono ai nomi di KokeSaúl Ñíguez: i due assi dell’Atlético fungeranno da pedine preziose, perché possono giocare ovunque e, all’occorrenza, essere spostati in posizione più offensiva, specialmente il primo.

ATTACCO – Gli avanti spagnoli sono senza dubbio all’altezza dei colleghi degli altri reparti. La Roja è solita giocare con un centravanti di peso e due ali di fantasia al suo servizio, anche se in alcune circostanze, fra le quali proprio la gara di ritorno contro gli Azzurri nelle Qualificazioni, la squadra si è presentata nell’assetto col falso nueve. In caso di tridente classico, David Silva e Isco saranno i fantasisti in grado di spaziare, inventare e creare superiorità numerica con la loro classe immensa, mentre Diego Costa è l’indiziato numero uno per il ruolo di punta centrale. In realtà, il brasiliano naturalizzato spagnolo non è poi così certo di una maglia da titolare: Rodrigo (Valencia) e Iago Aspas (Celta Vigo) in questa stagione hanno dimostrato di essere due centravanti più che affidabili e proveranno a complicare la vita al tecnico. I madridisti Marco Asensio e Lucas Vázquez completano il reparto, offrendo soluzioni preziose sugli esterni anche a gara in corso. Non figura tra i convocati l’ex bianconero Álvaro Morata, un po’ a sorpresa visto che era stato proprio Lopetegui a lanciarlo con la maglia dell’Under 21.

IL COMMISSARIO TECNICO – Alcuni, un po’ esagerando, l’hanno definita la “guerra civile del calcio spagnolo”. Con le debite proporzioni, però, bisogna riconoscere che non capita spesso di assistere a uno scossone del genere, a soli due giorni dall’inizio dei Mondiali. La Federazione spagnola, dopo che il Real Madrid ha annunciato l’accordo con Lopetegui per la prossima stagione, si è vista costretta a sollevare dall’incarico il tecnico basco e a sostituirlo con Fernando Hierro. Clamoroso a dir poco, perché se c’era un uomo in Spagna in grado di raccogliere l’eredità di Luis Aragonés e, soprattutto, quella di Vicente del Bosque, questo probabilmente era proprio Julen Lopetegui. E i motivi erano semplici: l’ex portiere basco per anni ha fatto parte dello staff tecnico della Nazionale, poi ha ricoperto la carica di CT per l’Under 19, per l’Under 20 e per l’Under 21. E proprio con la Rojita si era laureato campione europeo in Israele nel 2013, lanciando giovani come de Gea, Carvajal, Koke, Thiago e Isco, che oggi sono pilastri della Nazionale maggiore. Tutto questo però è passato, per quanto recente; ora la patata bollente passa a Fernando Hierro, che ha già lasciato intendere che la sua gestione sarà all’insegna della continuità: 4-3-3 dunque, a volte trasformato, almeno nelle apparenze, in 4-2-3-1. Siamo sicuri che con questo assetto tattico e con questi interpreti, la Spagna riuscirà a mettersi alle spalle questo clamoroso cambio di guida e far divertire comunque gli appassionati di fútbol.

LA STELLA – Francisco Román Alarcón Suárez, meglio noto come Isco, non è un giocatore come tanti. Già dall’Europeo Under 21 nel 2013 fece intravedere qualità rare, risultando uno dei migliori calciatori del torneo. Ora, cinque anni dopo, siamo al cospetto di un giocatore ancora più maturo, ancora più decisivo. Con la maglia del Real inizialmente ha avuto qualche difficoltà, forse chiuso, in passato, da altri campioni come James Rodríguez e Bale. Oggi, però, è titolare indiscusso per Zidane e un punto di riferimento imprescindibile per la Roja. Abbiamo ancora in mente la doppietta con la quale ha steso l’Italia nelle Qualificazioni, proprio nel giorno in cui giocava da falso nueve: destro a giro su punizione, sinistro teso da fuori area. E in porta c’era Buffon, mica uno qualunque. Così in scioltezza, facile come bere un bicchier d’acqua. Da centrocampo in su, tra l’altro, può giocare ovunque, anche se a nostro avviso è sulla trequarti (e si intendono anche le fasce) dove può risultare più devastante: grande visione di gioco, dribbling e tecnica sopraffina, il tutto unito a una velocità nelle giocate non comune. Chi ama il calcio, ama Isco.

PUNTI DI DEBOLEZZA – Difficile trovare delle falle in una rosa che, almeno sulla carta, sarà tra le più forti e competitive dell’intera rassegna iridata. Specialmente se pensiamo alla qualità e all’abbondanza di cui dispone Lopetegui dalla cintola in su e alla solidità difensiva che il tecnico è riuscito ad assicurare alla sua selezione. Volendo proprio trovare il pelo nell’uovo, probabilmente proprio in difesa mancano dei sostituti all’altezza dei titolari, motivo per cui i tifosi spagnoli dovranno pregare che nessuno dietro si faccia male. Nel ruolo di prima punta, tra l’altro, il cittì dovrà capire su chi puntare: al momento Diego Costa è il titolare, ma Aspas e Rodrigo hanno fatto vedere grandi cose nell’ultima Liga e si giocheranno le proprie carte fino all’ultimo.

FORMAZIONE TIPO – (4-3-3): de Gea; Carvajal, Ramos, Piqué, Alba; Iniesta, Busquets, Thiago (Koke); David Silva, D. Costa (Asensio), Isco.

OBIETTIVI E PROSPETTIVE – Le Furie Rosse sono chiamate a cancellare la figuraccia fatta a Brasile 2014, quando la truppa di del Bosque salutò il Mondiale dopo sole tre partite. Ma se si considera la qualità tecnica a disposizione di Hierro, qualsiasi risultato che non sia arrivare fra le prime quattro può essere considerato come un fallimento. Inserita nel Gruppo B con Portogallo, Marocco e Iran, la Roja non dovrebbe avere problemi nel girone (sarà importante l’esordio con i cugini lusitani in ottica primo posto), dopodiché la afición spagnola può sognare un bis mondiale, otto anni dopo la prima volta, che alla vigilia non appare di certo una chimera.

Francesco Cucinotta
Francesco Cucinotta
Sardo di origini sicule, ama il calcio dalle “notti magiche” di Italia ’90. Laureato in Comunicazione con una tesi sulla lingua del calcio e pubblicista dal 2010. Per anni inviato al seguito del Cagliari Calcio per Radio Sintony.

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