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Malagò, sul calcio femminile sbagli di grosso

Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images

“Dall’Under 21 sono arrivati segnali importanti negli ultimi mesi, ma anche li’ c’è stata la delusione della mancata qualificazione alle ultime due Olimpiadi. Ci sono stati investimenti, attenzione e interesse al mondo del calcio femminile, ma anche lì l’Italia manca da sempre a una grande manifestazione”. Parole e musica del Presidente del CONI Giovanni Malagò dopo il pareggio a reti bianche a San Siro contro la Svezia che ha decretato l’esclusione storica dell’Italia dai Mondiali di calcio 2018 in Russia. Parole assolutamente ingenerose, almeno per quello che riguarda il calcio femminile. E vi spiego perché.

Innanzitutto, ci tocca dover smentire il Presidente Malagò: La nazionale di calcio femminile dell’Italia è vero che manca dal 1999 da un Campionato Mondiale ma è anche vero che si è sempre qualificata per gli Europei Femminili e proprio noi ne abbiamo raccontato le gesta nell’ultimo Europeo che si è disputato in Olanda e che ci ha visto soccombere contro Russia e Germania ma che ci ha visto vincere contro le campionesse della Svezia. E non mi sembra che un Europeo sia il torneo del cortiletto parrocchiale.

È anche vero che da tempo la FIGC sta cominciando ad investire seriamente nel calcio femminile attraverso un’opera sottile ma pervicace: prima si è proceduto all’obbligo da parte delle società professionistiche maschili di avere al proprio interno almeno due formazioni Juniores e Giovanissime di calcio femminile e con la promozione dell’affiliazione tra calcio maschile e femminile, e questo risultato ha portato alla nascita di società come Fiorentina Women, Sassuolo Calcio Femminile, Empoli Ladies, Udinese Calcio Femminile, Atalanta Mozzanica, Fimauto Valpolicella ChievoVerona, Juventus Women e Ravenna Women. E parliamo della delibera 365/L sullo sviluppo del calcio femminile approvata dal Consiglio Federale in data 26 maggio 2015.

Poi c’è stata la nascita dei Centri Federali Territoriali, strutture le cui attività sono state programmate dalla Commissione Tecnica Nazionale composta da Maurizio Viscidi, Antonio Rocca, Rosario Amendola, Enrico Sbardella e Roberto Samaden e dove si prevede lo sviluppo ed il consolidamento della tecnica individuale, l’applicazione della tecnica nelle situazioni di gioco e la formazione del calciatore “pensante” di circa 100 allievi per ogni CFT (1 gruppo di 25 ragazzi U13, 2 gruppi di 25 ragazzi U14 e 1 gruppo di 25 ragazze U15 dai 12 anni compiuti)Il progetto è nato nel 2015 e terminerà nel 2020 con un investimento complessivo di quasi 9 milioni di euro (e ulteriori 9 milioni l’anno una volta a regime) e con la creazione finale di 200 Centri Federali Territoriali.

Infine ci sono stati i Women Open Day, appuntamenti dedicati al calcio femminile organizzati dal Settore Giovanile e Scolastico in occasione della Settimana Europea dello Sport e che ogni volta hanno coinvolto circa 4.000 giovani calciatrici provenienti da società e scuole che hanno potuto partecipare ad attività di carattere ludico-sportivo nelle quali, sotto la guida dei tecnici federali regionali, sono state impegnate su tutto il territorio nazionale.

E che risultati si sono ottenuti? Tutte le Nazionali femminili giovanili sono state tutte promosse alla Fase Elite dei rispettivi campionati europei di categoria e la Nazionale Maggiore del CT Milena Bertolini guida il suo girone di qualificazione per i Mondiali Femminili del 2019 in Russia insieme al Belgio e davanti a Portogallo, Romania e Moldavia. In questo momento così particolare per il calcio italiano le Nazionali Femminili possono essere una grandissima occasione di crescita, non solo per le ragazze, ma proprio per tutto il movimento, visto l’impegno che è stato profuso e i risultati che sono stati ottenuti. Una volta tanto in Italia può essere che sia il calcio femminile ad insegnare qualcosa al calcio maschile in termini di dedizione, spirito di sacrificio, lavoro e risultati. Chissà se però qualcuno vorrà ascoltare.

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