Fantacalcio Serie A 2015/16: alla scoperta di… Ivan Perišić

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Ormai anche solo il nome di Ivan Perišić è venuto a noia a chiunque, ammettiamolo. L’esterno croato è stato chiacchierato talmente a lungo quest’estate che anche il calciofilo più pervicacemente (e perversamente) appassionato di calciomercato, a un certo punto, in ordine alla conservazione della salute mentale, ha dovuto smettere di leggere gli articoli che parlavano dell’infinito tira e molla tra Wolfsburg e Inter. Ma non c’era solo la trattativa a tenere banco: venendo dato in procinto di passare davvero al Biscione un giorno sì e l’altro pure, nell’attesa che la transazione si consumasse – durata un mese e mezzo abbondante, chiunque ha scritto delle sue caratteristiche tecniche, delle sue statistiche, del suo stile di gioco, finanche del suo parrucchiere (forse). Sicché adesso anche a chi l’ha visto giocare distrattamente una decina di minuti con la Croazia, magari ai Mondiali di più di un anno fa, pare di conoscerlo a menadito e di sapere perfettamente che tipo di giocatore è.

Del resto, appunto, tanto s’è detto della sua ambidestria, della sua esplosione al Wolfsburg dopo un anno e mezzo difficile a Dortmund, della sua titolarità indiscussa e indiscutibile nella Croazia tutta fantasia e piedi buoni dei talentuosissimi Modrić, Rakitić o Kovačić, dei suoi 21 gol e 17 assist in 88 presenze coi Lupi sassoni, della sua duttilità tattica (sa giocare su entrambe le fasce sia da attaccante sia da centrocampista così come ha disputato intere stagioni da trequartista centrale ai tempi del Brugge).

Quel che non è mai apparso chiaro fino alla fine, quando l’Inter ha scoperto le sue carte acquisendo anche Adem Ljajić e virando così su uno stile di gioco che si basa sulle ali – originariamente non previste nel 4-3-1-2 provato da Mancini per tutta l’estate o quasi -, è perché i nerazzurri si fossero apparentemente incaponiti su un unico giocatore, per di più senza avere in rosa altri esterni. Da due giorni è tutto molto più semplice: il Mancio ha avuto la sua rivoluzione e l’Inter giocherà con degli esterni d’attacco e finalmente l’agognatissimo Perišić troverà il suo posto in squadra.

Per la precisione il ruolo ideale per il croato è il trequartista laterale/ala offensiva (che dir si voglia) che parte da sinistra, posizione che favorisce i suoi tagli senza palla sul secondo palo così come gli consente di raggiungere il fondo e crossare o rientrare sul destro col dribbling e concludere. In effetti Perišić è un giocatore che fa della vastità di scelte a sua disposizione un’arma notevole contro gli avversari perché è sempre difficile capire cosa farà sia senza sia con la palla tra i piedi. Sa dettare un passaggio scattando in profondità così come sa fintare il tiro per andare al cross come gli esterni di una volta; non solo, al fresco ex Wolfsburg piace parecchio anche segnare.

A Brugge se lo ricordano bene perché, prima di andare a Dortmund, nell’estate del 2011, regalò ai nerazzurri del Belgio due stagioni decisamente indimenticabili, specialmente la seconda, in cui – giocando da trequartista centrale – firmò qualcosa come 22 gol in 37 partite di campionato, uno score  più da centravanti che da numero dieci. Dopo il passaggio in Bundesliga il croato venne spostato in fascia e, di fatto, da lì non si è più spostato, ritagliandosi la stessa identica posizione in campo anche con la sua Nazionale. Nonostante questo, però, e nonostante non sia un attaccante puro, i suoi numeri in zona gol  sono rimasti buoni e dicono (almeno quelli dell’epoca Wolfsburg, appena chiusa) che più o meno ogni quattro partite il croato trova la rete. A dirla tutta, anzi, Perišić fa gol più spesso di quanto non assista i compagni.

Al ragazzo, tra l’altro, non manca nemmeno la personalità: dopo un anno e mezzo da riserva al Borussia di Klopp e trovatosi definitivamente chiuso dal luminoso astro di Marco Reus, Perišić decise di lasciare Dortmund dopo essersi lamentato a mezzo stampa del trattamento riservatogli da club e allenatore e abbracciare gli allora decadenti Lupi della Sassonia, scendendo quindi notevolmente di livello, per poter trovare una titolarità certa e, in un certo senso, ripartire da zero. Nei sei mesi successivi il BVB incantava l’Europa e perdeva di un niente la finale di Champions, con tanto di Mario Götze infortunato in tribuna che, prima di gennaio, sarebbe stato senz’altro sostituito proprio da Ivan, primo rincalzo di Klopp per la trequarti.

Intanto Perišić si è già calato nella nuova realtà e s’è fatto subito apprezzare da mister Hecking, che ne fa uno dei pilastri su cui ricostruire l’intera squadra. Per certi versi, anzi, l’esterno croato è un po’ un dei simboli di questo Wolfsburg risorto dalle sue ceneri: lui c’era prima di De Bruyne, prima di Luiz Gustavo, prima di Schürrle, Kruse o Bendtner, prima di Draxler e dei lustrini, prima che tutti si accorgessero di nuovo dei sassoni lui era già lì, sulla fascia. Perišić e i Lupi sono tornati in alto assieme, traendo entrambi reciproco giovamento da un matrimonio calcistico che, dalle parti della Volkswagen Arena, ha reso felice più di un tifoso.

Ora però è finalmente arrivato in Italia e bisognerà attenderne l’ambientamento (che, a parte Dortmund, gli è sempre riuscito veloce e indolore) senza pretendere l’impossibile, impulso che verrebbe naturale considerando quanto tempo e quante parole son state spese per lui da luglio a oggi. Occhio però a non aspettarsi passaggi geniali per i compagni o un’inventiva spiccata, tentazione sempre presente quando si parla di trequartisti (benché laterali); tuttavia, va ammesso che nella nuova Inter di Mancini, considerando l’alto grado di libertà che tendenzialmente concede ai suoi uomini il mister jesino, Perišić può trovare dei compagni di reparto coi quali funzionare molto bene e formare un meccanismo coerente che esalti le sue caratteristiche, specie in fase di inserimento, a patto però che il tecnico nerazzurro sappia impostare un contesto tattico molto fluido e basato su continui scambi di posizione e dialoghi nello stretto, favorevole all’ex Borussen.

In tutto ciò, val la pena comprarlo per il nostro Fantacalcio? Secondo noi sì, dati numeri che ha avuto lungo tutto l’arco della sua carriera sia in zona gol, sia considerando gli assist. Inoltre non va sottovalutato che quasi certamente Perišić verrà considerato come centrocampista ai fini del fantacalcio, nonostante sia molto probabile che Mancini gli chieda un lavoro prettamente offensivo e, si sa, queste non sono considerazioni di secondo piano quando si parla di bonus e malus: un centrocampista prolifico è sempre una manna per i fanta-allenatori. Ci riserviamo anche il lusso di un consiglio probabilmente superfluo: dato l’enorme hype attorno al giocatore, attenzione a non spendere una fortuna per il croato. Il giocatore è sicuramente forte e probabilmente meriterebbe anche un forte investimento ma il rebus nerazzurro in cui s’è appena immerso rimane ancora complicato da decifrare…

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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