Venire a comandare

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Non poteva esserci un esordio migliore al San Paolo, per Arek Milik. Il centravanti polacco ha segnato i primi due gol del Napoli al Milan ed è stato protagonista di un’ottima prova contro i rossoneri, venendo subito assalito dall’affetto dei tifosi e regalandosi una prima partenopea da sogno.

Un esordio bagnato dunque non da una ma da ben due reti che – in apparenza – sfata il mito del giocatore non sempre così lucido in area, visto che i gol sono arrivati in situazioni in cui Milik era chiamato a fare le veci del più classico dei finalizzatori e s’è comportato come uno spietato killer dei sedici metri. Cosa che in realtà deve ancora diventare del tutto (e certamente ha incominciato alla grande).

Non inganni la doppietta, non si parta con la fantasia guardando e riguardando la prestazione di ieri sera: il giovane Arkadiusz è sì un giocatore à la Higuaín ma non è (ancora?) un Pipita 2.0. L’interpretazione del ruolo è ugualmente moderna, il movimento non per forza circoscritto all’area avversaria può ricordare quello dell’attuale nueve juventino, la voglia di essere associativo e partecipare alla manovra corale anche. Si diceva qualche settimana fa che Milik non è Higuaín ma può esserne un buon sostituto perché è della stessa genia quanto a interpretazione del ruolo. Lo stesso non vale per l’attitudine a vedere la porta, pienamente soddisfacente – dal punto di vista dei numeri grezzi – solo lo scorso anno e vero scoglio tra il giocatore e una considerazione da top player del futuro a breve termine. Diciamo solo che l’esperienza napoletana, se opportunamente corroborata da numerosi gol, potrebbe consacrarlo tra i centravanti migliori della Serie A prima e d’Europa poi.

È partito col piede giusto, il polacco. Questo sì. E pare già trovarsi piuttosto bene coi compagni, dei quali sembra aver già assimilato i gusti e le preferenze in fatto di movimenti senza palla o di suggerimenti. Da par loro, i compagni hanno avuto un trapasso morbido dal Pipita a Milik proprio perché quest’ultimo non è un giocatore così diverso e il modulo di Sarri, più che sottolineare le differenze tra i due, ne esalta le simiitudini. Ovviamente qualcuno ancora dimentica che il vecchio Gonzalo là davanti non c’è più e quindi, talvolta, capita di vedere mattonelle senza pretese buttate davanti a casaccio. Higuaín riusciva quasi sempre a ricavarci qualcosa comunque, Arek invece giustamente fatica ma – peraltro – sa che fa parte del mestiere del centravanti provare a mettere a terra e ripulire palloni lerci. Ne tiene conto, è anche abituato.

Ora però viene il bello perché una rondine (o due, in questo caso) non fa primavera. Milik deve confermarsi e mantenere costante la sua vena realizzativa. Solo così sapremo finalmente se è davvero venuto a comandare oppure non è altro che un giocatore funzionale alle idee di Sarri.

 

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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