Una profonda linea di demarcazione

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Quando, grazie all’azione della FIGC, sono cominciate le affiliazioni tra calcio maschile e calcio femminile, il movimento calcistico in rosa puntava a guadagnare le “facilities” del calcio maschile riuscendo così ad allenarsi in maniera più professionale e seria senza però dover pagare lo scotto di tutti i risvolti negativi del calcio maschile, come l’eccessiva animosità, l’esasperazione del contatto, le continue simulazioni, la mancanza di fair play dentro e fuori dal campo. Una piccola parte degli addetti ai lavori (me compreso) temeva però che prima o poi uno scotto lo si sarebbe dovuto pagare. Ed è arrivato quel momento.

In realtà il momento non è arrivato ieri o l’altro ieri, ma il 16 dicembre, a San Zaccaria, provincia di Ravenna, durante la gara di serie A tra la squadra di casa e la Juventus Women (terminata poi 5-0 per le ospiti): dagli spalti un gruppetto di pseudo tifosi (maschi) ha fatto volare parole grosse verso le giocatrici di casa, come riporta il comunicato della Lega Nazionale Dilettanti numero CU47: “Il Giudice Sportivo, letto il referto arbitrale e degli assistenti arbitrali e i supplementi dell’arbitro e dell’assistente arbitrale nei quali viene attestato che per tutto il corso del secondo tempo venivano proferite gravi frasi ingiuriose nonché dal contenuto di grave discriminazione sessuale e religiosa nei confronti delle calciatrici locali in particolare del portiere e del capitano Tucceri della Società San Zaccaria; considerato che in base alla relazione suddetta emergono comportamenti rilevanti per dimensioni e percezione reale (circa 15 tifosi su un totale di trenta che occupavano la tribuna di provenienza delle frasi) a norma dell’art.11 n. 3 CGS ai fini della punibilità degli stessi; considerato che sussistono le condizioni per la concessione del beneficio di cui all’art.16 n. 2 bis CGS, per questo motivo delibera di sanzionare la società Juventus SPA con l’obbligo di disputare una gara con il settore denominato tribuna (unico settore dove sono collocati tifosi nelle gare giocate in casa) privo di spettatori, disponendo che l’esecuzione di tale sanzione sia sospesa per un periodo di 1 (uno) anno con l’avvertenza che, se durante tale periodo sarà commessa analoga violazione, la sospensione sarà revocata e la sanzione sarà aggiunta a quella inflitta per la nuova violenza.” Quindi, nel caso di una prossima intemperanza da parte dei propri tifosi, la formazione bianconera sarà costretta a giocare a porte chiuse. Fatto epocale a mia memoria per il calcio femminile italiano.

Come succede sempre in questi casi la Juventus, attualmente capolista del campionato di calcio femminile, ha deciso di presentare ricorso e la società sportiva del Ravenna Women, molto cavallerescamente, ha cercato di minimizzare l’accaduto. Purtroppo anche il calcio femminile si è reso protagonista di uno spiacevole episodio di sessismo e discriminazione, come sovente accade in quello maschile, e pare che non sia l’ultimo, visto che anche l’Atletico Oristano è stato sanzionato per frasi dal grave contenuto offensivo da parte di alcuni suoi tifosi nei confronti delle calciatrici avversarie.

Come dicevo prima, quanto avvenuto, oltre ad essere a dir poco inqualificabile, mostra come il calcio femminile dovrebbe prendere prendere seri provvedimenti nei confronti di quei pseudotifosi che continuano a confondere il rettangolo da gioco con un campo di battaglia o il luogo dove mostrare la propria inciviltà, segnando in tutto e per tutto una netta differenza tra come il calcio femminile e quello maschile, spesso incapace di reagire in maniera efficace contro questi fenomeni, e mettendo una diga davanti coloro che ignorano assolutamente come sia il pubblico del calcio femminile, assolutamente ben diverso da certa gentaglia. Certo, lasciano sbigottiti alcuni commenti sui social (“Dopo i cori razzisti puniamo anche i cori sessisti. Poi puniremo i cori animalisti, quelli femministi, quelli ambientalisti…”), ma bisogna segnare una profonda linea di demarcazione proprio per evitare che uno sport bellissimo venga svenduto e vilipeso da chi con quello sport non ha proprio nulla a che fare. E bisogna farlo prima di subito.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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