Lugano: squadra e tifosi vogliono Manzo ancora in panchina

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Il giorno dopo la non entusiasmante partita di Zurigo che ha, comunque, mostrato un Lugano tutto sommato solido (ma era dal 16 ottobre che i bianconeri non riuscivano a finire una partita senza aver subito gol), è giunto il momento di tirare la prima riga della stagione. Il bilancio dice: 18 punti complessivi (14 nelle prime 9 partite, solo 4 – e nessuna vittoria – nelle 9 successive), zona-retrocessione (ma era nei piani pre stagionali). I sostenitori di Zeman hanno già presentato il conto: 12 mesi fa i punti, al giro di boa, erano 19: e il GCZ, avversario allora come ieri, era tornato oltre Gottardo con 4 reti di passivo.

Certo: ci sono stati, a penalizzare i ticinesi, anche un paio di prestazioni arbitrali scadenti (in casa contro Basilea e San Gallo, compensate con il Thun domenica scorsa e a Lucerna, nonostante sia arrivata, in questo ultimo caso, la sconfitta). Poi c’è la questione infortuni, che il presidente Renzetti ha sollevato ieri al Letzigrund a fine partita (“Con Zeman si lavorava di più, ma non ricordo tutti questi problemi muscolari” sono state le sue parole). Il massimo dirigente dei ticinesi, soddisfatto per la prestazione di ieri, a una precisa domanda dei cronisti ha promosso la squadra: “Assegno un 4,5 all’insieme di squadra e staff (si tratta di voti svizzeri: una sufficienza ampia – ndr). Tuttavia, il presidente ha voluto aggiungere di non voler spezzare la sua valutazione.

Anche per noi, per ora, il bilancio è di sufficienza piena. Ci sono due compagini, dietro ai bianconeri. La squadra, fino a quando è stata al completo, ha offerto anche buon calcio, oltre ad avere ottenuto risultati addirittura oltre le aspettative, nelle prime giornate. Quest’anno abbiamo avuto la definitiva esplosione di Alioski e di Salvi; Jozinović è cresciuto parecchio, anche in fase di costruzione, e alcuni giocatori, arrivati tutto sommato in sordina (Mariani, Golemić e Mihajlović, tutti e tre provenienti dalla Challenge League) hanno avuto una prima parte di stagione decisamente positiva. Altri hanno reso meno del previsto: Mizrachi e Ponce (quest’ultimo bloccato anche da problemi fisici), sicuramente; tuttavia, Aguirre, Rosseti e Vécsei (che pure hanno fatto vedere di avere delle buone qualità), non sono stati continui, a livello di rendimento.

L’arrivo di Sulmoni ha dato sicuramente esperienza e solidità a un reparto arretrato che, comunque, ha ancora dei punti deboli (le palle ferme, per esempio, vera e propria croce dei ticinesi quest’anno: anche ieri, l’occasione più nitida per il GCZ è venuta da un corner). Sabbatini e Piccinocchi, fin quando hanno giocato (non è un caso che la crisi del Lugano sia iniziata con l’assenza dal campo dell’uruguaiano), hanno dato intelligenza e imprevedibilità al centrocampo.

Infine, Manzo. Un’avvertenza: il lavoro del tecnico non va giudicato come blocco unico, ma attraverso l’analisi dettagliata di insieme di fattori. Secondo noi, l’allenatore ha avuto l’abilità di mantenere l’ossatura di gioco dello scorso anno, pur avendo, nella sua idea di calcio, anche opzioni diverse. Ha dato una fisionomia di gioco alla squadra, che anche ieri si è vista, su un campo mai facile come quello di Zurigo. Ha riportato in spogliatoio un po’ di armonia, abbassando i carichi di lavoro, concedendo qualche piccola libertà ai giocatori. A differenza di Zeman, difende sempre la squadra, e per questo è benvoluto dal gruppo. Insomma, atteggiamento diverso di quello tenuto, in precedenza, dal boemo e da Bordoli.

Probabilmente, in questa sua voglia di recuperare l’integrità dello spogliatoio, il tecnico veneziano ha lasciato un po’ andare la disciplina: certo, l’entusiasmo e la grinta sono importanti. Però, la Svizzera non è l’Italia, e il Lugano non è una squadra di tradizione della Svizzera tedesca. Insomma, servirà un po’ di disciplina in più, in panchina e (perché no) sul campo di allenamento: questo, Manzo lo ha fatto intendere, in più di un’intervista.

E Angelo Renzetti? Sufficienza anche a lui, nonostante abbia commesso qualche errore (l’intervento del vertice può essere efficace anche se fatto in modo più riservato, per esempio). La scommessa-Manzo è sua e, secondo noi (ci sbilanciamo), la porterà fino in fondo alla stagione. Il presidente è un impulsivo, e sa di esserlo: e lo sappiamo anche noi cronisti. Con lui, difficile annoiarsi.

A suo merito, il rimanere in equilibrio, con una situazione finanziaria complessa, una media di poco più di 3.000 persone a partita, e un territorio che, a volte, abbiamo visto mettere franchi per sostenere realtà sportive fuori Cantone. Questo, la maggior parte dei tifosi glielo riconosce. Maggioranza che, leggendo sui forum e sui gruppi facebook, dedicati alla squadra bianconera, è dalla parte del tecnico. Senza se e senza ma. E anche di questo, si dovrà tener conto.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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