Francia 2016 – Il fallimento della Svezia

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L’addio alla nazionale Blågul da parte di Zlatan Ibrahimović, anche se prevedibile e atteso, non è stato preso benissimo in Svezia. Diciamolo: commentatori e tifosi si aspettavano davvero molto di più. Certo, la squadra aveva dei punti deboli; Erik Hamréns non è riuscito a trasportare lo spirito della U21 campione d’Europa lo scorso anno nella Nazionale maggiore, tentando solo qualche timido innesto (Guidetti, messo in ballottaggio con l’esperto Berg), e ha provato a fare qualcosa con un gruppo ormai logoro. Anche non avere utilizzato Kujović, capocannoniere lo scorso anno in Allsvenskan, a nostro sommesso parere, non è stata una mossa brillantissima.

Ha impressionato, in particolare, la pochezza offensiva della squadra: Zlatan non ha messo a segno neppure una rete in tre gare, contro l’Irlanda gli svedesi non hanno praticamente mai tirato in porta, e il bottino di gol segnati si riduce a una misera autorete. Certo, l’attaccante ex PSG ha avuto una stagione logorante, non è più giovanissimo (34 primavere ormai), ma qualche commentatore svedese non l’ha mandata giù troppo bene. Patrik Sjögren, in particolare, ha puntato il dito contro gli impegni dell’attaccante fuori dal campo, che avrebbero influito non poco sulle sue prestazioni.

Cosa non ha funzionato? Il gioco, sicuramente. Si è detto che la difesa era il punto debole di questa squadra, e che quindi andava puntellata dal centrocampo: certo, si rischiava di dover rinunciare al gioco offensivo, ma il detto/non detto era che, avendo Zlatan Ibrahimović in squadra, sarebbero bastati due o tre colpi dei suoi per risolver le partite. C’era un certo ottimismo, attorno alla selezione nazionale, nonostante una qualificazione non certo agevole: e questo, pur avendo chiuso in parte la porta a tanti talentini dellU21, e ai migliori pezzi emersi dall’Allsvenskan. I risultati, sono sotto gli occhi di tutti: uno dei peggiori fallimenti degli ultimi lustri.

Sulla graticola anche Hamrén, in panchina dal 2009, e che lascerà il posto a Janne Andersson, il creatore del Norrköping campione di Svezia la scorsa stagione. Impietosi, i commentatori svedesi fanno notare che Lars Lagerbäck, allontanato dalla Nazionale e attuale tecnico dell’Islanda, con una squadra non molto superiore come individualità (ma senza Ibrahimović), è arrivato ai quarti di finale. Fortuna, episodi anche: ma l’Islanda, finora, ha giocato meglio. Molto sornione, come sempre, e controcorrente, il collega Robert Laul ha seguito l’Islanda, e non i Blågul, e ci regala ogni giorno commenti e curiosità dalla Francia. Lars, alla vigilia degli ottavi, gli ha dichiarato, con quel pizzico di irresponsabilità e presunzione, indispensabile in questi casi, che, in fondo, lui non ha mai perso in sei partite con l’Inghilterra: da lunedì, sono diventate sette.

La situazione, ora, non è delle più semplici, per Andersson. Il crollo della nazionale scandinava nel ranking costringerà la Svezia a vedersela, per raggiungere i mondiali in Russia, con Olanda, Francia, Bulgaria e Bielorussia. Non proprio una passeggiata. A questo punto, vale la pena di chiedersi, seriamente, se non sarebbe stato il caso di giubilare Hamrén un po’ prima, magari già nel 2013. Il nuovo tecnico, per il momento, tace. Aspetta di vedere che gruppo gli restituirà Euro 2016, per poi ripartire: il lavoro è immane.

Cosa manca alla Svezia? Forse il non rivolgersi, con fiducia, ai talenti sotto casa: nella nazionale islandese (sempre lei…) giocano diversi giocatori militanti nel massimo campionato svedese. Lundh, uno dei più autorevoli commentatori di calcio in Svezia, sia augura che, in futuro, ci sia più Allsvenskan in nazionale: i tifosi hanno dimostrato di essere di un ottimo livello di civiltà, in un’edizione dei campionati Europei che ha visto incidenti e violenze in grande stile. Meriterebbero, ha concluso, un gioco in campo all’altezza della loro passione. Il cantiere Blågul partirà quest’autunno, e il capomastro è il migliore che si potesse scegliere: noi abbiamo fiducia.

 

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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