NFL – MSChoice: la casa degli orsi

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I Minnesota Vikings: forti in difesa, giovani in attacco, 5-0 dopo cinque partite l’anno passato, un nuovo runningback. I Detroit Lions: nuova linea offensiva, un quarterback al suo apice, una difesa parsa nelle prime partite di questa stagione davvero considerevole. I Green Bay Packers: Aaron Rodgers, uno dei migliori coaching staff della lega, una fresca finale di Conference raggiunta.
Queste tre dovevano prendere i Chicago Bears, farne pelle d’orso e stenderli davanti al caminetto sul quale appoggiare gli allori della stagione 2017. Ma la squadra dell’Illinois potrebbe persino vincerla la sua NFC North, con buona pace di questi squadroni.

In effetti, la strategia prestagionale dei Bears dell’allenatore John Fox aveva lasciato esterrefatti. Prima era stato firmato a peso d’oro come quarterback Mike Glennon, non certo un top del ruolo; poi, nello sbigottimento generale, Chicago aveva ipotecato molte scelte al draft 2017 per salire in esso ed essere la prima squadra a selezionare un quarterback, Mitch Trubisky, alla due assoluta.
Il mercato estivo si è risolto in una serie di firme poco lungimiranti: una sequela di giocatori in cerca di riscatto, specialmente in attacco, e con contratti molto corti, del tipo “prove it” cioè atti a spingere il giocatore stesso a far vedere ciò di cui è capace.

Strategia, quindi, palese quanto difficile da giustificare. Che senso ha, senza alcuna speranza di Playoff, prendere tanti buoni giocatori e metterli già in scadenza? In NFL o rifondi (e quindi abbatti i costi) oppure te la giochi. Ma farlo nella NFC North ed essenzialmente senza garanzie in posizione di quarterback sembrava azzardato. Era ipotizzabile la crescita della difesa (tornavano alcuni titolari e Vic Fangio è un buon coordinatore), così come la solidità del gioco di corsa, ma quelle altre tre sembravano molto lontane.

L’intenzione del GM Ryan Pace era però palese quanto controintuitiva: riportare il pubblico a Soldier Field. Lo stadio leggendario dei Bears aveva iniziato a palesare segni di disaffezione, figli di decenni senza Super Bowl e in generale di poca competitività. E allora Pace aveva ordito questa trama, firmando qualche grosso nome (Markus Wheaton, Victor Cruz), ci aveva gettato dentro un QB matricola e un altro che potesse garantirgli almeno un paio di vittorie. Come se i Bears non potessero permettersi un 1-15 alla fine dell’anno, per ragioni del tutto commerciali.

Tutto sta andando secondo i piani. I Bears corrono alla grande (settimi in NFL), placcano facilmente il quarterback avversario (sesti) e sono 3-4, con due di quelle tre W maturate tra le pareti amiche. L’ultima domenica contro i Carolina Panthers, capaci di battere i Patriots a domicilio, i Saints, e i Lions a Ford Field.
Lions che erano di riposo questa settimana dopo essere stati sotterrati proprio dai Saints la scorsa. Completando il giro, i Packers hanno perso con l’infortunio di Rodgers la possibilità di vincere la division e i Vikings hanno cinque partite fuori casa nelle prossime sei e quella in casa è con gli iridescenti Rams.

Volete vedere che una squadra nata per racimolare qualche spettatore, incuriosire l’analista con le imprese di Trubisky e poi prepararsi al 2018 alla fine finisca ai Playoff?
Per il principio secondo il quale questo 2017 vede molte squadre vicine per quanto riguarda i valori in campo, i Bears potrebbero fare un sol boccone dei loro tre rivali approfittando delle loro disgrazie.
Ribaltando, in una stagione inverosimile, i più cruenti pronostici.

Dario Alfredo Michielini
Dario Alfredo Michielini
È convinto la vita sia una brutta imitazione di una bella partita di football. Telecronista, editorialista, allenatore. Vive di passioni quindi probabilmente morirà in miseria. Gioca a golf con pessimi risultati; ma d'altra parte, chi può affermare il contrario?

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