Spartak, adesso il sogno è realtà

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Con una prova coriacea lo Spartak schianta con pieno merito una delle dirette contendenti, lo Zenit San Pietroburgo, e complice il pari interno del CSKA col Rostov ha davvero il titolo in mano.

Manca soltanto la matematica certezza, ma lo Spartak è ormai sicuro di essere tra poche settimane campione di Russia per la decima volta. Un titolo attesissimo per la squadra più tifata e titolata del paese, che non raggiungeva la vetta della lega nazionale dal 2001 e non alzava alcun trofeo dalla coppa di Russia del 2003: un’era geologica per un club di tale levatura. Nel mezzo tanti fallimenti, delusioni e figuracce, con tanti progetti abbandonati a metà ed allenatori spaesati che non avevano modo di lavorare con calma e fiducia.

La vittoria nel sentitissimo “clasico” contro lo Zenit suggella un’annata non extraterrestre, ma fondata su qualità basilari per la vittoria di un campionato e poco abituali per lo Spartak degli ultimi anni, ovvero la continuità e l’organizzazione di gioco. Le due dirette rivali, Zenit appunto e CSKA, non hanno disputato per vari motivi una stagione esaltante, il che motiva il netto distacco e gli scarsi patemi di classifica per lo Spartak nonostante alcuni passi falsi decisamente evitabili, ma sminuire il successo del club moscovita sarebbe totalmente ingeneroso e risulterebbe tra l’altro essere una disamina abbastanza scorretta. Perchè la “squadra del popolo” ha mantenuto la vetta sin dalle prime battute, riuscendo ad uscire al meglio da un avvio disastroso che è coinciso con la clamorosa eliminazione dall’Europa League e l’addio di Alenichev: a posteriori è stato proprio questo il momento che ha indirizzato in positivo l’annata dei biancorossi.

Massimo Carrera, arrivato quasi per caso come assistente della fase difensiva, è stato confermato come primo allenatore soltanto per via dei tentennamenti di Kurban Berdyev: probabilmente anche con il tecnico turkmeno, dal credo calcistico simile a quello dell’italiano ma con maggiore esperienza in Russia e anche in campo internazionale, l’esito sarebbe stato lo stesso, ma il fatto che l’ex Juventus sia rimasto in panchina soltanto per una serie di eventi testimonia ulteriormente la scarsa lungimiranza della dirigenza, che però stavolta ha avuto il merito di vincere (finalmente) la sua scommessa. Era andata male sia con Laudrup che con Karpin, malissimo con Emery. Stavolta è stata proprio la guida tecnica a condurre lo Spartak verso il titolo, tuttavia con idee calcistiche differenti dal gioco apparisciente richiesto abitualmente con l’invito di uno specialista estero. Ma per trionfare, soprattutto dopo un digiuno del genere, bisogna pensare alla sostanza.

Lo Spartak formato 2016/2017 ha raggiunto un ordine di gioco tale da subire pochi gol (tallone d’achille cronico della squadra) e di gestire al meglio la fase offensiva anche contro le cosiddette piccole. Carrera poi ci ha messo del suo anche sul piano motivazionale, con una carica del tutto sconosciuta per alcuni giocatori, soprattutto quelli russi. E la voglia in campo ha fatto la differenza, come dimostrano alcune partite vinte sul filo di lana. Oltre a tutto questo è indubbio che la rosa dello Spartak sia di valore: ma lo era anche negli anni precedenti, quando ad essere inanellati non erano i titoli, bensì le figuracce. Adesso lo Spartak vuole invertire la tendenza e tornare dopo tanti anni a riempire la sua folta bacheca.

Il vantaggio sulla seconda, il CSKA Mosca, è ora di dieci punti, con sette giornate ancora da disputare. Se il club presieduto da Evgeny Giner dovesse vincerle tutte allo Spartak occorrerebbero 12 punti da raccogliere in sei giornate, visto lo scontro diretto tra poche settimane. Partita che la compagine di Carrera potrà giocare con il coltello dalla parte del manico: in ogni caso anche con un’improbabile serie del CSKA (o dello Zenit, terzo a 43), la quota undici sembra alla portata: soltanto la gara con il Rostov fuori casa nasconde insidie, poi con Amkar, Ural, Tom, Arsenal e Terek quattro vittorie sembrano alla portata. Visto il recente passato privo di soddisfazioni in casa Spartak predicano logica e comprensibile calma, ma i risultati delle ultime giornate hanno espresso la loro sentenza. Soltanto lo Spartak può perdere questo campionato e la versione di quest’anno non appare intenzionata a farlo.

Michael Braga
Michael Braga
Grande appassionato di calcio russo, tifoso dello Zenit San Pietroburgo. Estimatore del calcio giocato nei luoghi meno nobili e più nascosti, preferirebbe vedere un Torpedo-Alaniya rispetto a uno Juventus-Milan.

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