Un maledetto primo tempo

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“C’è rammarico per la prima partita perchè era abbordabile, almeno abbiamo onorato la maglia nell’ultima partita. Ho la consapevolezza che siamo una grande squadra e stiamo crescendo e sono triste perchè siamo uscite mentre secondo me potevamo fare molto bene ma gli episodi sono stati sfavorevoli. Usciamo ma a testa alta.”

Parto da queste dichiarazioni di Barbara Bonansea dopo la vittoria per 3-2 contro le campionesse olimpiche della Svezia per esprimere il mio rammarico su come sia andata a finire l’avventura italiana agli Europei Femminili 2017 con le Azzurre che sono finite al terzo posto del Gruppo B dietro proprio Svezia e Germania e che hanno dovuto salutare anzitempo la competizione.

Come già detto su queste pagine proprio da me, il nostro problema è nato tutto nella prima gara contro la Russia dove abbiamo regalato tutto il primo tempo e la vittoria alle russe che ci hanno punito con Danilova e Mozorova. Questa considerazione è stata fatta anche da Cabrini, intervistato dopo Svezia-Italia (“Il nostro Europeo si racchiude nei quarantacinque minuti del primo tempo con la Russia”), e da Daniela Stracchi (“Condivido il dispiacere dei quarantacinque minuti della partita con la Russia e per quello c’è parecchio rammarico vista anche la prestazione con la Germania”). Purtroppo molti italiani di questo Europeo ricorderanno solo proprio quel maledetto primo tempo e non le bellissime prestazioni che le ragazze di Antonio Cabrini hanno confezionato contro le campionesse uscenti della Germania e contro la Svezia.

Il primo tempo contro la Russia ci ha visto bloccati, impauriti, come se le ragazze temessero la manifestazione e l’importanza che la stessa aveva (e ha) per tutto il movimento calcistico femminile italiano: da quando sono nate le difficoltà, con i gol e con i vari infortuni (lesione al legamento crociato anteriore sinistro per Cernoia, botta alla cresta iliaca per Gama, distorsione alla caviglia per Mauro), la squadra ha serrato le fila e ha cominciato a giocare meglio, tirando fuori il carattere e sfoderando delle prestazioni notevolissime contro nazionali ben più apprezzate e attrezzate di noi.

Purtroppo tutto questo non è servito e le ragazze ora sono su un volo che stanno rientrando in Italia nelle rispettive squadre di appartenenza. Resta di questo Europeo qualche certezza (Guagni e Bonansea sugli scudi, per esempio), qualche cosa su cui lavorare (la difesa soprattutto, con Salvai e Di Criscio più di una volta in difficoltà, per non parlare del rebus portieri) e un addio pesante di cui tenere conto per il prossimo futuro (grazie di tutto capitano Melania Gabbiadini). Ma ora bisogna guardare avanti perchè c’è da centrare la qualificazione al Mondiale 2019 in Francia, qualificazione che manca dal lontano 1999.

La qualificazione sarebbe una vera e propria boccata d’ossigeno per tutto il calcio in rosa italiano e un segnale importante alla FIGC e al Governo italiano (aspettiamo con ansia la legge sul professionismo delle atlete femminili). Se vogliamo dare una continuità a questo segnale di crescita, dobbiamo fare tutto il possibile per tornare alla ribalta in campo mondiale e, mai come ora, memori proprio di quel maledetto primo tempo, dobbiamo scrollarci di dosso le paure e le ansie e giocare come sappiamo, con la rabbia e il rammarico di essere arrivati ad un passo dall’impresa. È l’unica arma che abbiamo per tornare su nel Ranking FIFA e alla ribalta nei panorami internazionali. E dobbiamo sfruttarla al massimo.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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