La Belva

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L’attaccante scatta in anticipo e prende al difensore un metro bruciante d’area, protegge l’angolo di tiro e incrocia di potenza sul primo palo, in quell’angolo di scoperto che, anche sul proprio lato, un portiere lascia sempre, per l’eventualità di doversi buttare all’opposto. La rete si gonfia, è goal. Quante volte abbiamo visto segnare così Batistuta o Crespo, i grandi attaccanti argentini che hanno vendemmiato grappoli di gol nel nostro campionato. Così domenica sera, Higuain. E tanti saluti alla suerte, che invano aveva tentato di arginarlo sul frangente dei due pali precedentemente colpiti.

Una volta di più Higuain è stato l’uomo partita, per consegnare al Napoli la quarta vittoria di fila, sul campo ostico del Chievo. Istinto del gol innato, forza fisica parimenti abbinata al bagaglio tecnico specifico per il suo ruolo – dove potenza, rapidità d’esecuzione e georeferenziazione mentale costante dei 7.32 metri avversari da trapassare, contano più di ogni proprietà di palleggio – Higuain sta elargendo al Napoli tutta la propria dote di talento che per più di sei stagioni lo aveva portato ad indossare la maglia del Real Madrid.
Dovessimo individuare nella serie A un giocatore in grado di giocare titolare nelle auree squadre d’Europa, pochi dubbi, la scelta ricadrebbe in primis sul nome dell’attaccante che più di ogni altro sta facendo la differenza partita dopo partita. Quello che manca oggi alla Juve, all’Inter, al Milan e, finché non termina il rodaggio Dzeko, anche alla Roma. Non è una novità, ma la conferma di una conferma: Gonzalo Higuain è la vera belva da area di rigore del nostro campionato.

Ingaggiato dal Real a nemmeno vent’anni, le statistiche di Higuain con la maglia delle merengues recitano di 107 reti in 190 presenze. Una media di 0,56 a partita, nonostante la concorrenza dei tanti ‘galacticos’ di stanza a Madrid. Nelle tre stagioni vesuviane, sinora il puntero argentino è andato a segno 42 volte su 78 presenze, con una media, pressoché identica di 0,53 gol a partita. Più che una media realizzativa quindi, una razione necessaria di gol, per placare la fame della belva. Qualcosa di autentico e di elettrico, come il nervosismo che così spesso gli si legge in volto, riflesso di una tensione interiore che cresce in maniera direttamente proporzionale alla lontananza dal goal. Un appetito tale che non ci si stupirebbe, se si scoprisse che la collezione di palloni portati a casa dopo una tripletta, il “Pipita” la tenesse in cucina.

Dopo la delusione della finale mondiale persa contro la Germania nel 2014 (quando lui e Mascherano risultarono più decisivi di Messi) e archiviata un’altra estate difficile nel 2015, quando è stato protagonista in negativo dal dischetto, prima nella sfida Champions con la Lazio all’ultima di campionato e poi nella finale di Coppa America contro il Cile, ci si poteva aspettare un contraccolpo psicologico in termini di rendimento. E non deve essere stato facile trattenerlo in Italia, tanto più che oggi i calciatori che hanno mercato, e particolarmente i sudamericani, vengono spesso spinti dai propri procuratori a cambiare terre d’avventura, in una rincorsa all’ingaggio e alla provvigione lunga una carriera.

Ma grazie alle cure di Napoli e all’influsso benefico del nuovo allenatore Sarri, oggi Higuain sembra aver ritrovato consapevolezza della propria forza. E potrebbe risultare decisivo come nessun altro in campionato. Ancora una volta, come fu per Sivori e, ovviamente, per Maradona, Napoli e l’Argentina si compenetrano in un abbraccio intercontinentale, lungo un sogno.

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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