L’Europa che ci piace

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Lo spazio dell’editoriale del sabato mattina è sempre un po’ un ibrido. Tra ragionamenti post e ante quem, ti devi porre in una via di mezzo: commentare ciò che è successo in settimana – già raccontato da redattori e collaboratori in sede di cronaca – o proiettarsi su cosa sta per accadere? Non guasta trovare un equilibrio e ci sta, delle volte, uscire un po’ dai soliti temi.

Mi perdonerete, quindi, se per una volta mi sottraggo alla preview calcistica (e, in tempi di isterismi individuali e collettivi, psicologica) di quella Juventus-Napoli che sembra tra poco smetterà di essere un duello, e parlerò di Europa. Di un’Europa diversa da quella delle grandi orecchie; di un’Europa che ci piace e non solo perché vede il tricolore sventolare bene e sino in fondo, o quasi.

Passo dalla palla da calcio a quella a spicchi, e mi trovo a commentare una stagione agrodolce, in chiaroscuro. Imprevedibile e imprevista, ma anche terribile nel confermare dati e timori di inizio anno: competività zero a livello di Eurolega, una dimensione meno patinata eppure a nostra misura nell’Europa di sotto.

Si chiama Eurocup e Milano e Sassari, in difficoltà rispetto a temi e profili con cui le big del Vecchio Continente si presentano ogni anno ai nastri di partenza, ci sono piombate dopo il fallimentare girone iniziale dell'”Europa che conta”, se posso prendere in prestito un sintagma in voga nel mondo del calcio. 0 vittorie i campioni d’Italia – che nelle coppe internazionali andavano male quando le cose giravano bene, figurarsi ora – e 3 su 10 per i meneghini, superati in classifica da Limoges, Laboral Kutxa, Cedevita, Efes e Olympiacos. Fuori dalle top 16, Olimpia e Dinamo sono “retrocesse” nell’Europa di sotto, trovando contesti e avversari (forse) più ostici del previsto.

Bene le scarpette rosse (a loro agio anche nella sfida nobile all’Alba Berlino), così così i sardi, nuovamente eliminati: pagata l’inconsistenza in trasferta, soprattutto l’imprevisto (e disastroso) ko in Ungheria. Non proprio la patria di questo sport, né una sua roccaforte storica: ok la pallacanestro che allarga i suoi confini, ma 86–75 simbolo dell’annus horribilis di chi la stagione scorsa aveva festeggiato Supercoppa, Coppa Italia e Scudetto.

Ma, perché poi ho scelto “l’Europe che ci piace” come titolo, le altre? La truppa italiana nelle coppe europee era bella folta e agguerrita. Soprattutto, l’Eurocup e la FIBA Europe Cup – competizione nuova e coinvolta ora nel marasma dell’Europa prossima ventura, quella di caos e polemiche – presentavano sfide inedite ma proprio per questo affascinanti. Toccando luoghi non proprio tra i classici scenari di questa disciplina, come in un basket di frontiera: persa – per ora, ci auguriamo – la capacità di competere in un top sempre più nuova NBA – ci siamo tuffati in un altro mondo, con progetti e piazze interessanti. Sin dall’inizio, oltre alle “retrocessioni” di cui sopra: Trento, Reggio Emilia, Venezia in Eurocup ma anche Varese, Cantù in FIBA Cup.

En plein tra Trentino, Emilia Romagna e Veneto, perché poi a questo livello ci troviamo alla grande. Idem nell’ex EuroChallenge, con Openjobmetis e FoxTown in trasferta contro belgi, svedesi, ungheresi, francesi e austriaci. Il campo che si allarga a tutta Europa e dirette e differite in pay e chiaro, tra tv sportive nazionali, locali e lo streaming ufficiale FIBA su YouTube: ci siamo stati e ci siamo.

Nonostante i problemi, fase successiva, di una Venezia in crisi anche domestica e di una Reggio incerottata. Ci pensavano Trento, la “retrocessa” Milano e Varese – a parziale rimedio del flop canturino nella seconda fase – a lanciarci pienamente nei playoff. E con entusiasmo: 100% casalingo (e colpo a Klaipėda) per Milano, idem per una Trento che sembra provenire, per maturità dimostrata, da 20 anni di coppe europee; per non parlare di Varese.

E arriviamo ai playoff: superstiti promosse e derby Milano-Trento da una parte, impeccabile Varese contro Royal Hali Gaziantep (Turchia) e Port of Antwerp Giants (Belgio). La sorpresa trentina nel derby (Olimpia, che fai?) e poi un dolore e una gioia nel giro di poche ora, lo scorso mercoledì: per una Trento che si inchinava ai francesi dello Strasburgo, una Varese stoica a qualificarsi in semifinale.

I ragazzi di Paolo Moretti, attuale nona forza in Serie A, voleranno a Chalon-sur-Saône per la Final Four di Europe Cup. Per giocare a Le Colisée e sfidare, subito in semifinale, i padroni di casa. Un’Europa forse meno glamour di quella di Barcellona, Real Madrid, greche e turche; ma non meno nobile, specie se ti porti appresso 5 Coppe Campioni 2 Coppe delle Coppe, oltre a 10 scudetti.

Perché poi contano anche quelli, li metti in valigia e ti stuzzica l’idea di arricchire una bacheca così regale.

È l’Europa che ci piace, l’Europa in cui Trento e Varese si sono fatte valere sino in fondo, con orgoglio. Grazie.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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