Non era un paese per spagnoli

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Fino a pochi anni fa l’Italia era quasi un tabù per i calciatori spagnoli. Questi ultimi, seppur talentuosi, finivano spesso ai margini, non riuscendo a calarsi perfettamente in un campionato troppo tattico rispetto a quello a cui erano abituati. Ma da allora la musica è cambiata: per assonanza con il calciosamba, utilizzato per sottolineare l’importanza dei giocatori brasiliani degli anni ’80, oggi si può tranquillamente creare il neologismo di calcioflamenco. Gli iberici sono tornati a essere protagonisti, ritagliandosi finalmente un ruolo importante anche nella nostra Serie A.
Le ragioni possono essere molteplici, ma tre hanno contato più di tutte:
1) il maggior adattamento dei calciatori;
2) la maggior qualità dei calciatori arrivati in Italia;
3) l’abbandono, da parte dei tecnici italiani, dei tatticismi che ci hanno reso famosi in tutto il mondo.

Ci sembra lampante che, rispetto al passato, i calciatori spagnoli siano molto più propensi al sacrificio. Spesso le qualità tecniche si scontravano con una scarsa adattabilità alla nuova realtà. Probabilmente sottovalutavano la profonda diversità delle metodologie di allenamento e della disposizione in campo. Puntavano tutto su se stessi, sulle loro qualità, credendo di prescindere dal contesto. Al contempo, per dirla tutta, la qualità dei calciatori che arrivavano era sicuramente più bassa. Non è possibile equiparare gli spagnoli che attualmente militano nel nostro campionato con i vari José Mari, Mendieta, Farinós, Javi Moreno e compagnia. Calciatori che hanno faticato anche nel prosieguo della loro carriera, in patria, e che hanno finito per perdersi. Infine, li ha facilitati enormemente l’affrancamento della tattica a tutti i costi, che è stata rimpiazzata da idee di gioco sì più innovative ma anche più vicine al loro modo di considerare il calcio. Ormai in Italia a uomo non difende più nessuno: gli allenatori hanno modificato metodologie e disposizione in campo, divenendo un po’ più europeisti e un po’ meno italianisti.

Così calciatori come Suso, Callejón, Borja Valero, Morata, Luis Alberto solo per citarne alcuni, hanno trovato qui la loro consacrazione. Borja Valero amava definire la sua Fiorentina “la più spagnola tra le italiane”, e non è certo un caso che stia giocando nel nostro paese da molti anni. Ormai il calcio nostrano è spanish-friendly, il tabù è stato sfatato.

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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