Gino Corioni, il presidente del grande calcio a Brescia

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E’ stato presidente del Brescia per 22 anni, quasi un quarto di secolo tra l’essere idolatrato da una piazza intera ad essere odiato e ripudiato pesantemente dalla tifoseria. Luigi Corioni, Gino per tutti, lascia tanta nostalgia alla notizia di martedì mattina della sua scomparsa a 78 anni.

Dopo essere arrivato da Bologna (con la promozione raggiunta e l’approdo in Coppa Uefa), il pres ha risollevato la città lombarda da anni di anonimato portandola costantemente nella massima serie e vincendo anche il primo (e unico nella bacheca bresciana) trofeo internazionale, la coppa anglo-italiana nel 1994.

Corioni era un vero presidente d’altri tempi, esteta del bel calcio; anche sbagliando, cercava sempre di comprare i giocatori che lo facevano entusiasmare, amava i piedi buoni e i numeri dieci capaci di cambiare la partita con una sola giocata. Avercene di presidenti così diremmo ora, ma i bresciani negli ultimi anni rinfacciavano al loro presidente la mancanza di un progetto trasparente e i bilanci sempre in negativo. Corioni si difendeva, diceva che era lasciato solo e che gli imprenditori della città non amavano la squadra quanto lui: verità assoluta, Corioni amava da morire il suo Brescia.

Lo amava così tanto da riuscire a far approdare sotto il Cidneo giocatori del calibro di Roberto Baggio e Joseph Guardiola, contornando la squadra con Toni, Appiah, Tare, Petruzzi, Calori e tanti altri giocatori degni di nota. Quegli anni sono stati irripetibili: il settimo posto raggiunto e la finale di Intertoto persa (con due pareggi) contro il Paris Saint-Germain sono pietre miliari nella storia centenaria del club di via Bazoli.

Oltre questi grandi risultati, ci sono stati altri momenti indimenticabili per tutti gli amanti di questo sport: la corsa di Mazzone sotto la curva atalantina dopo la rimonta nel derby, salvezze all’ultima giornata e la triste notizia della scomparsa di Vittorio Mero hanno fatto gioire e piangere tutti i tifosi.

Il vero indebolimento societario nacque da Calciopoli: Corioni era infuriato perchè il Brescia retrocedette proprio quell’anno che poi decretò il campionato falsato. La perdita degli introiti della massima serie e il ritiro di Baggio la stagione precedente diedero largo ai debiti che nel corso degli anni si sono accumulati sempre di più fino a portare all’abbandono della gestione societaria e al coordinamento da parte della banca creditrice.

Nonostante questi debiti, Corioni ha avuto la forza di opporsi all’allettante offerta di Manenti nell’inverno del 2014, investigando fino in fondo per poi scoprire che si trattava di una bufala che avrebbe portato la squadra al fallimento. Ha detto no, da grande uomo qual’era, nonostante gli imprenditori bresciani erano sempre scettici nel subentrare per affiancarlo nella gestione portando una boccata d’ossigeno nelle casse bresciane.

Era soprattutto un visionario: il presidente prima di tutti aveva parlato dell’idea di un nuovo stadio (ancora prima del progetto Juventus Stadium), ma mai nessuna cordata politica aveva ascoltato i suoi suggerimenti. E’ morto senza aver visto a Brescia un polifunzionale come lui voleva, piccolo e tutto coperto, ma se i sindaci l’avessero ascoltato la squadra e la città sarebbero in una situazione migliori grazie al business del nuovo impianto.

L’ultima grande scoperta di Corioni è stata Marek Hamsik, giocatore comprato giovanissimo dalla Slovacchia e fatto esordire praticamente subito in prima squadra. In 22 anni di Brescia, come lui diceva, si è emozionato varie volte: dalla salvezza all’ultima giornata contro il Bologna alla promozione in serie A contro il Torino passando per, a suo dire (e non solo suo), al gol più bello che abbia visto: lancio di Pirlo, stop sontuoso di Baggio che dribbla van der Sar e appoggia in rete.

Corioni, prima amato e poi odiato dal popolo bresciano, mancherà: ha portato il grande calcio a Brescia e le emozioni che i tifosi hanno potuto provare, sono soprattutto merito suo. 22 anni di presidenza non si cancellano, soprattutto se sono stati anni così ricchi di gioie.

Rodella Alessandro
Rodella Alessandro
Nato a Brescia nel marzo del 1992, ama lo sport in generale, soprattutto calcio, tennis e motori. Pratica i primi due a livello amatoriale senza grandi risultati. Appena può, ama seguire gli sport "dal vivo".

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