Mancini e il suo mercato sbagliato

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Che io non sia un grande estimatore di Mancini come allenatore è risaputo. Già nella sua prima esperienza milanese, mi lamentavo di come un Inter farcita di campioni in un campionato reso mediocre da vicende extracalcistiche, non riuscisse ad esprimere un calcio gradevole.

Il suo ritorno non mi ha certo entusiasmato e l’avevo poco compreso. Comunque il calcio della sua Inter non era pregevole e i risultati europei avevano ridimensionato molto i risultati ottenuti in Italia. Tra l’altro il rapporto tra società e mister si era logorato e concluso attraverso un burrascoso licenziamento con annesse noie legali, accuse e richieste danni.

Aldilà di questo, nella nuova esperienza nerazzurra, il tecnico ha cancellato ogni mia perplessità sulle sue capacità da allenatore. Accontentato quasi in tutto da Thohir, il tecnico di Jesi ha fatto emergere le proprie lacune tattiche, gestionali e selettive.

Dal punto di vista tecnico Mancini, seduto da oltre un anno sulla panchina dell’Inter non ha saputo plasmare una squadra che abbia una identità di gioco. I continui cambi di modulo ed interpreti, hanno solo confuso le idee di tifosi e giocatori, rendendo la squadra incapace di svilupparsi  e crescere.

Le uniche certezze di questa stagione interista sono stati Handanovic, Miranda e Murillo, tutto il resto della squadra è spesso finito in discussione o sul mercato. Proprio attraverso il mercato Mancini con il suo fare manageriale ha disorientamento l’ambiente. Tifosi e club si sono fidaci ciecamente delle sue scelte, oggi tutt’altro che difendibili.

Felipe Melo è stato volutissimo dal tecnico per la sua esperienza e caratura internazionale, mai emersa in questi mesi, anzi dimostrandosi ancora quel giocatore irritante e caratterialmente inaffidabile già conosciuto in Italia. Un doppione inutile di Medel e di Kondogbia, acquistato come presunto titolare per un centrocampo dove anche in assenza di un modulo chiaro, si capiva esserci abbondanza dato la presenza inoltre di Brozovic e Gnoukouri.

Altra errore del tecnico è stato quello di volere Kondogbia pensando di poterne fare il nuovo Yaya Touré. Il francese è un ottimo incontrista davanti la difesa, ma non ha le caratteristiche per creare gioco e nemmeno per effettuare inserimenti offensivi. In questa stagione infatti l’ex Monaco continua a giocare fuori ruolo creando perplessità soprattutto aggravate dal costo sostenuto per il suo cartellino.

In questi mesi il Mancio è inoltre riuscito a smentirsi ripetutamente, sottolineando spesso altri errori di concetto nel mercato nerazzurro dettato fortemente dal suo volere. Ha voluto intensamente Jovetic, per creare il tandem d’attacco con Icardi , per poi rendersi conto che Jojo oggi è una prima punta che ha smarrito le caratteristiche che aveva a Firenze.

Altra perplessità sorgono dall’acquisto di Eder, arrivato in extremis a gennaio per ricoprire il ruolo, non suo, di esterno destro e risolvere la sterilità offensiva. Così facendo attualmente è finito in panchina Perisic, uomo di punta del mercato estivo e costoso regalo del presidente. Preziosa pedina il croato, esperto, concreto e talmente duttile da ricoprire talvolta incomprensibili ruoli ( trequartista, interno di centrocampo).

Se ciò non bastasse potremmo parlare della continua alternanza tra i terzini. Gestione deficitaria quella degli esterni difensivi, dove a volte abbiamo visto giocatori sparire dal campo per settimane per ritrovarli titolari all’improvviso, vedi Montoya e Santon. Incomprensibili poi le scelte di schierare titolari Montoya e Guarin la domenica precedente alla settimana della loro cessione.

In un anno Mancini ha ribaltato la rosa, tuttavia non ha saputo a mio avviso cambiare nulla di questa squadra, chiedendo tanto alla società e restituendo poco in termini di risultati e gioco. L’Inter denota assenza di mentalità, non ha acquisito fiducia sui propri mezzi e quel che è peggio non sembra avere una ben che minima idea di gioco, problema che affligge da anni la squadra.

Il Mister annaspa in queste difficoltà, litiga con colleghi, giornalisti e arbitri, parla nostalgicamente del calcio estero e palesa purtroppo nell’insieme una incapacità gestionale della situazione che non ci si aspetterebbe da un tecnico della sua esperienza.

Spero Thohir non soffra del buonismo Morattiano e prenda la decisione drastica a fine stagione di interrompere il rapporto di lavoro con il tecnico ex City aldilà della conquista o meno del terzo posto. Con l’attuale rosa, la squadra può esprimersi molto meglio e credo che l’ambiente abbia bisogno di stimoli nuovi e di un tecnico in grado di adattare idee e moduli in base alle risorse a disposizione. Su tutti mi piace fantasticare e sperare di poter vedere Simeone sulla panchina nerazzurra, ma purtroppo bisogna pensare al presente e salvare il salvabile in questa ennesima stagione difficile.

Mancini paga le sue colpe, paga l’aver per primo in estate parlato di scudetto, quando nessuno lo esigeva. Dopo una stagione complicata ( senza Europa) ha rassicurato tutti autoproclamandosi risolutore dei mali, ma alle parole non sono seguiti i fatti. Oggi invece di scagliarsi continuamente contro qualcuno o qualcosa, i tifosi gradirebbero un mea culpa da parte dell’allenatore, ma forse anche loro sono già saturi come me del Mancini Bis.

Quindi grazie Roberto può bastare così.

Francesco Filippetto
Francesco Filippetto
Nato nel 1977, da allora si nutre di calcio: una passione che pratica e insegna a Treviso nei settori giovanili. Ama i giovani talenti e il lato romantico di questo sport.

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